Tragedia in corsia

Imprenditore morto a Vibo, la famiglia chiede di acquisire i video del Pronto soccorso: «Lo stesso medico già indagato in Abruzzo»

Il legale che assiste i congiunti di Giuseppe Giuliano ha anche richiesto il sequestro del computer e l'acquisizione della registrazione della telefonata al 118 

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di Redazione
25 settembre 2023
18:39

Una serie di acquisizioni documentali sono state chieste alla Procura di Vibo Valentia dall'avvocato Davide Vigna che assiste la famiglia Giuseppe Giuliano, di 79 anni, morto il 14 settembre scorso nell'ospedale di Vibo e sul decesso del quale sta indagando la magistratura.

L'inchiesta è stata avviata dopo che i familiari hanno presentato una denuncia lamentando la mancata assistenza al loro congiunto. Nella nota difensiva di richiesta di svolgimento di ulteriori attività d'indagine, il legale riferisce anche che i familiari della vittima avrebbero riconosciuto - su alcune foto - il medico presente al pronto soccorso nelle ore in cui è avvenuto il decesso del congiunto come colui che secondo notizie e foto pubblicate da organi di stampa «sarebbe recentemente incorso in vicissitudini giudiziarie».


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In particolare il legale elenca i link di alcuni siti nei quali si riporta la notizia che il medico riconosciuto dai familiari di Giuliano è sotto processo a Sulmona dopo essere stato arrestato con l'accusa di concussione nei confronti di una donna malata di tumore.

L'avvocato chiede inoltre il sequestro del computer presente al Pronto soccorso in quanto i familiari di Giuliano hanno riferito di avere visto il medico, dopo la morte del congiunto, utilizzarlo e quindi «di effettuare una copia forense dello stesso atta a verificare eventuali modifiche operate sulla cartella clinica del paziente, ed in particolare l'orario di redazione delle stesse».

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Il legale chiede poi l'acquisizione «urgente, nel Pronto soccorso, dei video e/o delle immagini presenti nell'impianto di videosorveglianza che avrebbe ripreso la saletta dove esso Giuliano sarebbe stato collocato dall'ingresso e sino al decesso», oltre ai tabulati telefonici dai quali si evince che i familiari dell'uomo lo avevano contattato mentre era in pronto soccorso non riuscendo ad avere notizie dal personale dell'ospedale.

Secondo quanto denunciato dai familiari, Giuliano, il 14 settembre, ha manifestato brividi, febbre, pressione bassa, un gonfiore ad una gamba e avvertiva un senso di spossatezza. Chiamato il 118, l'operatore avrebbe risposto che c'era un’attesa di circa tre ore per i mezzi impegnati in altri interventi. Al riguardo l'avvocato della famiglia ha chiesto anche l'acquisizione della registrazione della telefonata al 118.

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Portato in auto in ospedale, Giuliano, verso le 15, è stato subito preso in carico dal Pronto soccorso non essendoci affollamento. Una volta entrato, hanno riferito i familiari, nessuna informazione è stata data loro fino a quando, verso le 19.15, è uscita una dottoressa per comunicare il decesso. In questo lasso di tempo i familiari hanno contattato due volte il congiunto che ha detto loro di essere in attesa. Dalle 18 in poi, l'uomo non ha più risposto.

Dopo il decesso, avuta l'autorizzazione ad entrare, i familiari hanno chiesto spiegazioni al medico presente, che si sarebbe limitato a rispondere: «Signora lei sa che suo marito aveva dei problemi» e, dietro le insistenze della moglie, ha replicato «chiedete a Milano» facendo evidentemente riferimento ad un pregresso intervento chirurgico subito all'Ospedale Niguarda. I familiari hanno anche riferito di avere visto il corpo del congiunto senza alcuna flebo né macchinari per il monitoraggio dei parametri vitali collegato.

 

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