’Ndrangheta

Maxi confisca da 40 milioni di euro a tre imprenditori del Reggino, sarebbero legati al clan Tegano

VIDEO | L'operazione di questa mattina è la prosecuzione di quella condotta alcuni mesi fa e che ha permesso di portare nel patrimonio dello Stato beni per un totale di 160 milioni di euro

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di Redazione
22 novembre 2022
08:46

Una confisca da 40 milioni di euro eseguita questa mattina dai carabinieri e dalla guardia di finanza di Reggio Calabria. Il provvedimento, disposto dal tribunale misure di prevenzione, ha colpito tre imprenditori reggini che operano nei settori edile, immobiliare, alberghiero, dei servizi e ludico. Si tratta di Andrea Francesco Giordano, 71 anni, Michele e Giuseppe Surace, padre e figlio, rispettivamente di 65 e 38 anni.

Il decreto di confisca in esecuzione fa seguito ad analogo provvedimento eseguito, nello scorso mese di agosto, dai medesimi Reparti, nei confronti di un altro imprenditore edile reggino, che ha consentito la definitiva ablazione da parte dello Stato di un patrimonio complessivamente stimato in oltre 160 milioni di euro.


Secondo quanto emerso dalle indagini, due dei tre proposti, dalla fine degli anni ’80 al 2017, avrebbero avviato e consolidato la propria posizione imprenditoriale facendo leva sul sostegno di storiche locali di ‘ndrangheta, in particolare quella dei Tegano di Archi.

Prove che sarebbero emerse tra le altre nell’ambito dell’operazione Monopoli, eseguita dal comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, che ha fatto luce su un sistema di cointeressenze criminali coltivate da imprenditori reggini che, sfruttando l’appoggio di cosche cittadine, sarebbero riusciti ad accumulare, in modo del tutto illecito, enormi profitti prontamente riciclati in fiorenti e diversificate attività commerciali. Le indagini sono culminate, nel 2018, con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti, tra gli altri, dei tre imprenditori colpiti oggi dalla confisca, dei quali - allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità – due sono stati condannati in primo grado per i reati di associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori, mentre il terzo proposto è stato condannato in primo grado per il reato di trasferimento fraudolento di valori.

Alla luce delle richiamate evidenze, la locale Direzione distrettuale antimafia, sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata, ha delegato il Gruppo investigazione criminalità Organizzata (Gico) del Nucleo Pef della guardia di finanza, lo Scico ed il Nucleo investigativo dei carabinieri a svolgere apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione, nei confronti dei citati imprenditori, di misure di prevenzione personali e patrimoniali.

L’attività in rassegna, anche valorizzando le risultanze delle pregresse indagini, ha consentito di ricostruire le acquisizioni patrimoniali effettuate dall’anno 1985 all’anno 2017 e di rilevare, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, anche documentale, il patrimonio direttamente ed indirettamente nella disponibilità degli imprenditori, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata. Nel mese di giugno 2019 la sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria ha disposto, di conseguenza, il sequestro del patrimonio riconducibile ai citati imprenditori e, successivamente, riconoscendo la validità dell’impianto indiziario, con il provvedimento in esecuzione ha decretato - allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito - l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca dell’intero compendio aziendale di 10 imprese attive nei settori edile, immobiliare, del commercio al dettaglio di generi di monopolio e ludico, comprensivo, altresì, di 49 immobili, quote di partecipazione al capitale di ulteriori 10 società, 38 tra terreni e fabbricati, beni mobili, nonché disponibilità finanziarie per un valore complessivamente stimato in oltre 40 milioni di euro.

Con il medesimo provvedimento, il locale tribunale ha sottoposto due dei tre imprenditori alla misura personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di anni 3, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale. L’attività di servizio in rassegna, frutto di una sinergica collaborazione tra forze di polizia, efficacemente coordinate dalla procura distrettuale reggina, testimonia l’elevata attenzione rivolta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulati dalle consorterie criminali di stampo mafioso, allo scopo di arginare l’inquinamento del mercato e della sana imprenditoria, con l’intento di ripristinare adeguati livelli di legalità, trasparenza e sicurezza pubblica.

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