Autolinee, aziende pagate ma autisti in cassa integrazione... che non arriva

VIDEO | È questo il paradosso che denunciano i sindacati. Le imprese non anticipano la cig e i lavoratori sono esasperati. A Lamezia Terme un sit in di protesta per chiedere alla Regione di intervenire: «Santelli batti un colpo»

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di Tiziana Bagnato
24 giugno 2020
13:28

«Siamo di fronte ad un paradosso che non è più accettabile. Le aziende vengono regolarmente remunerate per servizi che in realtà non svolgono al cento per cento per effetto delle misure anti Covid e, allo stesso tempo i lavoratori, invece, vengono abbandonati alla burocrazia in attesa di un fondo bilaterale, quindi, della cassa integrazione che non sta arrivando».

 


Antonio Sibio, segretario regionale Faisa Cisal Calabria, non le manda a dire. Da tempo il sindacato sta premendo e cercando di accendere i riflettori su una situazione che si trascina da mesi e che vede vittime autisti, lavoratori, spesso padri di famiglia mono reddito, che da marzo hanno perso la serenità.

 

La crisi del Covid ha, infatti, messo le ganasce agli autobus di linea e costretto alla cassa integrazione. Ora ha portato ad una riduzione del servizio. Su ogni mezzo la capacità di passeggeri è stata decisamente ridotta, ma il numero di mezzi messi su strada è rimasto invariato. Così come, sottolinea il sindacato Faisa Cisal, i contributi non sono diminuiti.

 

Oggi a Lamezia Terme gli autisti hanno tenuto un sit in per chiedere alla Regione di alzare la testa ed intervenire su quanto sta accadendo. Da parte delle aziende, incalza Domenico Marchio, segretario provinciale Faisa Cisal, non c’è nemmeno la disponibilità ad anticipare la cassa integrazione, nonostante quanto risparmiato durante il lockdown in termini di benzina e manutenzione.

 

«La cosa peggiore - spiega Marchio – è che di questa telenovela non si vedono ancora i titoli di coda. Prima hanno sottoscritto nove settimane di cassa integrazione, poi altre cinque e, ancora, altre quattro. Con 400 euro al mese una famiglia non può andare avanti. Chiediamo alla Regione Calabria, all'assessore al ramo e alla governatrice Santelli di poter mettere fine a questo scempio perché è letteralmente impossibile andare avanti in queste condizioni».

 

Giornalista
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