Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
La storia della diga dell'Esaro è iniziata con i primi sondaggi geologici effettuati durante gli anni sessanta e settanta in prossimità dei comuni di Sant'Agata di Esaro e di Malvito, nella provincia di Cosenza. Ma ad oggi quei lavori, appaltati dalle varie aziende che si sono susseguite nel corso degli anni, non sono mai stati conclusi e i soldi, oltre 500 milioni di euro non si sa che fine abbiano fatto.
La richiesta di risarcimento danni. Come riporta il Quotidiano della Calabria, il sindaco del comune di Sant’Agata, è fermo sulla sua idea di chiedere allo stato un risarcimento per i danni prodotti dai lavori mai conclusi sulla diga: ‘Faccio presente che il Comune di Sant’Agata non cambierà posizioni in merito a questa opera incompiuta, simbolo di sprechi e mala politica e andrà avanti su quanto annunciato, con determinazione e senza tentennamenti, anche da soli. Nel prossimo Consiglio Comunale procederemo con l'incarico a legali di fiducia per intentare una serie di azioni nei confronti di tutti i soggetti responsabili di questo scempio a danno della nostra comunità.
Nessuno pensi di poter continuare questa presa in giro che dura da oltre trent’anni e che non incanta più nessun. Ci autodetermineremo con ogni mezzo democratico, insieme alla nostra comunità, per evitare tutto ciò e per riprenderci il nostro territorio e restituirlo alla nostra gente, affinché si possa finalmente iniziare a guardare oltre questa opera incompiuta che ha creato solo danni concreti per tutti i cittadini e ha negato ogni possibilità di sviluppo di questa zona.
Chiederemo il risarcimento anche in termini di investimenti strutturali e di sviluppo che possano far risollevare questo territorio, a partire dalla strada di collegamento con il Tirreno e da ogni tipo di progetto sviluppabile sulle macerie della diga, come ad esempio l'idea, già messa in campo, di utilizzare il territorio per la realizzazione di una struttura turistico ricettiva con la costruzione di un grande campo da golf’.
Il progetto 'alternativo'. Un campo da golf di 18 buche al posto della diga dell’Esaro, l’invaso mai completata in provincia di Cosenza. Era questa la proposta avanzata dai sindaci di Sant’Agata d’Esaro, Luca Branda, e di Malvito, Pietro Amatuzzo, in una lettera inviata lo scorso aprile al Ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ed al diretto dell’agenzia del Demanio, Roberto Reggi.
Il progetto, realizzato dalla Sillks International Hotel Group, prevede la realizzazione di una grande struttura destinata ad attivita’ sportiva e turistica su una superficie totale di oltre 60 ettari dove ora si trovano i resti dei lavori mai terminati dell’invaso costati circa 500 milioni di euro. Nello specifico Francesco Borrello, amministratore della Sillks International Hotel Group ha pensato ad una struttura turistico ricettiva, rivolta al mercato mondiale del golf, di 140 stanze per circa 300 posti letto fornita di tutti i confort, dalle piscine esterne alle sale relax, campi di calcio e da tennis ed infine il campo da Golf di 18 buche. “La societa’ finanzierebbe tutta l’opera. Il governo, perche’ si realizzi, dovrebbe sbloccare i terreni che ritornerebbero ai comuni, disponibili nell’immediato a rilasciare le concessioni”.
La storia della Diga. Negli anni sessanta furono effettuati i primi sondaggi geologici in prossimità dei comuni di Sant’Agata di Esaro e di Malvito, nella provincia di Cosenza. Il progetto era finalizzato all'utilizzazione delle acque dei bacini dei fiumi Esaro ed Abatemarco per il potenziamento e la razionalizzazione degli schemi acquedottistici a servizio di un'ampia parte del territorio della provincia di Cosenza.
Agli inizi degli anni ’80 furono affidati i lavori della diga al raggruppamento d’imprese Lodigiani, Italstrade, Del Favero, per una spesa iniziale prevista di 75 miliardi delle vecchie lire. Nel 1987 in seguito ad un movimento franoso, i lavori furono sospesi. Le imprese anche durante la sospensione, hanno continuato a detenere la titolarità dell’appalto.
Nel 1993 interviene la magistratura che blocca definitivamente i lavori della diga dell’Esaro. Viene emesso un ordine di custodia cautelare nei confronti del commissario del consorzio di bonifica con l’accusa della richiesta, rivolta alla ditta Lodigiani, di ben 5 miliardi di lire, ai quali si aggiungono anche altri 350 miliardi per la realizzazione dei canali di gronda.
Nel 2002 ricominciano i lavori appaltati ad una ditta di Milano, la Torno Internazionale Spa. Durante la fase di costruzione, la Sorical, società calabrase a capitale pubblico privato, per la gestione dell’approvvigionamento e la fornitura dell’acqua ad uso potabile sul territorio della Regione Calabria, subentra all’amministrazione regionale in qualità di Ente Attuatore.
Nel 2005 la regione stanzia ulteriori 78 milioni di euro per il completamento dell’opera. Nel 2007, la procura di Castrovillari sequestra nuovamente il cantiere e la documentazione progettuale a causa di un’inchiesta giudiziaria promossa dal progettista Ing. Alberto Trevisan, che vedeva fra gli indagati: vertici della Sorical e l’assessore regionale calabrese ai lavori pubblici. A giugno dello stesso anno, la procura a seguito di un’ordinanza del tribunale del riesame, riapre il cantiere, ma i lavori rimanevano fermi per l’assenza di maestranze.
Con deliberazione 62/2011 il Cipe finanzia con un importo di 122 milioni di euro l'intervento descritto come “Sistema Esaro: Costruzione corpo diga”. Nella seduta dell'8 agosto 2013 il Cipe ha approvato la riprogrammazione di risorse assegnate alla Regione Calabria nell'ambito del Fondo per lo sviluppo e la coesione per assicurare copertura finanziaria alle esigenze della società Ferrovie della Calabria per 65 milioni di euro e il completamento della diga del Menta con 12 milioni di euro togliendo di fatto i finanziamenti per il completamento della diga dell'Alto Esaro. Per l’ex ministro Barca il progetto originario della diga era venuto meno.
Il bilancio? Oltre 500 milioni di euro spesi e i lavori per il completamento della Diga non sono stati mai conclusi.
L'interrogazione del M5s. Recentemente anche i parlamentare del M5s Paolo Parentela, Dalila Nesci e Federica Dieni avevano presentato un’interrogazione al Ministro delle infrastrutture per far luce sulla vicenda: ‘Il governo deve garantire i fondi necessari per la conclusione dei lavori per la diga dell’alto Esaro e far luce sullo sperpero di denaro pubblico avvenuto grazie al progetto negli ultimi 30 anni. La diga dell’alto Esaro con i suoi 120 milioni di metri cubi d’acqua, sarebbe dovuta essere tra le dighe più grandi d’Europa. Un’opera strategica, che avrebbe rifornito di acqua ed energia buona parte della provincia di Cosenza e dato lavoro a diverse decine di persone.
Da ormai più di trent’anni – spiegano i parlamentari grillini – si assiste a un tira e molla perpetuo da parte di quella politica che durante la campagna elettorale promette la conclusione dei lavori, per poi far sparire magicamente nel nulla i finanziamenti destinati al completamento di un’opera di altissimo valore strategico per tutta la Calabria. Il governo e l’amministrazione regionale la smettano con i falsi proclami e si adoperino seriamente per non aggiungere la diga dell’Esaro alla lunghissima lista delle grandi incompiute calabresi'.