L’inchiesta

Gettonopoli, 18 richieste di rinvio a giudizio per fatti che risalgono al 2018

La Procura di Catanzaro ha formulato l’istanza con riferimento all’inchiesta del procuratore Pasquale Mandolfino. Tra gli indagati anche il consigliere regionale della Lega Filippo Mancuso, designato per la presidenza del Consiglio regionale

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di Redazione
11 novembre 2021
21:27

Sono 18 le persone per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio nell'ambito dell'inchiesta Gettonopoli, che riguarda la presunta indebita percezione di gettoni di presenza per le attività delle Commissioni permanenti dell'organismo consiliare del capoluogo della Calabria. La richiesta di rinvio a giudizio – avanzata anche per il consigliere regionale della Lega, Filippo Mancuso, designato per la presidenza del Consiglio regionale - è stata formulata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro. L'inchiesta è stata condotta dal Procuratore aggiunto Giulia Pantano e dal sostituto procuratore Pasquale Mandolfino.

Il Gip, Antonella De Simone, ha fissato l'udienza preliminare per il prossimo 11 gennaio. Alle persone coinvolte nell'inchiesta vengono contestati, a vario titolo, i reati di falsità ideologica e truffa. Le altre persone per le quali la Procura ha chiesto il processo sono Agazio Praticò, Antonio Mirarchi, Antonio Angotti, Manuela Costanzo, Francesca Celi, Lorenzo Costa, Roberta Gallo, Francesco Gironda, Luigi Levato, Rosario Mancuso, Giuseppe Pisano, Cristina Rotundo, Giulia Procopi, Fabio Talarico, Antonio Ursino ed Enrico Consolante, tutti consiglieri comunali tuttora in carica. Chiesto il rinvio a giudizio anche per Fabio Celia, che non é più consigliere comunale. Il Comune di Catanzaro, nella persona del sindaco, Sergio Abramo, è stato individuato come parte offesa.


Secondo l'accusa, i presidenti delle commissioni consiliari Mirarchi, Levato, Pisano, Talarico, Manuela Costanzo e Consolante ed il vicepresidente Francesca Celi avrebbero attestato falsamente, nei verbali di riunione degli organismi, lo svolgimento di numerose sedute, con la partecipazione propria e di altri consiglieri, quando, in realtà, gli indagati non vi partecipavano affatto o vi prendevano parte solo in modo temporaneo e intermittente. Grazie alle false verbalizzazioni, sempre a detta dell'accusa, tutti gli indagati avrebbero indotto in errore il Comune di Catanzaro (da qui la contestazione a tutti della truffa), procurandosi così l'ingiusto profitto del versamento, in loro favore, da parte dell'ente, dei gettoni di presenza per la loro partecipazione alle riunioni. Un danno complessivo calcolato per il Comune in 21.796 euro, con riferimento specifico al periodo compreso tra i mesi di novembre e di dicembre del 2018.

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