Cosenza, il Comitato Prendocasa occupa l'ex Hotel Jolly

Clamorosa iniziativa per protestare contro gli sgomberi dell'ex Hotel Centrale e del palazzo Aterp. Attimi di tensione, in ospedale una guardia giurata. I manifestanti: «A Riace solidarietà per Lucano, qui uomini, donne e bambini per strada»

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di Salvatore Bruno
8 ottobre 2018
10:40

Altro che sgombero. Il Comitato Prendocasa si allarga requisendo un’altra struttura: il famigerato palazzo dell’ex Hotel jolly, al centro delle ultime cronache politiche. Una «occupazione simbolica - scrivono gli esponenti del movimento - per focalizzare l’attenzione sulla necessità di offrire una risposta strutturale all’emergenza abitativa del territorio», anche se non sono mancati momenti di tensione: per accedere all'edificio, i manifestanti hanno spintonato una guardia giurata posta all'ingresso. Il vigilante è stato costretto a recarsi in ospedale per le cure del caso. 

La doppia morale della politica

«Siamo alla vigilia di due coatte operazioni di polizia che metteranno per strada oltre 100 persone, riconsegnando al degrado e all’abbandono l’Hotel Centrale e lo stabile di Via Savoia – affermano in una nota - Il prefetto Galeone, su spinta della Procura di Cosenza e del Ministro dell’Interno, ha ordinato senza remore gli sgomberi. La giunta Oliverio, dopo i rassicuranti annunci di giugno, si è trincerata dietro il silenzio. Nessun confronto e nessun passo indietro, eppure basterebbe poco: Mascherpa, commissario dell’Aterp, ritiri la denuncia, presentata all’indomani dell’occupazione di Via Savoia, atto che servirebbe a scongiurare lo sgombero, e si renda disponibile al confronto. Se ciò non dovesse accadere, il PD confermerebbe di esercitare una doppia morale: a Riace solidarietà, a parole, per Mimmo Lucano, mentre, a Cosenza, nei fatti, uomini, donne e bambini per strada».


Serve un tavolo istituzionale

Gli occupanti chiedono la convocazione, da parte del Comune di Cosenza e della Regione, di un tavolo di discussione. «La voce di chi vive, ogni giorno, sulla propria pelle, il disagio sociale, non può rimanere inascoltata. Lo diciamo sin da subito: non accetteremo soluzioni temporanee o di facciata, difenderemo fino all’ultimo ciò che abbiamo costruito in questi mesi nella nostra città. La sicurezza di cui abbiamo bisogno nei nostri quartieri è una casa per tutti e tutte».

Giornalista
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