Gratteri: «I preti non accettino donazioni da ‘ndranghetisti»

Il Procuratore di Catanzaro in un’intervista a Famiglia Cristiana invita la Chiesa ad essere più intransigente e riconosce i passa fatti in avanti, lodando l’operato di monsignor Bertolone
di Tiziana Bagnato
1 febbraio 2017
16:49

«Credo che i preti non dovrebbero accettare la carità se la provenienza del denaro è dubbia». Poche parole ma pesanti come macigni, seppur inserite in un contesto di distensione e di apertura.  Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri sui collegamenti ‘ndrangheta – Chiesa ha sempre avuto molto da dire, scandagliando nelle pagine dei suoi libri, aspetti più  e meno oscuri.

 


Ora, in un’intervista rilasciata al noto settimanale “Famiglia Cristiana”,  dopo avere chiarito che negli anni qualcosa è cambiato, tanto da portare le mafie ad interessarsi più che alla Chiesa alla politica e alle amministrazioni pubbliche,  nuovamente, con schiettezza, torna sull’argomento. Le donazioni i preti non devono accettarle se ritengono possano avere  provenienze illecite, dice Gratteri, e dovrebbero mantenere un atteggiamento più duro e intransigente.

 

«Se vuoi essere accolto nella casa di Dio ti devi pentire, devi creare un muro tra te e tutto quello che ha a che fare con la malavita organizzata – ha dichiarato al settimanale - la Chiesa dovrebbe applicare regole certe: se sei notoriamente un capomafia non devi presentarti ed elargire somme di danaro per ristrutturare parrocchie».

 

Positive, invece, le parole nei confronti del vescovo di Catanzaro Bertolone che secondo Gratteri starebbe mantenendo la barra dritta e posizioni ferme. «In Calabria ci sono anche molti preti impegnati e che operano in questi territori seriamente e in punta di piedi – riconosce ancora il magistrato -  i miglioramenti sono per esempio nella maggiore attenzione alle processioni, una volta affidate alle confraternite e dunque difficilmente controllabili, e ora sottratte al loro esclusivo controllo».

 

Caduto anche il simbolo per eccellenza del connubio religione – ‘ndrangheta, il santuario di Polsi. «Lì  -ha dichiarato il procuratore - non ci sono più quelle riunioni di centinaia di 'ndranghetisti che intorno al santuario della Madonna, in occasione soprattutto della festa di settembre, ratificavano nomine e incarichi, non sono più avvenute le mega-riunioni in cui si decidevano strategie da seguire, si facevano i programmi e gli organigrammi, come avvenne nel 1969. Ora i vertici si tengono in alberghi o ristoranti, e le occasioni per stringere alleanze sono matrimoni, battesimi».

 

Tiziana Bagnato

Giornalista
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