Rinascita Scott

’Ndrangheta nel Vibonese, Mantella racconta: «Razionale e Accorinti? Peppe Mancuso li voleva morti»

Le rivelazioni del collaboratore di giustizia su fatti di sangue e strategie criminali che stavano per costare la vita anche ai bambini

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di Giuseppe Baglivo
23 gennaio 2023
16:38
Giuseppe Mancuso e Andrea Mantella
Giuseppe Mancuso e Andrea Mantella

Ha ripercorso anche fatti di sangue ed alleanze che hanno segnato dei momenti cruciali nella storia della ‘ndrangheta vibonese, il collaboratore di giustizia Andrea Mantella nel corso del suo esame dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro dinanzi alla quale si sta celebrando un troncone del maxiprocesso Rinascita Scott. In particolare, il collaboratore si è soffermato sul tentato omicidio di Saverio Razionale e Pino Fiorillo e sui retroscena di tale azione criminale.

Saverio Razionale

È il 25 settembre 1995 quando il boss di San Gregorio d’Ippona Saverio Razionale viene ferito a colpi d’arma da fuoco in un suo cantiere di Briatico in compagnia di Giuseppe Fiorillo di Piscopio, padre di Michele Fiorillo, alias Zarrillo. Nella sparatoria anche Giuseppe (Pino) Fiorillo, è rimasto ferito. Il tentato omicidio di Saverio Razionale e Pino Fiorillo, secondo le risultanze investigative dell’operazione “Dinasty”, sarebbe stata opera del boss Giuseppe Mancuso di Limbadi (cl.’49), alias “Peppe ‘Mbroghija”, all’epoca latitante, il quale avrebbe incaricato del fatto di sangue Roberto Soriano di Filandari, poi a sua volta scomparso per lupara bianca. Mantella nel corso della deposizione ha quindi svelato diversi elementi in ordine a tale fatto di sangue.


«In prima battuta, Giuseppe Mancuso, detto ‘Mbrogghja, aveva chiesto a Saverio Razionale la testa di Peppone Accorinti di Zungri. Saverio Razionale ne parlò però proprio con Giuseppe Accorinti isolando lo stesso Peppe Mancuso – ha riferito Mantella – che si è così trovato senza più i suoi soldati, il suo gruppo di fuoco che era costituito anche da Raffaele Fiamingo di Rombiolo e dai fratelli Carmine e Ottavio Galati di Mileto. Saverio Razionale con Giuseppe Mancuso negli anni ’80 avevano un’amicizia fraterna e i Mancuso hanno aiutato i sangregoresi a vincere i vibonesi in quella guerra di ‘ndrangheta tra i Lo Bianco e Razionale-Fiarè. Successivamente, quando Peppe Mancuso ha chiesto a Saverio Razionale di portargli Peppone Accorinti, Razionale – ha svelato Mantella – ha letto e capito la strategia di Peppe Mancuso. Giuseppe Mancuso, detto Peppe ‘Mbroglia, ha una mente criminale peggiore di quella di Peppone Accorinti, nel senso che le persone le ammazzava per niente. Razionale Saverio mi disse che gli rispose di no, perché secondo lui ‘Mbroglia aspirava a fare piazza pulita uccidendo Lele Fiamingo e Peppone Accorinti, per cui il terzo sarebbe stato lui».

Peppe Accorinti

«Dopo l’omicidio di Accorinti, Mancuso avrebbe infatti ucciso pure Razionale. Fiamingo, i Galati, Razionale e Accorinti si alleano e Peppe Mancuso resta solo e va a trovare così il più fessacchiotto, cioè Roberto Soriano di Filandari. È stato proprio Roberto Soriano insieme a Giuseppe Cirianni di Piscopio – ha aggiunto Mantella – ad andare a sparare contro Saverio Razionale a Briatico dove stava costruendo una villetta sulla scogliera. Roberto Soriano e Giuseppe Cirianni hanno avuto appoggio logistico da un parente di Italo Greco. Anche Italo Greco è stato ucciso dai sangregoresi».

 Il riferimento di Andrea Mantella è a Italo Greco, pluripregiudicato per un triplice omicidio, ucciso a sua volta con un fucile a canne mozze il 10 marzo del 1989 a Briatico. Fatto di sangue, quest’ultimo, ad oggi rimasto impunito. «A sparare materialmente a Briatico contro Saverio Razionale, su mandato di Giuseppe Mancuso, detto Peppe ‘Mbrogghja, sono stati Peppe Cirianni, il lavagista di Piscopio, e Roberto Soriano il quale ha poi confessato tutto sotto tortura. Giuseppe Cirianni era un fedelissimo di Peppe Mancuso e faceva parte del vecchio locale di ‘ndrangheta dei Piscopisani, che nulla c’entra con quello recente, di nuovo, qui stiamo parlando degli anni fine ’70 anni ’80, quando il clan era composto da Francesco D’Angelo, Giamborino, dsi La Bella, dai Patania. Lo stesso Peppe Mancuso ha trascorso un periodo di latitanza anche a Piscopio nei pressi dell’abitazione di Piperno, detto ‘U Tanguni, che ha l’alias di Ruzzu ‘U Tanguni, un altro vecchio vertice del clan dei Piscopisani. Roberto Soriano era invece un capo ‘ndrangheta di Filandari, però scialbo di esperienza, non aveva nessuna strategia e praticamente Roberto Soriano è stato usato da Mancuso e ci è cascato». Continua a leggere su IlVibonese.it

Giornalista
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