La Settima commissione del Consiglio superiore della magistratura ha rilevato che il software alla base del processo penale telematico proprio non va. Lo segnala, nel corso della sua relazione davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro, Maurizio Carbone, esponente del Csm.
«Tra i compiti della settima commissione – ha detto – va ricordata l’attività di monitoraggio del progressivo funzionamento del processo penale telematico nei Tribunali e nelle Procure. Attività di monitoraggio che ha evidenziato gravi, numerosi e significativi malfunzionamenti e difetti dell’applicativo App in relazione a fondamentali fasi processuali a seguito della immediata applicabilità delle norme sull’obbligatorietà del deposito degli atti, documenti, richieste e memorie da parte dei soggetti abilitati, interni ed esterni, con modalità esclusivamente telematiche».
Si tratta, dice Carbone «con tutta evidenza di criticità che stanno pregiudicando gravemente l’efficienza e la tempestività della giurisdizione penale, con effetti potenzialmente anche paralizzanti in alcune sue fasi».

Separazione delle carriere

Carbone è intervenuto, criticamente, anche sul tema della separazione delle carriere rilevando che è uno dei pareri più significativi espressi dal Csm nell’ultimo anno, «un parere che ha evidenziato tutte le criticità del disegno riformatore destinato a mutare in modo radicale l’assetto costituzionale della Magistratura, con la previsione della separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, ma anche con la formazione di due distinti Csm, modificando anche le modalità di selezione dei componenti togati, attraverso un sorteggio secco e attribuendo ad altro organo - l’Alta Corte di giustizia - il potere disciplinare. Nel parere approvato si evidenzia la sostanziale inutilità della separazione delle carriere che, a differenza di quanto viene sostenuto, non risponde ad alcuna necessità imposta dalla Costituzione, in un sistema in cui la separazione delle funzioni è ormai già una realtà, tanto che i passaggi dall’una all’altra funzione requirente e giudicante, riguardano da anni percentuali largamente inferiori all’un percento dei magistrati in servizio». Secondo Carbone la separazione delle carriere «avrebbe il solo effetto di allontanare il pm da quella cultura della giurisdizione che deve ispirare il suo operato, quale organo pubblico che tutela interessi collettivi».

La selezione dei magistrati togati

Il magistrato si è mostrato critico anche nei confronti delle riforme sulla selezione dei magistrati togati: «Allo stesso tempo si evidenzia l’assoluta irragionevolezza e antidemocraticità di un sistema di selezione, previsto per i soli componenti togati del Csm, tramite un sorteggio secco, che nel privare il corpo dei magistrati del diritto all’elettorato, appare incompatibile con la natura di organo di rilevanza costituzionale del Consiglio che come tale deve essere composto da componenti dotati di una loro rappresentatività, che solo un sistema elettivo trasparente e democratico può garantire. Solo assicurando la rappresentatività dei propri componenti, espressione di un pluralismo democratico, il Consiglio può svolgere il compito affidatogli dalla Costituzione di garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, tutelando il singolo magistrato da gravi e strumentali attacchi che purtroppo si rinnovano con preoccupante frequenza e con sempre maggiore intensità anche da parte di coloro che ricoprono alte cariche istituzionali, tanto da assumere in alcuni casi le dimensioni di una vera e propria “gogna mediatica”, attacchi che non favoriscono di certo la collaborazione tra Istituzioni e che ingenerano la sfiducia dei cittadini».