Gli interessi del clan Libri sul locale chic del lido di Reggio: «Vai da Falcomatà, digli che ci interessa»

Inchiesta “Roccaforte”, la figlia del boss Libri ed il marito pensavano di ottenere la gestione della “Luna ribelle” tramite prestanome. Lo scambio di sms con il sindaco e i commenti sull’epoca Scopelliti. La replica del primo cittadino: «Si avvicinano le elezioni…»

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di Consolato Minniti
7 settembre 2018
16:13

Che la “Luna ribelle fosse un locale molto appetito dagli imprenditori di Reggio Calabria è cosa nota. La sua posizione, quel particolare balcone sulla città, avrebbe fatto gola a chiunque. Ora, però, dall’indagine “Roccaforte” che ha svelato i nuovi equilibri della cosca Libri, emergono alcuni rapporti che il potente casato mafioso avrebbe intessuto con l’attuale sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, proprio allo scopo di riuscire ad ottenere l’acquisizione del locale. Una circostanza che il primo cittadino, che non risulta assolutamente indagato, si è affrettato subito a smentire tramite social network. Proviamo allora a ripercorrere tutte le fasi che hanno portato sino alla conversazione captata dagli investigatori, in cui si fa riferimento alle mire dei Libri sul locale.

Gli auguri per l’elezione e l’illuminazione

Tutto parte da un primo sms inviato il 27 ottobre 2014, da Demetrio Nicolò, marito di Serafina Libri, la figlia del boss Pasquale Libri. Questi scrive al sindaco: «Auguroni futuro sindaco da parte della Dolce vita un grande in bocca al lupo per il lavoro futuro». Falcomatà risponde pochi giorni dopo. È il 3 novembre. «Grazie infinite per gli auguri, Demetrio, e scusa il ritardo con cui rispondo. Sono giorni frenetici e lo saranno ancora di più quelli a venire. Adesso ricostruiamo questa città! Ti abbraccio». Come è ampiamente emerso dalle indagini, Serafina Libri gestiva la gelateria la “Dolce Vita”, ubicata nei pressi della pineta Zerbi. E nei giorni di novembre 2014, il 21 per la precisione, Demetrio Nicolò invia un nuovo sms al sindaco: «Ciao Peppe, sono Demetrio, ti volevo dire che alla Pineta è da 8 gg che non c’è luce. Ti abbraccio». Anche in questo caso, Falcomatà risponde dopo sei giorni: «È stata ripristinata? Fammi sapere». Nicolò conferma: «Grazie, tutto ok». I rapporti di cortesia vengono confermati anche in occasione delle festività natalizie del 2014. È il 23 dicembre, quando Demetrio Nicolò scrive al sindaco: «Peppe ti auguro un buon Natale pieno di salute e tante soddisfazioni, quelli che tu meriti. Buon anno Peppe ed un grosso in bocca al lupo per il tuo lavoro futuro peqe ce la farai ancora augurone da Demetrio della Dolce vita». Il sindaco risponde tre giorni più tardi: «Grazie di cuore, Demetrio, ricambio con affetto. A presto».


Le mire sulla “Luna ribelle”

Da quanto emerge nell’informativa, i rapporti fra Falcomatà e Nicolò proseguono nei mesi successivi. Addirittura sarebbe stato il primo cittadino di Reggio a proporre a Nicolò di ottenere l’affidamento della “Luna ribelle”, grazie alla sua diretta intercessione. È il 2 febbraio 2015 e Nicolò riferisce alla moglie della proposta di Falcomatà.

Nicolò: Siccome a me mi ha chiamato Falcomatà e mi ha detto se voglio la luna ribelle… io gli ho detto “ a me non interessa”… ma gliel’ho detto prima… però allo zio mimì interessa… gli ho detto “c’è mio zio”…qua le cose si devono fare chiare.. si fa l’asta… se poi dobbiamo scendere… le cose come… dice però

Libri: la luna ribelle se la tolgono?

Nicolò: No, è del Comune… pare che è di quello là e siccome dice.. si deve fare l’asta… si deve fare l’asta

 

La conversazione prosegue ancora e Nicolò ricorda alla moglie quanto accaduto poco tempo prima.

Nicolò: ti ricordi che io te l’ho detto a te e tu mi hai detto che no…

Libri: Ma perché avevamo preso appena la gelateria Demetrio

Nicolò: Ma questo ora quando… (inc.) a Falcomatà

Libri: Eh ma non abbiamo parlato

Nicolò: Come mi ha detto se voglio… se voglio il bar del museo… sopra…

Libri: (inc.) però…

Nicolò: è un’altra… no… ma quella… quella non è cazzo mio perché c’è il ristorante… allora, se tu vai e fai le cose di casa vuoi sempre persone, “figghioli” è inutile… noi dobbiamo fare una cosa… io perché volevo una cosa piccolina… perché facevo… io nel laboratorio, due banconisti, due… e uno nella cassa

Libri: e siamo d’accordissimo

Nicolò: Nella cassa potevi stare tu, poteva stare Mariangela

Libri: Ma essendo che la luna ribelle è famosissima, se non è la nostra “cutra” (cosa nostra, ndr), proprio, campi solo con le serate

Nicolò: campi con le cabine, non hai capito?

Libri: o con la cabine, bravo

Nicolò: ti affitti seicento euro a mese una cabina

Libri: Eh! O con le cabine… quindi…

Nicolò: Non so se sono duecentocinquanta cabine, praticamente…

Libri: ma pure che sono cento

Nicolò: Sono quindicimila euro al mese a cabina… tu glieli devi dare e… se ti manda… (inc.) venticinquemila, ventisette mila euro hai capito il bado d’asta?

Il prestanome e il vecchio gestore tutelato da Scopelliti

La conversazione fra marito e moglie lascia anche altri aspetti da approfondire. I due, infatti, ipotizzano la possibile intestazione fittizia della “Luna ribelle” ad un ingegnere di Taranto oppure direttamente allo zio omonimo di Nicolò. Il tutto – sottolineano gli investigatori – previo indispensabile intervento di Pasquale Libri e di Filippo Chirico. Questi avrebbe provveduto ad invitare l’attuale gestore, Carmelo Crucitti, a farsi da parte. Crucitti che, secondo l’analisi di Nicolò, sarebbe stato tutelato dall’ex sindaco e governatore, Giuseppe Scopelliti.

 

Nicolò: … In gestione a te… siccome poi questo con Scopelliti ha fatto quello che vuole

Libri: Siccome c’è di mezzo il co… il comune e quindi è una cosa lecitissima e non possono rompere le palle

Nicolò: …però poi non so se a noi ci rilasciano i Durc… Queste cose qua… capisci… va be ma troviamo ad uno e lo mettiamo… ma … ma mettiamo pure a ca… ca… “caziz” gliela possiamo”

Libri: o “alid” se non ha problemi essendo straniero

Nicolò: No e che problemi ha… si deve fare la residenza qua… io prima vado e la metto a nome mio o a nome dello zio Mimì, perché con lo zio Mimì ho sbagliato io… perché secondo me… lui mi poteva aggiustare le cose

Libri: e lui dovrebbe stare in società con noi lo zio Mimì?

Nicolò: lui è disposto disse… ha detto se la prendiamo in società… però voglio dire… gli ho detto a me non interessa il lido zio… perché quando devi mettere duecento operai… voglio dire.. quello che fai.. a me interessa mi facevo la gelateria, mettevo i tavoli fuori… ha presente da Cesare? La stazione?

Libri: Si si ho capito… si si…

Nicolò: la è la Luna ribelle… quando metti dieci tavolini fuori

Libri: un giorno di questi andiamo

Nicolò: quando mettevi… no, io non entro la dentro

Libri: va bene

Nicolò: perché mi conosce a me lui

Libri: eh

Nicolò: Natale Crucitti… il fratello… il fratello di Carmelo Crucitti

Libri: e lui non può partecipare all’asta?

Nicolò: prima che… lui… lui… se… se perde la… va be che ha tutto Reggio… però si chiama… mi fotto di lui… gli si dice bello devo campare

Libri: cerchiamo non… (inc.) questo… questo fa le cose pulite

Nicolò: no pulite non così

Libri: se uno mette il ribasso… uno lo alza più assai

Nicolò: a tuo padre (inc.) a Filippo … e lui gli deve dire “Bello fatti i cazzi tuoi perché hai altre cento cose a Reggio”

Libri: ma poi quando le cose sono pulite Nicolò c’è poco da fare

Nicolò: possiamo prendere pure all’ingegnere se gli dico…

Gli interessi sulla Luna ribelle

La conversazione va ancora avanti e Serafina Libri chiede al marito se abbia già detto a Falcomatà di non essere interessato alla “Luna ribelle”. Lui nega di averlo detto e rilancia dicendo di aver messo gli occhi pure sulla villa comunale. La Libri approva: «Se si riprende non è brutta… però la ci vuole tempo che vengano le persone».

Ma la discussione sembra vertere anche sulle modalità con cui Crucitti si sarebbe aggiudicato la gestione della “Luna ribelle”, sebbene il locale fosse stato appaltato a Mario Scaramuzzino.

Nicolò: Questa wua l’anno scorso se l’è presa quello dove lavora Seby… la Luna ribelle

Libri: Uhm

Nicolò: E siccome c’era ancora Scopelliti… che hanno fatto… la gara l’ha vinta… ci hanno messo 74.400 euro

Libri: Ecco questo volevo chieder.e.. quanti sono gli… che devi mettere

Nicolò: Aspetta… gli ha messo 74000 euro Scaramozzino

Libri: Uhm

Nicolò: gli ha messo… ci ha messo la data di sua figlia, quando è nata sua figlia… comunque gli è uscito 74.000 euro… questo aveva messo… gli aveva messo 59000 euro, 58000… praticamente che cosa è successo… che ha vinto Scaramozzino però questo non l’ha liberato era giugno, luglio e ancora non l’aveva liberato… dice non la voglio ora… in due mesi voglio dire… hai capito come?

Libri: Quindi lui con 50000 se l’è presa…

Nicolò: No, penso che se l’è presa di meno… lui se l’è presa con qualche 20000 euro

Libri: ma non si doveva mettere di lato… per giusto…

Nicolò: no… perché all’epoca c’era Scopelliti

Libri: ma ora…

Nicolò: Non faceva avvicinare a nessuno

Libri: Come funzionava?

Nicolò: poi magari hanno chiamato i cristiani

Libri: l’offerta più alta se la prende

“Vai da Falcomatà, digli che ci interessa…”

In conclusione, i due parlano ancora della possibilità di avere in gestione il locale. Serafina Libri afferma di non voler parlare con il padre («anche perché mi dirà di no»), ma aggiunge: «In tutti i casi vai a trovare a Peppe (Falcomatà, ndr) e ci dici che è una cosa che ci interessa e ci fa sapere». Ed ancora: «Si deve essere puliti… come si deve essere… in modo che possiamo mandare avanti qualche cristiano… forse nemmeno zio Mimì era buono… direttamente l’ingegnere… perché è pulito».

 

È il mese di marzo 2015. Nicolò questa volta parla proprio con l’ingegnere che avrebbe dovuto prendere in gestione il locale. E affonda: «Eh riusciremo… ci riusciremo se io ho il cervello… poi ora che c’è Falcomatà, nel giusto dico voglio dire, non voglio fare imposizioni perché poi escono magari “è amico con questo”… capito come funziona? Però io piano piano riuscirò a fare tutto quello… l’ho fatto con l’amministrazione contraria, voglio dire, che “ci menavano con la croce”… parlerò con lui, però noi quando abbiamo il contratto delle ferrovie è lo stesso di aver fatto 13». Un progetto che, però, va detto, non ha trovato assolutamente la conclusione auspicata da Nicolò.

La replica del primo cittadino

Falcomatà, già nella prima mattinata, ha replicato alle prime notizie apparse sulla stampa. Ecco cosa ha postato sul suo profilo facebook. «Apprendo da un giornale di miei "rapporti" con una cosca locale. Tale "filo con la cosca" sarebbe dimostrato da due “importanti” elementi: 1) un sms di risposta agli auguri per il risultato elettorale data al genero di un boss (cosa che apprendo oggi) gestore di una gelateria "grazie per gli auguri, ricostruiamo questa città": la stessa risposta data a migliaia di messaggi a me recapitati dopo l’elezione. 2) l'aver sostituito una lampadina nella pineta pubblica antistante la gelateria stessa e l'aver verificato (come dovrebbe fare ogni sindaco) che l'intervento fosse avvenuto "È stata ripristinata? Fammi sapere". Gelateria per altro poi espropriata dal Comune per realizzare i lavori del nuovo lungomare... Esisterebbe poi un terzo elemento secondo il quale avrei "offerto" il Lido Comunale. Naturalmente smentisco queste affermazioni, suffragate per altro dai fatti (il bando è andato ovviamente diversamente) e dal non essere neanche indagato. Era giusto dirvelo, anche perché ci avviciniamo a scadenze elettorali e di questi articoli ne leggeremo. Teniamoci forte e continuiamo a lavorare per il bene della città! Buona giornata e prepariamoci per la nostra Festa in onore della Madonna della Consolazione».

Giornalista
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