Pesce gratis e soldi ai ragazzini: ecco come i Piscopisani si facevano benvolere dal paese

VIDEO | Come racconta il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato il clan teneva particolarmente a non essere mal visto nel paese di Piscopio e anche a Vibo Marina. E poi contrasti con i Piperno, i fidanzamenti decisi da Rosario Battaglia ed il vigile urbano pestato 

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di G. B.
23 aprile 2019
11:09

Acquisire consenso sociale per essere ben voluti dalla popolazione e sostituirsi alla legge nelle controversie private. Il clan dei Piscopisani teneva particolarmente a non essere mal visto nel paese di Piscopio ed anche a Vibo Marina. In particolare, Rosario Battaglia che - a detta del collaboratore di giustizia, Raffaele Moscato - non disdegnava a regalare soldi ai ragazzini a Piscopio sino a 50 euro. 

 


“I Piscopisani intervengono in ogni caso al posto della legge - spiega il collaboratore - per problemi di terreni, rapporti di vicinato, per risolvere questioni derivanti da debiti, per sconti in negozi come Artusa o Bongiovanni a Vibo”. E non mancava neanche la distribuzione del pesce a Piscopio. Pesce estorto alla cooperativa dell’imprenditore Francesco Ceravolo di Vibo Marina, sino ad accumulare “debiti” mai saldati per dodicimila euro di pesce. Calamari, gamberoni e pesci di ogni tipo, presi a cassette, caricati in sacchi neri e poi distribuiti gratis a Piscopio. “Davamo il pesce a tutti nel paese - ricorda Moscato - alle signore ed ai vecchietti, mentre Battaglia dava anche 50 euro ai ragazzini per andarsi a comprare il gelato. A Piscopio avevamo così sempre dei ragazzi o comunque tutti quelli che passavano, tutto il paese, anche le signore, pure i ragazzini di 12 anni sulle biciclette, che ci avvisavano se passava qualche volante o auto civette delle forze dell’ordine. Conoscevamo pure le targhe delle macchine civetta. I Piscopisani comandano a Piscopio - continua ancora Moscato perché sono ben voluti da tutti, Rosario Battaglia in particolare veniva pure incaricato di risolvere i problemi di fidanzamento quando i genitori non volevano.Quando il padre non voleva, andava Rosario Battaglia con un fiasco di vino di cinque litri, mangiavano e tutto si risolveva. Lui era in grado di sistemare le cose e così è successo per i fidanzamenti di Rosario Fiorillo e di Michele Fiorillo”.

 

Raffaele Moscato ricorda quindi un episodio specifico, quando un vigile urbano di un paese del Vibonese aveva denunciato lo stesso Moscato per un’aggressione con il casco della moto spaccato in faccia. “Porta ancora la cicatrice sul viso il vigile urbano - spiega il collaboratore - ma non sono stato io a commettere il fatto, bensì Rosario Fiorillo. Il vigile ha però denunciato me ed il suocero del vigile è andato da Battaglia a dirgli non solo che era stato colpito un uomo che indossa la divisa, ma anche per dirgli che la figlia avrebbe lasciato il fidanzato se non avesse ritirato la denuncia”. Denuncia poi effettivamente ritirata, tanto che Moscato dopo una sola notte di carcere è stato liberato. “So anche che dopo i due fidanzati si sono lasciati di nuovo per altri motivi - aggiunge Moscato - ed il vigile ha ripresentato la denuncia contro di me, tanto che sono per questo sotto processo. Recentemente persone vicine ai Piscopisani hanno incendiato la macchina di altro vigile, ma volevano incendiare la sua”. Per evitare di finire denunciati, quindi, la strategia di Rosario Battaglia sarebbe stata quella di “comportarsi bene anche con le persone estorte, per conquistare la benevolenza di tutti. Infatti noi non venivamo mai denunciati e in caso di retate o mandati di arresto, c’era sempre chi poteva ospitarci a casa loro”. A Piscopio il clan non sarebbe andato d’accordo solamente “con i Piperno - conclude Moscato - ma quelli erano chiusi a casa ormai. Una volta comandavano loro, ma tanto tempo prima”. 

 

Moscato ricorda così l’estorsione che sarebbe stata portata a termine anche con l'aiuto di Michele Piperno, alias “U Tanguni”, indicato come il vecchio boss di Piscopio, al Diproshop di Vibo Marina, con i soldi poi distribuiti pure a Rosario Battaglia, Rosario Fiorillo e Nazzarenio Fiorillo. “Dopo la prima volta - aggiunge Moscato - questa estorsione è stata abbonata, non più richiesta dai Piscopisani, perché non volevano che pagava più il Diproshop in quanto i proprietari Fiorillo erano parenti di Michele e di Rosario Fiorillo e poi era una cosa per farci volere bene dal popolo”. Già, il consenso sociale, quello che per Rosario Battaglia era diventato un “chiodo fisso”. L’estorsione al negozio Special Deters Shop di Vibo Marina ha poi trovato riscontri, secondo anche la denuncia della parte offesa, a carico di Nazzareno Fiorillo, alias “U Tartaru”, arrestato ora nell’operazione “Rimpiazzo” quale capo del locale di ‘ndrangheta di Piscopio.    

 

Giornalista
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