Epidemia Lingua blu nel Crotonese, le organizzazioni agricole: «Danni gravissimi per gli allevatori. S’intervenga per bloccare il virus»
Confagricoltura, Cia, Coldiretti e Copagri sollecitano la Regione Calabria e il commissario alla Sanità: «Cinquanta i focolai attivi ma si teme che l'infezione possa registrare numeri ben più alti»
Bisogna «intervenire immediatamente per fronteggiare l’emergenza e bloccare la diffusione del virus, attuare le misure di prevenzione per mettere al sicuro gli allevamenti non colpiti, stanziare le risorse economiche necessarie a risarcire in tempi brevissimi gli allevatori danneggiati dal virus». Sono le richieste che Confagricoltura, Cia, Coldiretti e Copagri hanno rivolto alla Regione Calabria e al commissario alla Sanità per rispondere all’emergenza “lingua blu”, la malattia conosciuta come blue tongue che attacca gli ovini, che sta investendo in particolare il territorio crotonese. Analoga richiesta è stata avanzata nei giorni scorsi dai sindaci della provincia crotonese che hanno tenuto un’assemblea aperta con gli allevatori della zona e i dirigenti dell’Asp di Crotone.
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«Sulla base dei dati diffusi dalla sanità veterinaria di Crotone – spiegano le organizzazioni agricole calabresi - sarebbero cinquanta i focolai registrati nel territorio crotonese, in particolare nell’area di Isola Capo Rizzuto, con all’incirca 2.000 carcasse destinate alla distruzione mediante interramento in loco con procedure già predisposte ed agevolate dalle ordinanze sindacali».
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Ai sindaci le organizzazioni di categoria suggeriscono di individuare siti idonei nei quali smaltire tutte le carcasse degli animali infetti. «Dall’evolversi della situazione si ritiene che al momento si tratti di dati molto parziali e che vi è la preoccupazione che l’infezione possa interessare un numero molto maggiore di capi», osservano le organizzazioni agricole che pertanto chiedono alla Regione e alle istituzioni sanitarie «di attuare con la massima urgenza tutte le misure necessarie ad affrontare una situazione che sta danneggiando in maniera sempre più grave gli allevatori calabresi già da tempo alle prese con problematiche legate agli eventi climatici e di sanità veterinaria che hanno interessato il comparto zootecnico del comprensorio».