Medico assenteista all’Asp Catanzaro, licenziamento confermato in Appello

Andava in ambulatorio, timbrava e tornava a casa: il tutto documentato dalla Guardia di finanza che lo arrestò nel 2016. L'azienda sanitaria lo licenziò ma il Tribunale di Lamezia decise per il reintegro: sentenza ora ribaltata

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di Luana  Costa
12 maggio 2021
08:33
L’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. Nel riquadro, Vittorio Cristaudo
L’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. Nel riquadro, Vittorio Cristaudo

Usciva di casa, soprattutto nel pomeriggio, solo per timbrare il cartellino per poi farvi ritorno. In un caso aveva anche raggiunto i campi da tennis del dopolavoro ferroviario di Sant'Eufemia per assistere ad una partita per poi ritornare sul posto di lavoro, timbrare e fare ritorno a casa. Almeno è questa la ricostruzione degli spostamenti effettuata dalla Guardia di Finanza di Lamezia Terme nei confronti di Vittorio Cristaudo, dipendente dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, arrestato in flagranza di reato nel maggio del 2016 con l'accusa di truffa aggravata. 

Gli appostamenti

I militari delle fiamme gialle lametine gli stavano addosso da giorni documentando i suoi spostamenti: nelle giornate dell'8, del 13, del 14 e del 15 giugno del 2016 - soprattutto nel pomeriggio - lasciava la sua abitazione per recarsi agli ambulatori vaccinali di Sambiase e di Gizzeria, timbrare e poi tornare a casa. Fino al 15 maggio quando viene arrestato nella sua abitazione ed essere poi licenziato senza preavviso dall'Asp con l’accusa di aver falsamente attestato la propria presenza sul luogo di lavoro. 


Licenziato e reintegrato

Reintegrato poi dal Tribunale di Lamezia Terme, a cui Vittorio Cristaudo aveva fatto ricorso, che aveva ritenuto provati gli addebiti e tempestiva la reazione disciplinare ma sproporzionata. Il giudice di primo grado nell'annullare il licenziamento aveva valorizzato l’assenza di precedenti disciplinari del dipendente, le precarie condizioni salute personali perché affetto da sindrome ansioso depressiva a carattere reattivo con spunti fobici e le condizioni familiari in quanto la moglie è affetta da cecità parziale. Il licenziamento era stato annullato e l'Asp aveva anche dovuto versargli l'indennità sostitutiva per l'ingiusto licenziamento.

Sentenza ribaltata 

Il giudice di secondo grado oggi ribalta quella sentenza e accogliendo l'appello proposto dall'azienda sanitaria provinciale riforma la pronuncia del Tribunale di Lamezia Terme. La sezione Lavoro della Corte d'Appello di Catanzaro (presidente Emilio Sirianni, estensore Rosario Murgida) «conferma la valutazione che ha indotto l’azienda sanitaria a licenziare l’appellato tenendo conto della violazione, perpetrata con la sua condotta, dei principi di correttezza, buona fede e lealtà che devono presiedere all’esecuzione del rapporto di lavoro, del suo particolare ruolo professionale, dell’intensità dell’elemento volitivo, desunto dalla ripetizione dell'illecito nel breve arco di tempo sottoposto ad osservazione».

Condotta reiterata

Annotano i giudici che «le assenze sono state registrate in tutto il periodo di osservazione da parte della polizia giudiziaria: nei quattro giorni in cui si ha evidenza delle indagini, il medico è sempre stato colto a falsificare la sua presenza in ufficio e, in ben tre occasioni su quattro, l’assenza si è protratta per l’intero turno pomeridiano. La condotta fraudolenta risulta quindi reiterata e, nelle ultime tre occasioni, continuativa. Inoltre, non è stata momentanea, perché nelle giornate dell’8 giugno, del 13 e del 15 giugno, il medico si è assentato per l’intera durata del turno pomeridiano, avendo però cura di timbrare il cartellino marcatempo all’inizio e alla fine del turno».

Problemi di salute

E aggiungono: «Le compromesse condizioni di salute mentale del dirigente medico sono risalenti nel tempo e gli hanno dato diritto ad essere esentato da prestazioni più gravose, per essere destinato all’ufficio igiene dell’ospedale di Lamezia Terme sino al 2004 e, da allora, al servizio vaccinazioni del dipartimento di prevenzione. Né risulta che la patologia psichiatrica che lo affligge gli abbia impedito di prestare la sua attività lavorativa, giacché le assenze sono state registrate solo nei turni pomeridiani, non anche in quelli mattutini, ed egli è sempre stato comunque in grado di recarsi a timbrare l’ingresso e l’uscita nei turni di servizio pomeridiano».

In farmacia per difficoltà respiratorie

«Né ha spiegato perché la sua condizione di stress gli abbia impedito di avvertire l’azienda delle assenze alle quali era costretto, preferendo invece tacerle e, anzi, attestando falsamente la sua presenza in servizio. A tale riguardo, giustamente l’Asp si duole della sottovalutazione della condotta tenuta dal dirigente medico nel pomeriggio dell’8 giugno 2016, allorché, rientrato a casa subito dopo aver registrato l’inizio del turno pomeridiano, si era poi recato in farmacia e di seguito in un circolo di tennis, senza avvertire l’azienda del suo allontanamento - che asseritamente era dovuto alla necessità di “acquistare farmaci per uso personale e di rilassarsi rispetto all’ambascia respiratoria”».

Cause familiari

«Anche le gravi condizioni di disagio e sofferenza familiare risalgono nel tempo e non si sono dimostrate, nel corso degli anni, incompatibili con l’esecuzione di una prestazione professionale apprezzata e riconosciuta dall’azienda. Né può ritenersi giustificata la scelta del dirigente, rispetto all’eventuale improvviso aggravarsi di quelle stesse disagiate condizioni, di non segnarle all’azienda allo scopo di fruire di permessi, aspettative o congedi che certo non gli sarebbero stati negati per consentirgli di fronteggiarle. Non si spiega perché ha invece preferito ridursi unilateralmente l’orario di servizio, così da non lavorare di pomeriggio, facendo artatamente risultare il contrario».

Danno all'Asp

Infine, il giudice rileva che: «Il pregiudizio che con la sua condotta ha arrecato all’azienda non è solo quello economico, che di certo ha un suo rilievo giacché coincide con il corrispettivo che il dirigente ha percepito per le ore in cui non ha lavorato, ma si apprezza soprattutto per l’incidenza che la sua condotta fraudolenta ha avuto sul rapporto fiduciario che lega ogni dipendente pubblico all’amministrazione e che è ancora più intenso rispetto a coloro che rivestono, come nella specie, una qualifica elevata e connotata da una peculiare professionalità in un ambito, come quello della tutela della salute pubblica».

Giornalista
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