La relazione Dia

La casa madre della ’ndrangheta è nella provincia di Reggio, ecco la mappa delle cosche attive

In quei territori è nata la criminalità organizzata calabrese e da lì ha esteso i suoi tentacoli. Nella relazione della Dia inchieste, processi e sequestri danno la misura del grado di pervasività dei clan reggini

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di Francesco Altomonte e Vincenzo Imperitura
4 ottobre 2022
14:05

La casa madre della ‘ndrangheta è nella provincia di Reggio Calabria e nel suo capoluogo. In quei territori è nata la criminalità organizzata calabrese e da lì ha allargato i suoi tentacoli nel resto del mondo. Nella relazione semestrale della Dia questa differenza rispetto ai clan degli altri territori calabresi è netta. La trattazione riservata ai tre mandamenti (Centro, tirrenico e ionico) è capillare e ricca di riferimenti storici e investigativi: inchieste, processi e sequestri effettuati solo negli ultimi tre anni danno la stura del grado di pericolosità e pervasività dei clan reggini.

Le pronunce giudiziarie e le analisi di settore degli ultimi anni confermano, quindi, una ripartizione delle aree di influenza della criminalità organizzata reggina secondo le macro-aree del mandamento centro che ricomprende la città di Reggio Calabria e le zone ad essa limitrofe, del Mandamento tirrenico che si estende sull’omonima zona tirrenica (La Piana di Gioia Tauro) e del Mandamento ionico, che insiste sulla fascia jonica la cosiddetta Montagna.


Reggio città e mandamento Centro

«Nella città di Reggio Calabria – scrivono gli investigatori della Dia - si conferma una certa stabilità degli assetti criminali verosimilmente in linea con la strategia di silente salvaguardia dei superiori interessi economici delle cosche. Tuttavia si ricorda come il 26 maggio 2021 sia occorso il tentato omicidio di un esponente di rilievo della cosca Tegano investito a forte velocità da un furgone poi datosi alla fuga. Gli approfondimenti investigativi scaturiti hanno condotto il 19 luglio 2021 all’esecuzione da parte della polizia di una misura cautelare emessa nell’ambito dell’operazione “Full Speed” nei confronti di 2 uomini riconducibili alla famiglia Molinetti ritenuti responsabili del tentato omicidio, nonché di ricettazione e danneggiamento aggravati dalle modalità mafiose».

La loro figura criminale era già emersa nell’ambito dell’operazione Malefix del 24 giugno 2020 che tra l’altro aveva dato conto «di una frizione all’interno della cosca De Stefano ad opera della predetta famiglia Molinetti nel quartiere Gallico».

Nel mandamento centro risultano egemoni le cosche Libri, Tegano, Condello e De Stefano come peraltro testimoniato da importanti e recenti pronunciamenti giudiziari. Al riguardo il 7 luglio 2021 nell’ambito del processo Meta (giugno 2010) la Corte d’Appello reggina ha pronunciato sentenza di condanna a carico di 5 imputati per un totale di 36 anni carcere. Si ricorda come il 23 giugno 2010 i carabinieri avevano eseguito l’arresto di 42 esponenti delle cosche Condello, De Stefano, Aalvaro, Italiano, Libri, Tegano accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento e turbativa d’asta. Nel medesimo contesto era stato effettuato il sequestro di beni per un valore stimato di 100 milioni di euro. Le indagini avevano dato conto delle sinergie operative tra le cosche Condello e De Stefano-Libri un tempo contrapposte accertandone la gestione unitaria degli affari illeciti».

L’operazione denominata Metameria aveva, tra l’altro, consentito di acclarare l’organigramma del mandamento centro in cui si ribadiva il ruolo di primo piano ricoperto dalle famiglie De Stefano e Condello, la rinnovata operatività della cosca Barreca nel quartiere Pellaro del capoluogo, gli interessi criminali delle cosche Ficara-Latella, Labate e Libri, nonché la loro elevata capacità di infiltrare il tessuto imprenditoriale».

Continuando con la mappatura geo-criminale del mandamento centro si registra l’operatività della ‘ndrina Serraino nei quartieri reggini di San Sperato e nelle frazioni di Cataforio, Mosorrofa e Sala di Mosorrofa e nel comune di Cardeto. A sud della città insiste la cosca Ficara-Latella. Nei rioni Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra risultano attivi i Rosmini legati ai Serraino e i Borghetto-Zindato-Caridi federati alla cosca Libri.

Nel semestre di riferimento l’azione di contrasto esercitata dalla Dia «ha consentito di colpire sotto l’aspetto patrimoniale anche la ‘ndrina Rugolino egemone nel quartiere Arghillà della periferia nord di Reggio Calabria. A sud della città risultano attivi a Sambatello-Gallico gli Araniti mentre nel quartiere Gebbione è operativa la cosca Labate-ti mangiu».

«Nel comune di Scilla l’attivismo dei Nasone-Gaietti è stato in parte ridotto da un’azione investigativa conclusa dai carabinieri il 15 luglio 2021. Nell’indagine Scilla e Cariddi della Dia che nel febbraio del 2021 aveva portato all’amministrazione giudiziaria per 6 mesi34 della società che effettua il servizio di traghettamento sullo stretto di Messina con sede legale in quest’ultimo capoluogo. Con il medesimo provvedimento venivano sequestrati i beni nella disponibilità di un sodale della famiglia Buda di Villa San Giovanni federata alla consorteria Imerti-Condello per un valore di 800mila euro. Per concludere a S. Lorenzo, Bagaladi e Condofuri si conferma la presenza della cosca Paviglianiti legata alle famiglie Flachi, Trovato, Sergi e Papalia».

Mandamento tirrenico

Le cosche del mandamento tirrenico continuano ad esprimere «una spiccata vocazione imprenditoriale. In linea di massima l’ingerenza delle cosche si espliciterebbe attraverso la gestione per interposta persona degli appalti secondo logiche prestabilite di spartizione». Nella Piana, dal loro quartiere generale di Gioia Tauro, si continua a registrare l’operatività dei gruppi Piromalli e Molé nei cui confronti è proseguita l’azione di contrasto anche attraverso una serie di sequestri e confische da parte delle autorità inquirenti verso i patrimoni illecitamente accumulati.

«Le investigazioni – si legge nella relazione - hanno disvelato un contesto delinquenziale dove numerosi esercizi commerciali venivano ciclicamente taglieggiati e controllati dalle consorterie mafiose locali, nelle loro scelte di dettaglio e strategie imprenditoriali andando ad incidere anche sui prezzi imposti, nonché sui periodi e sulla durata delle ferie del personale. Nel medesimo contesto operativo è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo del capitale sociale e del patrimonio aziendale di 6 imprese di Gioia Tauro per un valore complessivo stimato in 4 milioni e mezzo circa di euro».

Gli investigatori segnalano anche che il 23 luglio 2021 il tribunale di Palmi «nell’ambito del processo Metauros (inchieste effettuata nell’ottobre 2017) relativo all’ingerenza della cosca Piromalli all’interno del ciclo dei rifiuti ha emesso sentenza di condanna a carico di 4 imputati per un totale di 16 anni di reclusione. Il 19 ottobre 2021 i carabinieri nel corso dell’operazione Malapigna hanno eseguito una misura restrittiva nei confronti di 29 soggetti ritenuti contigui al clan Piromalli ed il sequestro di 5 aziende di trattamento rifiuti per un valore di circa 150 milioni di euro».

Il controllo del traffico di droga da parte delle cosche di ‘ndrangheta è un dato ormai assodato. E l’operatività in questo settore criminale delle cosche del mandamento tirrenico è altrettanta notoria anche dal punto di vista investigativo e processuale.

«Il 16 novembre 2021 nell’ambito dell’operazione Nuova Narcos Europea coordinata contestualmente dalle Dda di Reggio Calabria, di Milano e di Firenze la Polizia di Stato e la Guardia di finanza hanno eseguito 104 misure restrittive questa volta nei confronti di sodali della cosca Molé».

Per quanto concerne il filone reggino sono state colpite 36 persone ritenute responsabile di associazione mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, autoriciclaggio, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nonché per produzione, traffico e cessione di sostanze stupefacenti. «Nello specifico il traffico internazionale di stupefacenti con il Sudamerica e la gestione monopolistica del mercato del pesce della zona di Gioia Tauro sono risultati il core business del sodalizio».

«Nel mese di aprile 2021 – aggiunge la Dia - era emersa una convergenza di interessi dei clan calabresi tra cui i Piromalli con strutture mafiose differenti nell’ambito della commercializzazione illecita di carburanti. In seno all’operazione Petrol-Mafie spa infatti erano confluiti 4 filoni investigativi convergenti delle Dda di Napoli, Roma, Catanzaro e Reggio Calabria che con il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia e di Eurojust avevano disvelato le attività di riciclaggio di sodalizi mafiosi di diversa matrice per centinaia di milioni di euro mediante le delle c.d. frodi carosello attraverso società petrolifere intestate a prestanome. L’operazione dei carabinieri e della guardia di finanza si concludeva l’8 aprile 2021 con l’esecuzione di 71 provvedimenti cautelari e un sequestro di beni del valore di circa 1 miliardo di euro coinvolgendo anche gruppi di ‘ndrangheta e segnatamente i clan Piromalli, Cataldo, Labate, Pelle e Italiano».

In tale contesto il 9 ottobre 2021 il Gup di Reggio Calabria nell’ambito del rito abbreviato del processo “Andrea Doria” 48 ha condannato 11 imputati irrogando 36 anni di reclusione. Nell’area di Gioia Tauro oltre ai citati Piromalli risulta attivo anche il gruppo De Maio-Brandimarte».

Nel comprensorio di Rosarno e San Ferdinando si registra l’operatività delle cosche Pesce e Bellocco particolarmente capaci nell’infiltrare l’economia locale ma anche impegnati in diversi traffici illeciti specie in ambito portuale, nelle estorsioni, nell’usura e nella gestione dei giochi e delle scommesse e traffico internazionale di stupefacenti con il Sudamerica, in particolare Argentina, Uruguay e Costa Rica.

Anche le famiglie Cacciola e Grasso risultano radicate nella Piana di Gioia Tauro e sono riconducibili alla società di Rosarno. Nell’area di Rizziconi permane l’operatività della famiglia Crea con proiezioni anche nel centro e nord Italia. A Sinopoli, Sant’Eufemia e Cosoleto si registra l’influenza degli Alvaro.

A Cittanova permane l’operatività delle famiglie Facchineri e Albanese-Raso-Gullace colpite nel periodo in esame da numerosi provvedimenti ablativi della Dia.

Il mandamento jonico

È il traffico di cocaina il carburante in grado di dare forza e sostanza alle cosche del mandamento jonico. Da decenni in grado di rifornire senza sosta le maggiori piazze europee di spaccio, le cosche della Locride hanno fatto del narcotraffico internazionale il loro cavallo di battaglia. Sono loro a tenere i contatti con i narcos sudamericani e sono sempre loro a occuparsi del trasporto, principalmente via mare della droga.

E se, almeno all’inizio, era lo scalo di Gioia Tauro l’ingresso principale individuato per i carichi di polvere bianca, nel tempo altri porti come La Spezia e Rotterdam sono diventati altrettanto importanti. L’arresto a Joao Pessoa nello stato brasiliano di Paraiba, del super latitante Rocco Morabito, dopo 3 anni di latitanza dalla fuga rocambolesca dal carcere dove era stato rinchiuso, ha certamente rappresentato un duro colpo per le consorterie di ‘ndrangheta a cui è comunque rimasto il “rispetto” della controparte venditrice che gli consente di mantenere la leadership dei traffici tra Sud America e Europa.

Platì con la confederazione dei Barbaro-Trimboli-Marando e San Luca – la “mamma della ‘ndrangheta – con i gruppi dei Pelle-Vottari da una parte e dei Nirta-Strangio dall’altra, continuano a recitare un ruolo di primo piano nelle gerarchie del potere criminale. E poi Africo, con le cosche dei Morabito-Palamara; Locri, dove imperversano i Cordì e i Cataldo a cui si sono aggiunti negli anni anche le cosche confederate degli Aversa e dei Floccari.

E ancora Siderno, con i Commisso da una parte e i Costa dall’altra a spartirsi gli interessi sulla cittadina più grande del comprensorio, sono, loro malgrado, alcune delle “capitali” della ‘ndrangheta del mandamento jonico.

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