‘Ndrangheta e massoneria “soci” per investire in Calabria 100 milioni dei Lloyd’s di Londra

L’ex venerabile divenuto collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio racconta a Dda di Catanzaro e Ros anche gli affari dei Mancuso. Nel 2005 un’operazione di riciclaggio con «cardinali e vescovi» per opere ecclesiastiche. I soldi sporchi, mascherati da offerte, così uscivano puliti. E cita pure Letta e Previti (ASCOLTA L'AUDIO)

di Pietro Comito
25 ottobre 2020
09:32
Foto Adnkronos
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Un pezzo da novanta della massoneria e due della ‘ndrangheta, un ex ufficiale della Guardia di finanza e, niente meno, un emissario dei Lloyd’s di Londra. Anzi, erano proprio i Lloyd’s a voler investire «prima della chiusura dell’anno finanziario, cento milioni di euro nell’acquisto di villaggi turistici».

Per farlo, interessarono il maestro venerabile crotonese Sabatino Marrazzo. Il coinvolgimento dei boss Rocco Molè, da Gioia Tauro, e Giovanni Mancuso, una sorta di ministro delle finanze del clan di Limbadi, fu il passo successivo. E tutti insieme, c’era pure quell’ex finanziere - racconta Cosimo Virgiglio, ex colletto bianco con grembiulino sporco, al pool di Nicola Gratteri - «andammo a visionare diversi villaggi».

È il 24 luglio 2018, sede della Direzione nazionale antimafia. Virgiglio viene interrogato dal pm Antonio De Bernardo e dai carabinieri del Ros. Quella raccontata dal collaboratore di giustizia rosarnese, premettiamo, è una storia tutta da verificare sul piano investigativo, ma è certamente molto suggestiva e di rilevante interesse pubblico, acquisita agli atti delle maxinchieste condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.


Massomafia e alta finanza

Virgiglio ricorda delle riunioni massoniche in un noto ristorante catanzarese e colloca la vicenda relativa agli investimenti londinesi sulla Costa degli dei nel 2003. Quello era un periodo molto complicato, tanto per i Molè quanto per i Mancuso. A Gioia Tauro si frantumò l’alleanza coi Piromalli, esasperando quelle tensioni che l’1 febbraio 2008 condussero proprio all’omicidio di Rocco Molé. A Limbadi, invece, le frizioni tra le varie articolazioni del clan Mancuso, prima esplosero con il tentato omicidio di Ciccio Mancuso alias Tabacco e l’omicidio di Raffaele Fiamingo detto il Vichingo, poi furono spente con la maxioperazione Dinasty-Affari di famiglia: tutto, appunto, nel 2003. La malavita, però, avrebbe avuto piena intenzione di controllare quel fiume di denaro annunciato oltremanica. E la massoneria? Avrebbe sovrinteso gli affari dei Lloyd’s.

E questo è uno dei passaggi del verbale che contiene le dichiarazioni rese da Cosimo Virgiglio (in foto) al pm De Bernardo e al Ros: «Molte riunioni tra massoni per la discussione di grandi affari e candidature avvenivano al ristorante L’orso cattivo (dove abbiamo incontrato soggetti come Gianni Letta, con il quale si parlò dell’affare che coinvolgeva la Lloyd’s di Londra, Cesare Previti ed altri). Tuttavia previso che il ristorante L’orso cattivo era soltanto un luogo dove sapevamo di poter parlare indisturbati ed inascoltati di questioni delicate, ma non un vero e proprio tempio massonico».

Precisiamo che finora non c’è riscontro sulle dichiarazioni di Virgiglio e che tanto l’onorevole Gianni Letta quanto Cesare Previti non sono mai stati coinvolti in indagini della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Così come estranei ad ogni contestazione di reato sono i Lloyd’s e il ristorante L’orso cattivo. Ma andiamo avanti. Perché i racconti di Virgiglio - ripetiamo, tutti da riscontrare - sono davvero suggestivi. L’ex commercialista arringato ai Molè, arrestato nella maxioperazione Maestro della Dda di Reggio Calabria e poi passato tra le fila dei collaboratori di giustizia, faceva parte della Gran Loggia Garibaldini d’Italia di Vibo Valentia «da cui - sottolinea - dipendevano altre logge». Continua: «Io ero maestro venerabile di una di queste, quella Eroe dei due mondi di Reggio Calabria. Facevo comunque parte, già precedentemente, del Grande Oriente di San Marino di cui Ugolini era il massimo rappresentante». Ugolini, Giacomo Maria, ex ambasciatore sammarinese, massone potentissimo e controverso, scomparso nel 2006.

La massoneria e la Chiesa

Ancora dal verbale reso da Cosimo Virgiglio, il 24 luglio 2018, a Dda di Catanzaro e Ros: «Mancuso (Giovanni, ndr) tramite la loggia di cui faceva parte Sensi, l’imprenditore romano, soggetto vicino ad Ugolini, e grazie all’intervento di questi, concluse anche una complessa operazione di riciclaggio». Precisiamo, anche in questo caso, che a Franco Sensi, scomparso nel 2008, che Ugolini, la giustizia non ha mai contestato nulla al riguardo. Ma torniamo nuovamente al racconto del collaboratore di giustizia.

Era il 2005 e «Ugolini fu convocato da Giovanni Mancuso e Mario Esposito (non indagato), degli Arena di Isola Capo Rizzuto, per il riciclaggio di danaro attraverso la realizzazione di opere ecclesiastiche, ad esempio un centro anziani». Il numero uno del Grande Oriente di San Marino - secondo quanto riferisce la gola profonda - «avrebbe dovuto fare da tramite  per la consegna del denaro sotto forma di offerte ad istituti ecclesiastici, grazie all’intermediazione di alti prelati, quali cardinali e vescovi di Mileto, che avrebbero poi affidato la realizzazione di strutture a costruttori puliti, dietro cui però si celavano gli stessi mafiosi che avevano messo a disposizione il denaro di provenienza illecita, il quale attraverso le offerte non era più rintracciabile. So – conclude Virgiglio – che questa operazione è andata in porto con la costruzione di un centro anziani a Paravati».

Proprio da quelle parti, il Grande Oriente di San Marino avrebbe giocato in casa. «Ugolini aveva un punto di riferimento in Calabria costituito da Mario Esposito della cosca Arena, ed era un personaggio molto importante e molto legato a Vibo Valentia, che teneva in grossa considerazione. Peraltro a Vibo c’è una loggia madre e dal punto di vista massonico, è un centro molto importante».

Giornalista
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