Riceviamo e pubblichiamo dall’avvocato Pasqualino Capalbo. 

In relazione alla notizia pubblicata sul vostro sito internet in data 26.11.25 avente ad oggetto degli arresti per aver favorito la latitanza di Antonio Anana, in qualità di difensore delle signore Giovannina Rao e Manuela Anania, specifico quanto segue.

In primo luogo è da precisare che, per quanto nell'ordinanza cautelare vengono riportati gli episodi riguardanti due soggetti che si erano sottratti all'esecuzione della pena, però i due fatti sono distinti e in alcun modo collegati tra di loro. In secondo luogo, è da precisare che la signora Rao Giovannina e la signora Anania sono rispettivamente madre e sorella di Antonio Anania, condannato in via definitiva e la cui pena doveva essere eseguita era gravemente malato già al momento dei fatti.

Per la posizione di Giovannina Rao già dopo l'udienza fissata per l'interrogatorio, lo stesso gip che aveva disposto l'arresto ovvero la dottoressa Fabiana Giacchetti, in parziale accoglimento della mia richiesta disponeva gli arresti domiciliari. Il riesame con decisione del 9 dicembre scorso ha invece annullato l'ordinanza e revocato la misura cautelare.

Preciso infine che la signora ha 74 anni, è invalida, titolare della 104 con accompagnamento e si era recata in Milano per delle visite mediche che aveva prenotato in ospedale. Invece che in ospedale si è invece trovata nel carcere al San Vittore di Milano per una misura cautelare chiesta dal dottore Elio Romano che - alla luce della decisione del Tribunale del Riesame - non doveva essere neppure avanzata.

Per la posizione di Manuela Anania il Tribunale del Riesame ha disposto gli arresti domiciliari dopo che la stessa ha trascorso in carcere dal 26 novembre fino al 9 dicembre, dapprima a Castrovillari e poi trasferita ad Avellino per una misura cautelare in carcere che - alla luce della decisione del Tribunale del Riesame - non doveva esserci. In particolare il riesame ha escluso che l'ipotizzata condotta sia in alcun modo collegata ad agevolazioni all'ambiente mafioso escludendo l'aggravante contestata.