“Un ti salva mancu Petrassi”, lettera a Conte dal figlio del luminare di Rende

Nel momento in cui i riflettori nazionali sono puntati sulla Calabria, l'ex consigliere comunale del comune cosentino si rivolge al premier riportando le parole che il padre scriveva quindici anni fa sulla lottizzazione politica della sanità

di Redazione
8 novembre 2020
19:30
Il noto chirurgo Antonio Petrassi
Il noto chirurgo Antonio Petrassi

La sanità calabrese negli ultimi giorni è sotto i riflettori nazionali, per le mancanze che hanno relegato la regione in zona rossa e per lo scandalo creatosi intorno alla figura dell'ex commissario ad acta Saverio Cotticelli. Da qui prende le mosse la lettera aperta a Giuseppe Conte scritta da Carlo Petrassi, ex consigliere comunale di Rende e figlio di Antonio, noto chirurgo calabrese.

 


Primario di Chirurgia allo Jazzolino di Vibo dal 1974 al 1979 e poi all'Annunziata di Cosenza fino alla pensione nel 2003, Antonio Petrassi è considerato una figura storica della medicina calabrese. In un contributo del 2005 denunciò la lottizzazione politica della sanità calabrese, parole che oggi il figlio riporta alla luce definendole quanto mai attuali.

 

La lettera aperta a Conte

«Caro Presidente,
sono il figlio di un illustre chirurgo calabrese che ha esercitato la professione medica in Calabria per oltre quarantacinque anni riuscendo a ricoprire, nonostante la sua permanenza in Calabria, ruoli apicali nell’ambito di associazioni chirurgiche nazionali ed internazionali, come per esempio l’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani in qualità di Presidente e Vice Presidente, la Società Italiana di Chirurgia di cui fu Vice Presidente, l’International College of Surgeons e l’Associazione Europea di Video Chirurgia.  Per darle un’idea di chi era mio padre, le dico che la sua grande umanità con i pazienti, la stima e la riconoscenza che i calabresi nutrivano e nutrono ancora per lui e la fama che lo accompagna è talmente diffusa che ancora oggi il suo nome è legato a un modo di dire gergale: “Un ti salva mancu Petrassi”.


Le racconto tutto questo per introdurre una lettera che mio padre, all’epoca in pensione da più di due anni, indirizzò a un quotidiano calabrese il 2 dicembre 2005 dal titolo “Nomine non Lottizzazioni” di cui le riporto un passaggio significativo: «Abbiamo atteso per mesi, con trepidazione, la nomina dei direttori generali delle Aziende Ospedaliere e Territoriali. Qualche giorno fa la “montagna” ha finalmente partorito le nomine dei Manager che dovrebbero risollevare le sorti della dissennata sanità calabrese. Senza voler entrare nel merito delle persone, vogliamo far notare che ancora una volta…. “siamo alle solite”! Speravamo ardentemente in un segnale deciso e forte che rompesse i soliti schemi. Niente di tutto questo perché, anche questa volta, le scelte sono fatte sulla base dell’appartenenza politica anziché su quella della meritocrazia. Il fatto poi che molti manager provengano da altre regioni, di colore politico ben definito s’intende, non è affatto un merito. Ci rifiutiamo infatti di pensare che nella nostra regione non vi siano persone vivamente intelligenti le quali, al di sopra delle parti. non siano capaci di governare un’azienda sanitaria. Guardo con profonda amarezza alle sorti dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza che sembra essere colpita da una pubblica maledizione».


Come può notare l’attualità di queste parole scritte ben quindici anni fa è disarmante. Va da sé che quei manager nominati dalla politica regionale di allora hanno fallito tant’è che dopo pochi anni si è arrivati al commissariamento governativo della sanità calabrese che ormai dura da oltre dieci anni con risultati se possibile ancora peggiori del passato. Le lottizzazioni politiche delle nomine, il mancato utilizzo del criterio della meritocrazia sono continuate negli anni anche con i vari commissariamenti attuati da tutti i governi nazionali che si sono succeduti senza distinzione di colore politico. Tutto è avvenuto con il benestare e sotto la supervisione di ben individuati “signorotti” politici locali che hanno in ogni caso continuato a influenzare la sanità locale scaricando i continui fallimenti sui commissari di turno. Il risultato per i cittadini calabresi è stato devastante ed è sotto gli occhi di tutti.

 

Eppure ci sono stati anni in cui la sanità calabrese ha certamente conosciuto tempi migliori. Negli anni ottanta e novanta per esempio vi era un entusiasmo diverso, accompagnato da una crescita professionale degli operatori sanitari che ha prodotto risultati lusinghieri garantendo degli standard sanitari complessivi in linea con quelli nazionali. Questi risultati che lasciavano ben sperare per il futuro erano sotto gli occhi di tutti, ma furono anche certificati dalle parole di elogio espresse dai ministri della sanità Bindi e Sirchia che si sono succeduti in visita nella nostra regione.


Il dramma del Covid di questi ultimi mesi, se vogliamo, ha avuto il “merito” di mettere a nudo e portare alla ribalta nazionale la gravità dello stato della sanità calabrese che come testimonia la lettera di mio padre ha origini lontane tant’è che siamo l’unica regione ad essere stata, purtroppo devo dire a ragione, dichiarata “zona rossa” per deficit del sistema sanitario (in sostanza si è certificato che i calabresi almeno per quanto riguarda la sanità sono cittadini italiani di serie B); ha avuto il “merito” di mettere a nudo e portare alla ribalta nazionale la vergognosa incompetenza dei commissari di nomina governativa che si sono succeduti in Calabria, i quali hanno ammesso pubblicamente che non conoscono nulla o quasi della sanità calabrese; ha avuto il merito di attirare la sua personale attenzione Sig. Presidente, sullo stato della sanità calabrese in seguito alle aberranti parole pronunciate dall’ex commissario Cotticelli nella sua ultima intervista televisiva.


Lei scrive testualmente: “Il commissario per la sanità in Calabria Saverio Cotticelli va sostituito con effetto immediato… i calabresi meritano subito un nuovo commissario pienamente capace di affrontare la complessa e impegnativa sfida della sanità”. Le sue parole dimostrano la piena consapevolezza della gravità della situazione sanitaria calabrese e questo lascia ben sperare tant’è che nel giro di poche ore si è provveduto alla sostituzione con la nomina del Prof. Giuseppe Zuccatelli.


Non abbiamo modo di sapere se questa nomina sia stata fatta seguendo il criterio della meritocrazia o quello meno auspicabile, visto i precedenti, della lottizzazione politica, ma sicuramente sappiamo che il Prof. Zuccatelli purtroppo non è un calabrese. Voglio approfittare dei riflettori accesi sulla Calabria in questi giorni per dirle una volta per tutte che i calabresi sono stanchi, stanchissimi di subire di tutto e di più. Se non ci saranno dei risultati oggettivi ed immediati, sarà difficile placare il loro malcontento, per esempio sostituendo nuovamente il commissario alla sanità.


Qualcuno dice che se ai calabresi si leva la salute, il pane e soprattutto la dignità di essere a tutti gli effetti cittadini italiani, rimane loro solo il brigantaggio, cosa che non auspico nella maniera più assoluta. Sono sicuro che lei, Sig. Presidente, avendo ormai piena consapevolezza della situazione socio-sanitaria calabrese vigilerà sull’operato delle istituzioni governative».

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