Rissa a Diamante, tragedia evitata grazie a cittadini e turisti: tutti i dettagli della vicenda

Il sindaco Ernesto Magorno durante una conferenza stampa ha affermato di non credere alla casualità dell'evento: «È stato un raid punitivo, qualcuno li ha mandati». I quattro aggressori ora si trovano agli arresti domiciliari

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di Francesca  Lagatta
16 agosto 2020
14:15
Uno degli aggressori con la pistola in mano
Uno degli aggressori con la pistola in mano

Sono quasi le 18 del giorno di Ferragosto, in centro a Diamante i turisti pullulano e scattano selfie tra i vicoli colorati per documentare ad amici e parenti la tanto meritata vacanza.

Dal lungomare si scorgono le rovine dell'area portuale, i resti di un'opera mai realizzata che però non turbano minimamente la bellezza di questo posto. Sembra scorrere tutto bene, quando, a un certo punto, i turisti vengono attirati dalle urla. Davanti a una pizzeria, nel cuore del paese, dei ragazzi se le stanno dando di santa ragione.

Sono passati solo tre giorni dall'altra rissa, avvenuta di notte, che per fortuna non ha generato gravi conseguenze ma che ha necessitato dell'intervento dell'esercito. E la scena si ripete. Solo che stavolta l'asfalto si macchia col sangue.

Violenza inaudita

I testimoni raccontano scene da "Arancia meccanica". La versione ufficiale racconta di quattro giovani cosentini che avrebbero chiesto al proprietario della pizzeria "'A Cannarutia" di poter mangiare, ma l'uomo avrebbe detto che la cucina era chiusa e non poteva servirli. Tanto sarebbe bastato a scatenare la follia dei quattro, che prima avrebbero cominciato la lite e poi si sarebbero recati in auto a prendere le armi: una pistola con matricola abrasa e un manganello telescopico.

Ad avere la peggio un giovane di Diamante, dipendente del locale, a cui i balordi hanno provocato ferite profonde allo zigomo e alla fronte. Chi c'era ha detto che il suo volto era diventata «una maschera di sangue».


La reazione popolare

Stavolta nessuno ha filmato l'accaduto senza reagire, come di solito accade in questi casi. Anzi, come riporta il comunicato ufficiale dei carabinieri, provvidenziale è stato l'aiuto di cittadini e turisti che si sono scagliati sui malviventi. Uno di loro racconta: «Era incredibile, noi eravamo a decine, loro solo in quattro, eppure sembravano non avvertire i colpi, sembravano degli animali».

L'arresto in flaglanza di reato

Solo il repentino intervento dei carabinieri sul posto ha messo fine allo scempio. Quello che è accaduto nello specifico è riportato nel comunicato ufficiale dell'Arma: «I militari del locale Comando Stazione Carabinieri, hanno tratto in arresto in flagranza di reato quattro giovani di Cosenza per possesso di un’arma clandestina e di oggetti atti ad offendere, lesioni personali e violazioni delle norme in materia di misure di prevenzione». 

Sono stati dichiarati in stato di arresto e posti agli arresti domiciliari in attesa dell’udienza direttissima innanzi al Tribunale di Paola. Si tratta di  M.C di anni 20; P.F. di anni 23; L.F. M. di anni 34 e R.C.F. di anni 22, tre residenti a Cosenza ed uno a Rende.

Due ragazzi in ospedale

Il bollettino è drammatico. Due ragazzi sono dovuti ricorrere alle cure dei sanitari e decine di persone hanno lividi e contusioni su tutto il corpo. La vittima più grave del pestaggio rimane il giovane dipendente del locale, ma fortunatamente non si trova in pericolo di vita. Se la caverà con qualche settimana di prognosi.

Il gesto eroico del vicesindaco

Non è esagerato parlare di atto di eroismo quando parliamo del vicesindaco Pino Pascale, delegato alla Sicurezza Pubblica e prontamente intervenuto per sedare la rissa. Ieri ha compiuto un atto di coraggio che va ben oltre il suo ruolo di amministratore.

Uno dei quattro malviventi si era dato alla fuga e risultava irreperibile, ma Pascale, aiutato dalle indicazioni dei cittadini si è messo sulle tracce, pur sapendo che il soggetto in questione era in possesso della pistola. Dopo alcuni minuti, il vicesindaco, in compagnia di un agente di Polizia locale, lo ha rintracciato, bloccato e consegnato ai carabinieri. Gli abbiamo chiesto se ha mai avuto paura in questi momenti: «Se pensi al pericolo, resti immobile, quindi ho pensato solo a prendere il balordo. La mia famiglia poi mi ha rimproverato di essere stato un incosciente e forse ha ragione, ma vedere quelle scene di disperazione mi ha dato la forza di reagire».

Magorno: «Raid punitivo contro di noi»

Il sindaco della città, Ernesto Magorno, questa mattina ha tenuto una conferenza stampa nel suo ufficio, al terzo piano del Municipio, per provare a spiegare l'accaduto. Visibilmente scosso, il primo cittadino ha fornito la sua versione dei fatti: «Credo che si tratti di un raid punitivo contro di noi. Credo che dietro questo vile episodio ci siano dei mandanti».

Ma chi sono? «Non lo sappiamo, ma so per certo che tutti pensano che sia stato io a far chiudere le discoteche in Calabria e quindi abbiamo pestato i piedi agli spacciatori, che nelle sale da ballo trovano terreno fertile per il loro sporchi affari». Quindi, chiediamo da cosa nasce questa teoria. «È impensabile che quattro giovani attraversino tutta la costa per venire a mangiare a Diamante, muniti di armi, e che guarda caso dia vita a una rissa per futili motivi. Quei quattro sapevano di finire in galera eppure non si sono fermati. Non credo sia un episodio casuale, qualcuno li ha mandati di proposito. Ma che lo sappiano tutti: noi non abbiamo paura di nessuno, né della mafia né dei delinquenti e né dei discotecari».

L'attacco alla minoranza

Durante la conferenza stampa, il sindaco senatore ha anche pesantemente attaccato la minoranza consiliare, rea, a suo dire, di aver approfittato dell'episodio per gettare fango sull'amministrazione: «Ci sono fatti in cui si dovrebbe restare tutti uniti, non ci sono posizioni politiche che tengano. Invece gli sciacalli - dice senza nominare direttamente l'opposizione - approfittano per gettare fango in un momento così delicato. Basta guardare quello che scrivono sui social».

Controlli continui

«Non ho più motivo di restare seduto nel mio ufficio - continua Magorno -, da domani non mi troverete più qui, ma sarò in strada a controllare costantemente quello che accade». Il sindaco non si dà pace, quello che è accaduto è una ferita profonda per tutto il paese. A nulla è valso l'incremento dei controlli sul territorio e l'invio dell'esercito. Sulla costa tirrenico, ogni anno ad agosto, è sempre la stessa storia: «Ma noi non staremo a guardare. Non mi candiderò più e non ho bisogno di consenso, farò tutto quello che è necessario per contrastare la criminalità».

Due anni fa l'omicidio Augieri

L'episodio di ieri ha riaperta vecchie ferite. Il 19 agosto di due anni fa, la città dei murales ha vissuto una delle pagine di cronaca più buie della sua storia: Francesco Augieri, 23 anni, di Cosenza, è stato assassinato durante l'ennesima rissa tra giovani registrata sulla costa tirrenica durante il periodo estivo. Era uno studente di Biologia e aveva tutta la vita davanti, ma tre coltellate all'addome e al collo gli hanno provocato un'emorragia che non gli ha dato scampo. Il punto in cui è avvenuta ieri la rissa e la piazza dove si è consumata la tragedia di due anni fa distano poche centinaia di metri, sono meno di due minuti a piedi. La città di Diamante è sotto shock.

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