Sacal

La Regione perde il controllo degli aeroporti, la scalata dei privati favorita dai soci pubblici: ecco chi gestisce ora gli scali

La denuncia del governatore Occhiuto: «Andrò fino in fondo alla questione» e punta il dito contro le autorità di controllo. Ma a regalare la Sacal a Lamezia Sviluppo sono state le mancate ricapitalizzazioni di Comuni e Province (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Salvatore Bruno e Luana Costa
13 novembre 2021
07:27

La scalata a Sacal da parte dei privati è stata semplice quasi come una passeggiata, favorita dalla contrazione degli investimenti degli enti pubblici. Oggi la società che gestisce gli scali aeroportuali calabresi è Lamezia Sviluppo, di proprietà del lametino Renato Caruso. È lui, infatti, a detenere la maggioranza delle quote: il 51,96% pari ad un capitale che sfiora i 12 milioni e mezzo di euro. L'intera Sacal possiede un capitale sociale di 23 milioni e 960mila euro.

Assetti societari

Un sovvertimento degli assetti societari - Lamezia Sviluppo è passata dal 29% al 51% - che gli ha facilmente spianato la strada verso il controllo della società aeroportuale. Ha ben da recriminare Roberto Occhiuto; il governatore ha infatti ieri pomeriggio denunciato la circostanza dalla scrivania del dodicesimo piano della Cittadella: «Il mio governo vorrà andare fino in fondo alla questione» ha tuonato augurandosi che a farlo siano anche le autorità di controllo. Chiara la stilettata al presidente del Consiglio di amministrazione, Giulio De Metrio, nominato alla guida dell'ente nel luglio del 2020 e presentato come un professionista di prestigio internazionale.


La scalata a Sacal

Ma a favorire la scalata dell'imprenditore lametino è stata soprattutto la contrazione degli investimenti da parte dei soci pubblici. Basti pensare che la maggior parte degli enti non ha ricapitalizzato la propria partecipazione all'interno della società perdendo così una parte delle proprie quote poi legittimamente optate da Lamezia Sviluppo.

A titolo d'esempio, il Comune e la Provincia di Catanzaro non hanno proceduto alla ricapitalizzazione e sono passate rispettivamente dal 5,5% al 3,24% e dall'10% al 6%. Quasi un terzo delle quote opzionate dall'imprenditore lametino provengono dalla mancata ricapitalizzazione decisa dal sindaco e presidente della Provincia di Catanzaro, Sergio Abramo.

Il pacchetto da 1 milione e mezzo

E pure il Comune di Lamezia Terme ha lasciato spazio al privato ridimensionando la propria partecipazione societaria dal 19% all'11% avendo ricapitalizzato solo una parte delle quote che avrebbe potuto acquisire: la commissione prefettizia ha deliberato, infatti, un finanziamento di 150mila euro utile ad incamerare appena 291 azioni. Ne ha così lasciate libere 3.425, un pacchetto del valore di 1 milione e 770mila euro finito nella mani di Caruso. Un'altra piccola percentuale è stata persa dalla Provincia di Cosenza (dall'1,7% al 0,99%), mentre la Camera di Commercio di Vibo Valentia a luglio ha acquistato 22 nuove azioni per un importo complessivo di 11.374 euro, passando da 30 a 52 azioni nel suo portafoglio. 

Mano ferma

Gli unici soci pubblici a mantenere inalterate le quote sono stati la Camera di Commercio di Catanzaro che ha messo sul piatto 380mila euro per la copertura delle sue 1.871 azioni, la Regione Calabria che ha stanziato 927mila euro pari a 4.291 azioni con una partecipazione del 9,27% e la Camera di Commercio di Cosenza che ha mantenuto la propria quota risicata dello 0,28% investendo 27.918 euro per 54 azioni.

Il controllo di Sacal

Le quote perdute per strada dal pubblico sono state opzionate dal privato. L'imprenditore lametino, Renato Caruso, con la sua Lamezia Sviluppo si è semplicemente limitato a sottoscrivere le azioni non ricapitalizzate dagli enti pubblici ritrovandosi in mano Sacal con un esborso di poco inferiore ai cinque milioni e mezzo di euro. L'operazione si è svolta però in ossequio allo statuto. Il regolamento societario fissa, infatti, rigidi paletti solo in ordine alla partecipazione complessiva dei soci pubblici: «Non inferiore ad un quinto del capitale sociale» recita l'articolo 6, al comma 2. Il 20% del totale, soglia abbondantemente superata se si considera che gli enti pubblici detengono complessivamente il 36% delle quote pari a 16.563 azioni, per un capitale di 8.563mila euro.

Strada spianata

A fare rumore però è l’inerzia dei soci pubblici che hanno assistito inermi e nel più profondo silenzio, al passaggio di proprietà delle tre infrastrutture aeroportuali della Calabria nelle mani di un unico soggetto, adesso forte della maggioranza assoluta. Anche disporre in autonomia, avendone i mezzi finanziari, di un ulteriore aumento di capitale per ridimensionare ancora l’ammontare delle quote degli altri soci. Oltre ad assumere ogni decisione che riterrà più opportuna in merito alle modalità di gestione dei tre scali, guardando più al profitto che all’interesse della collettività.

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