Migrante ucciso, svolta nell'inchiesta. Indagato un 43enne di San Calogero

La Fiat Panda e gli indumenti dell'uomo già sequestrati la notte dell'omicidio. Il provvedimento di garanzia notificato dai carabinieri della Compagnia di Tropea. L'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia NOME-VIDEO

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di Redazione
5 giugno 2018
16:01

Svolta nelle indagini sull’omicidio del maliano Soumaila Sacko, il 30enne ucciso il 2 giugno scorso a San Calogero. Nel corso del pomeriggio i carabinieri della Compagnia di Tropea e della Stazione di San Calogero hanno notificato ad Antonio Pontoriero (difeso dall'avvocato Franco Muzzopappa, importante penalista del Foro di Vibo), 43 anni, del luogo, un avviso di garanzia con contestuale notifica di accertamenti tecnici non ripetibili. Procede la Procura di Vibo con il pm Luca Ciro Lotoro. 


Le indagini proseguono per chiarire tutti gli aspetti della vicenda e, soprattutto, chiarire il grado di coinvolgimento dell'indagato nel fatto di sangue nel quale potrebbero aver agito anche altre persone. La vittima era un attivista del sindacato di base con regolare permesso di soggiorno e dimorava nella tendopoli di San Ferdinando. Si era recato in bicicletta nell'area dell'ex fornace "La Tranquilla" per prelevare dei vecchi ferri abbandonati quando insieme a due connazionali è stato fatto oggetto di colpi di fucile sparati da una persona lì appostata e che si è poi allontanato probabilmente a bordo di una Fiat Panda, già sequestrata la notte stessa dell'omicidio insieme agli indumenti dell'indagato.



Lo zio di Antonio Pontoriero, Francesco Pontoriero, è uno degli ex soci della Fornace - fabbrica di laterizi dismessa - e si trova attualmente sotto processo nato dall'operazione "Poison" della Procura di Vibo del 2011 sullo smaltimento illegale di rifiuti industriali tossici e pericolosi. L'intera area è sottoposta dal 2011 a sequestro giudiziario. Antonio Pontoriero negli ultimi tempi aveva aperto un negozio di laterizi a San Calogero, al centro di alcune contestazioni da parte del Comune.


Il padre di Antonio, di nome Fortunato, titolare di una ditta, è un soggetto noto alle forze dell'ordine. Due fratelli di Fortunato, e quindi zii di Antonio Pontoriero, vengono ritenuti dagli investigatori come vicini al clan Mancuso di Limbadi. Un cugino omonimo di Antonio Pontoriero, è stato ucciso nel novembre del 1995 all'età di 16 anni insieme ad altre due persone (di 23 e 26 anni) mentre si trovava all'interno di un bar a San Calogero a due passi dal Comune. Un raid punitivo per il presunto furto di un'autoradio commesso da alcuni soggetti di Limbadi poi arrestato.

 

Emerge dunque come i Carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia unitamente a quelli di Tropea, che conducono le indagini coordinati dalla Procura della provincia, abbiano acquisito sin dall'inizio elementi utili per fare luce sul caso.

 

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