Dai colloqui con le procure all’antimafia penitenziaria, il bilancio di un semestre di attività: «Riorganizzare uffici, sanità e volontariato per tutelare i diritti dei più fragili e spezzare gli interessi illeciti. Qui in Calabria se comunichi troppi corri il rischio di essere fermato»
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La Garante regionale dei detenuti Giovanna Russo traccia un bilancio necessario per il settore penitenziario calabrese. Torna al format A Tu per Tu per parlare di etica, legalità e antimafia per sconfiggere concretamente gli interessi illeciti che ledono i detenuti più fragili.
Dall’immissione nelle funzioni dell’ufficio, febbraio 2025, sono state oltre 70 le attività istituzionali extra sede nelle quali ha profuso il proprio impegno volto a rappresentare la mission che è propria del suo mandato: tutela e garanzia dei diritti per la realizzazione di un reale welfare penitenziario. Quando la chiamiamo per un’intervista la stessa schiva la comunicazione perché dice «quando in Calabria comunichi troppo quello che fai il rischio è che ti paralizzano le attività, qui tutto deve tacere purché nulla cambi, è una logica criminale atavica».
Tra gli incontri si annoverano certamente le visite negli istituti calabresi, innovativo il metodo della Garante. In linea con la sua pregressa operatività già da Garante comunale di Reggio Calabria sono le interlocuzioni con le Procure della Calabria e le Procure distrettuali alle quali la stessa rivolge sempre un sentito ringraziamento definendoli baluardo primo a garanzia dei diritti per tutti i cittadini senza distinzione del dentro e fuori le mura, ma anche con Procure di altre regioni particolarmente complesse.
Ricordiamo come la stessa sia stata la prima a parlare e scrivere, dalla sua articolata posizione, di antimafia penitenziaria quale strumento per arginare la criminalità organizzata e i centri di interesse criminale per garantire veramente i diritti dei più fragili. Svariate le interlocuzioni anche con le forze dell’ordine tutte delle quali dice: «Sarebbe impossibile un lavoro così impegnativo come quello di garante regionale se accanto non vi fosse la costante presenza delle forze migliori dello Stato, baluardo istituzionale di legalità».
E ancora incontri negli Istituti di pena, già effettuati e in programmazione in una fitta agenda che non prevede pause estive proprio per le annose criticità che la Calabria presenta nel settore. La stessa altresì, come dichiarato ai nostri microfoni è impegnata, a dover ottemperare, per la parte di competenza, alle istanze quotidiane, alle esigenze emergenziali che vengono portate all’attenzione del Garante a maggior tutela dei privati della libertà. Dichiara: «Allo stato dell’arte urge una riorganizzazione dell’Ufficio che risponda a parametri normativi più efficienti e soprattutto capace di fornire maggiori garanzie alla tutela dei diritti delle persone private della libertà personale. Tecnicamente bisogna strutturare l’Ufficio al fine di poter realmente garantire i diritti delle persone private della libertà personale consapevole che servono competenze specifiche del settore e la Calabria, in particolare, necessita di quel magis professionale/ istituzionale che vuole offrire un’impronta reale di cambiamento».
Anche non scegliere, rinviare o tardare nelle risposte é un lusso che non si può permettere alle nostre latitudini. Altrimenti si creano spazi quei centri di interesse deviati che ledono tutti.
Per tali ragioni, si dovrà occupare con immediatezza di alcune tematiche annose per le quali non mancano certamente le progettualità, già condivise nelle sedi opportune, ma improcrastinabili: riorganizzazione e armonizzazione della sanità penitenziaria, implementare le risorse per migliorare le procedure di gestione di persone con problematiche psichiatriche, implementare servizi per i tossicodipendenti, efficientare le risorse per la presa in carico all’atto della riacquisizione della libertà, rinnovare la formazione del volontariato penitenziario, rifondare il settore penitenziario calabrese senza la paura di parlare di antimafia penitenziaria perché si sa che a queste latitudini la pervasività mafiosa é particolarmente incisiva avendo plurimi interessi.
Chi conosce realmente il mondo del carcere è ben consapevole di quanto sia urgente un innovativo studio interistituzionale perché solo avendo il coraggio di combattere le corporazioni criminali deviate si potrà costruire un reale welfare penitenziario per detenuti che nella sicurezza hanno diritto a un reale trattamento, il quale viene alterato oggi, solo per darne un esempio da rinvenimenti di cellulari, altri dispositivi elettronici e droghe e finanche per gli agenti che, presidio di giustizia e sicurezza, vivono spesso e malgrado tutto condizioni di non serenità lavorativa che si ripercuote nelle vite loro e delle loro famiglie. Quando dialoghiamo con gli uffici centrali le peculiarità della Calabria sono evidenti, nella mia regione abbiamo da affrontare anche un processo culturale di conoscenza e non banalizzazione delle argomentazioni afferenti il mondo del carcere: 12 Istituti per adulti con 3.014 detenuti al 31 maggio, 1 IPM e comunità della giustizia minorile, ai giovani rivolgo le mie speranze augurandomi di non deludere le loro aspettative: “dottoressa noi vogliamo avere un’opportunità quando tornaimo lì fuori da persone libere».
E ancora due Rems, comunità per tossicodipendenti, RSA, CPR e ogni luogo in cui si cristallizzi la privazione della libertà personale e del quale la stessa ne ha competenza per legge. «Qui dove tutto è ‘ndrina e ‘niente è ndrina degli atteggiamenti culturalmente malati che soffocano il nuovo e il cambiamento sano. Si sta lavorando ad un progetto di prevenzione per estirpare culturalmente, partendo dai più giovani il fenomeno della devianza, e opereremo concretamente per allontanarli dai contesti criminali. Serve un welfare di comunità più competitivo del welfare mafioso». Sul progetto di caratura internazionale e interistituzionale, che la stessa tiene riservatissimo, seguiranno aggiornamenti.