Incendio tendopoli, la Flai Cgil: «Ancora una morte annunciata»

Il segretario Rocco Borgese commenta così l'ennesima tragedia a San Ferdinando: «L'accoglienza deve andare oltre le tende»

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di Angela  Panzera
22 marzo 2019
10:53
Rocco Borgese
Rocco Borgese

«Ancora un incendio, ancora un morto! Non siamo nella baraccopoli, ma nella nuova tendopoli. Si deve piangere ancora una vittima e pure questa come le altre una morte annunciata!». Lo ha dichiarato alla nostra testata Rocco Borgese segretario della Flai-Cgil di Gioia Tauro. Borgese è stato uno dei primi che stamani, intorno alle sei, si è recato a San Ferdinando, per prestare assistenza ai migranti, dove si è registrata la morte di Sylla Noumo, il 32enne senegalese rimasto carbonizzato nell’incendio scoppiato stamane all'alba nella nuova tendopoli di San Ferdinando. Il giovane infatti, era stato trasferito nella nuova struttura a seguito dell'abbattimento della baraccopoli avvenuto lo scorso 7 marzo. All’interno della tendopoli erano presenti circa mille migranti.

 


Da una prima ricostruzione pare che l’incendio sia divampato da un angolo di una tenda dove erano posizionati alcuni cavi elettrici. «L’attendamento, così come abbiamo denunciato nei giorni scorsi, chiosa Borgese, non è plausibile e va superato!. L'accoglienza deve andare oltre le tende occorre effettuare un’accoglienza diffusa sul territorio». Sono mesi che la Prefettura reggina, guidata da Michele Di Bari, attraverso una serie di tavoli tecnici con i sindaci dei comuni della Piana e la Regione Calabria cerca di reperire sul territorio una sistemazione per i migranti. Una settimana fa il Prefetto aveva annunciato la disponibilità di 30 moduli abitativi, un percorso lungo e tortuoso che ancora non trova sbocco considerato anche che non sarebbero sufficienti per tutte le persone presenti nel sito sanferdinandese. Ed è per questo che la Flai Cgil di Gioia Tauro di fronte a questa ennesima morte chiede alle istituzioni di applicare, sul serio, politiche rivolte all’accoglienza diffusa. «Partendo da qui- conclude Borgese- si può parlare veramente di diritti e legalità e solo così la dignità di ogni africano può trovare spazio in una Piana in cui a tratti appare dimenticata da tutti ed anche da Dio».

 

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