Muore dopo il parto a Cetraro, Papa (Idm): «Siamo tutti condannati»

L'esponente provinciale di Italia del Meridione: «Mi auguro che i rappresentanti istituzionali mettano in campo ogni azione a tutela della propria gente. Oggi più che mai è necessario alzarsi in piedi e far valere la dignità ed il rispetto per la vita, questa ennesima morte che grida vendetta, non può essere resa vana da una complice indifferenza»

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di Francesca  Lagatta
19 luglio 2019
13:23
Raffaele Papa
Raffaele Papa

«Nel 2019 a Cetraro, in Calabria, in un ospedale pubblico, una mamma di 35 anni muore per emorragia dopo aver dato alla luce un figlio, sembra di essere ritornati a 50 anni fa o peggio. Qui siamo condannati a morte». Sono le parole di Raffaele Papa, consigliere comunale di minoranza a Tortora e coordinatore provinciale di Italia del Meridione, già impegnato da quasi un decennio sul fronte della difesa del diritto alla salute nella zona del Tirreno cosentino e autore di numerose denunce. Il riferimento, ovviamente, è alla tragica sorte di Santina Adamo, la giovane mamma deceduta due ore dopo il parto all'ospedale di Cetraro.

«Siamo tutti colpevoli»

«In un comprensorio che in questo periodo fa registrare circa 200 mila presenze tra turisti e residenti - dichiara Papa - un presidio sanitario non può e non deve, essere privo di medici chirurghi e sacche di sangue, nessuna giustificazione è plausibile». L'esponente Idm continua: «Vorrei capire cosa bisogna aspettare ancora, per risvegliarci dal profondo sonno della rassegnazione che ci fa tutti colpevoli, ammesso che ci sia qualcosa capace di ridestarci».


L'appello alle istituzioni

«Mi auguro che i rappresentanti istituzionali, non solo del territorio ma dell’intera Calabria, oltre ad un minimo  di orgoglio mettano in campo ogni azione a tutela della propria gente - conclude il consigliere -. Oggi più che mai è necessario alzarsi in piedi e far valere la dignità ed il rispetto per la vita, questa ennesima morte che grida vendetta, non può essere resa vana da una complice indifferenza. Se non lo fanno loro, occorre che i cittadini tutti mettano mano ai forconi».

 

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