‘Ndrangheta: chieste cinque condanne per l'omicidio del boss Fortunato Patania

Le richieste in Assise a Catanzaro nel processo che vede imputati i Piscopisani del delitto che ha scatenato una guerra di mafia nel Vibonese
di G. B.
25 gennaio 2018
15:30

Cinque dure richieste di condanna per l’omicidio del boss di Stefanaconi Fortunato Patania, ucciso il 18 settembre del 2011 nella Vallata del Mesima, all’interno della sua Stazione di carburanti con annesso ristorante (la “Valle dei Sapori”), sono state avanzate dalla Dda di Catanzaro dinanzi alla Corte d’Assise.

 


Queste le richieste di pena: ergastolo con isolamento diurno per Rosario Battaglia, 34 anni di Piscopio; ergastolo con isolamento diurno per Rosario Fiorillo, 29 anni di Piscopio; ergastolo con isolamento diurno per Francesco La Bella, 45 anni di Piscopio; ergastolo con isolamento diurno per Salvatore Tripodi, 47 anni di Portosalvo; 21 anni e mesi 4 di reclusione per Michele Pietro Russo, 29 anni, di Piscopio.  Per tutti la pesante accusa di concorso in omicidio con l’aggravante della premeditazione e le finalità mafiose.

 

Alla già solida impalcatura accusatoria messa in piedi dalla Dda di Catanzaro con il supporto della Squadra Mobile si sono aggiunte anche le dichiarazioni di Raffaele Moscato di Vibo Marina, killer dei Piscopisani che ha confessato di aver materialmente eseguito l’omicidio insieme a La Bella. Il collaboratore di giustizia - che ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato - ha descritto nei dettagli l’omicidio di Fortunato Patania, ucciso in risposta al delitto avvenuto 48 ore prima ai danni dell’agricoltore di Piscopio Mario Michele Fiorillo, parente di Rosario Fiorillo e Rosario Battaglia.

 

Ad organizzare l’agguato sarebbero stati Rosario Battaglia, Rosario Fiorillo e Salvatore Tripodi, mentre Rosario Fiorillo e Michele Russo sono accusati di aver prelevato i killer una volta ultimata l’azione di fuoco. L’omicidio di Fortunato Patania ha innescato la guerra di mafia fra il clan Patania ed i Piscopisani terminata solo grazie agli arresti ordinati dalla Dda di Catanzaro nell’ottobre del 2012. 

 

G.B.

Giornalista
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