Massi franarono sulla statale 19 nel Catanzarese, i sindaci denunciano l'Anas

Alcune rocce, nella serata del 13 febbraio, piombarono sulla sede stradale, nei pressi di Tiriolo. I primi cittadini sul piede di guerra: «Poteva essere una strage causata da mancati interventi»

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di Redazione
15 febbraio 2021
19:39
I massi caduti sulla ss 19
I massi caduti sulla ss 19

I sindaci di San Pietro Apostolo, Cicala, Serrastretta, Carlopoli e Miglierina – comuni rientranti nella provincia di Catanzaro – denunciano l’Anas per inerzia e rischio per la pubblica incolumità. La vicenda s’inserisce nella sfiorata tragedia lungo la ss19, nei pressi di Tiriolo.

La caduta del masso sulla ss19

La sera del 13 febbraio scorso, in prossimità del centro abitato, un masso enorme, accompagnato da altri di grandi dimensioni, si è staccato dalle pendici del monte ed è piombato sulla sede stradale dove ha arrestato la sua corsa, occupando la carreggiata. L’incidente, fortunatamente, non causò né morti né feriti. Tuttavia, evidenziano i primi cittadini «Da circa due anni, in quel tratto di strada di competenza dell’Anas si circola a corsia unica alternata, con semaforo, senza che siano stati avviati interventi risolutivi e senza che nemmeno si abbia notizia di tempi e modalità di messa in sicurezza. È stata posizionata una rete paramassi, vistosamente inadeguata ad assorbire l’urto di corpi pesanti, ed effettuato qualche intervento tampone sulla scarpata rocciosa e poi – aggiungono  tutto si è fermato».


Nel dettaglio, i sindaci spiegano: «L’enorme masso è caduto subito dopo il tratto interessato dalla rete, a dimostrazione che, come era stato evidenziato a suo tempo, tale barriera oltre ad essere inefficace, è stata disposta lungo un tratto insufficiente ad intercettare i distacchi dal monte. Tutto ciò – evidenziano - mette in luce l’inerzia e la sottovalutazione o l’errata analisi dei rischi, da parte dell’Anas, oltre all’inadeguatezza dell’intervento posto in essere, con conseguente esposizione a rischio per la pubblica incolumità».

I sindaci vanno in Procura

Ed è così che i primi cittadini hanno deciso di presentare una denuncia alla Procura della Repubblica di Catanzaro, allo scopo di accertare eventuali responsabilità per inerzia, sottovalutazione del rischio e inadeguatezza degli interventi eseguiti.

Ma la questione non finisce qui: «Come spesso accade poi, al danno si aggiunge la beffa, quando si aspetta l’evento potenzialmente mortale per dimostrare solerzia ed operatività, finendo solo per aggravare la propria posizione. Ed è così che – scrivono - l’Anas, attraverso un post su Facebook da parte del sindaco del comune territorialmente competente, fa sapere che “tramite una squadra di rocciatori, avvierà una ispezione approfondita di un’ampia porzione delle pendici finalizzata al disgaggio del materiale instabile…..”.

Sorge dunque spontanea la domanda: perché l’intervento di analisi e disgaggio non è stato messo in atto prima della caduta dei massi? D’altra parte, come è risultato possibile in questo momento, analogamente lo doveva essere nelle settimane e nei mesi scorsi. E ancora: è stato effettuato un monitoraggio costante delle pendici del monte? Quanto è costato l’inadeguato intervento già realizzato? Sono tante le domande che meriterebbero una risposta, a cui avrebbero diritto le migliaia di cittadini che quotidianamente percorrono la strada e che potevano restare uccisi sotto quel masso».

Gli interventi richiesti

Dito puntato anche contro la politica nazionale «di cui si ricordano innumerevoli sopralluoghi, con foto di gruppo, e di cui restano solo annunciati impegni, divenuti semplici chiacchiere.

A scanso di equivoci – chiariscono i sindaci – gli interventi richiesti, previsti e annunciati, nulla hanno a che vedere con la Medio-Savuto, che ad oggi non risulta inserita in alcun atto programmatorio del governo centrale, nonostante l’interesse espresso da più parti, ma riguardano la messa in sicurezza dell’unica via di collegamento verso Catanzaro, intervento inderogabile, che andava realizzato al più presto e a prescindere da ogni determinazione su una possibile via alternativa o veloce verso il capoluogo di Regione, o altri lavori di miglioramento dell’esistente.

È evidente – sottolineano - che anche immaginando prontezza di risorse e mezzi, la strada in argomento è comunque destinata ad essere percorsa con frequenza e intensità, per un certo periodo di tempo, e non è pensabile che il viaggio sia una continua sfida con la morte, come dimostra l’episodio dell’altra sera».

Il sopralluogo del viceministro Cancellieri

Giova ricordare che, esattamente un anno fa, sul posto si era registrato «il sopralluogo del vice ministro delle Infrastrutture pro tempore dell’epoca Cancellieri, insieme ad altri parlamentari, ed era stato garantito un intervento imminente di messa in sicurezza».

«Ci chiediamo – commentano i primi cittadini – perché il viceministro e i parlamentari intervenuti in quella occasione, o in altre analoghe, non hanno esercitato alcun controllo e alcuna vigilanza sull’esecuzione dei lavori urgenti di messa in sicurezza? Eppure, sul posto avevano preso coscienza, di persona, della gravità della situazione e dei rischi connessi. In circostanze analoghe i sindaci ne rispondono penalmente, ed è per questo che di tutto ciò verrà notiziata la Procura della Repubblica, certi che la vicenda non potrà finire con una archiviazione».

Un tracciato alternativo

I sindaci «partendo dall’esempio del ponte di Genova, chiedono sia applicata la stessa ratio e lo stesso impegno. L’unica differenza ad oggi sono i morti e non il diritto alla libertà di circolazione, che non può prevedere cittadini di serie A e cittadini di serie B». In attesa di provvedimenti concreti hanno «presentato alla Regione Calabria, che l’ha recepito e trasmesso al Governo nazionale per l’inserimento nel Recovery Fund, un tracciato alternativo che abbandoni definitivamente questo tratto stradale caratterizzato da numerosi e non meglio identificabili pericoli di natura geomorfologica. Ed è proprio per questo motivo che chiedono scelte coraggiose, definitive e frutto di investimenti consistenti, che rendano alle popolazioni interessate, finalmente, una viabilità sicura e più veloce verso i grossi centri del catanzarese e del lametino».

Infine, partendo dal presupposto che la strada non può restare chiusa e che si dovranno attivare tutte le necessarie attività di messa in sicurezza provvisoria, i sindaci sollecitano «l’istituzione di un tavolo tecnico-politico immediato presso la Prefettura di Catanzaro».

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