'Ndrangheta in Lombardia, sequestro beni al boss per oltre 1,2 milioni

Secondo gli inquirenti troppo evidente la differenza tra il reddito dichiarato e lo stile di vita sostenuto. Sigilli anche ad un'azienda agricola per Bartolomeo Iaconis, già condannato per mafia negli anni '90 e con un processo in corso per omicidio

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di Redazione
6 luglio 2020
13:44
Immagini di repertorio
Immagini di repertorio

Beni per oltre 1,2 milioni di euro sono stati sequestrati dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano a Bartolomeo Iaconis, 61 anni, storico boss della 'ndrangheta in Lombardia, già condannato negli anni '90 dopo l'operazione 'Fiori della notte di San Vito' e con un processo in corso per omicidio a Como. Su richiesta della Dda del capoluogo lombardo, guidata da Alessandra Dolci, gli è stata applicata anche la sorveglianza speciale per 3 anni e 6 mesi.

Nel provvedimento dei giudici vengono riportati anche atti di indagini che nel corso degli anni hanno visto coinvolto Iaconis, capo della locale di Fino Mornasco (Como). Quel che si legge è che «scritti che riportano le formule prescritte per l'affiliazione o per il conferimento delle 'doti' della 'ndrangheta» sono stati trovati in «possesso di Iaconis» già nel 1979, quando aveva 21 anni. Nel '94 era stato arrestato nello storico maxi blitz contro la 'ndrangheta al nord 'Fiori della notte di San Vito'. Nel '98 era uscito dal carcere e ci è tornato lo scorso anno per l'omicidio del 2008 di Franco Mancuso, nel Comasco, grazie alla riapertura delle indagini in seguito alle dichiarazioni di un collaboratore.  


 

Tra i beni oggi confiscati, conti correnti e una trentina tra immobili, soprattutto nel Comasco, terreni e boschi. Confiscati anche 55mila euro trovati in una intercapedine dentro un muro e l’azienda agricola ‘Bart – Ranch’ con sede ad Appiano Gentile (Como), compresi stalloni, puledri e altri cavalli, ma anche bovini, pecore e capre. I giudici parlano di «una evidente sperequazione fra redditi dichiarati e stile di vita» del boss e spiegano che la sua pericolosità non è «mai venuta meno nel tempo», dagli anni '70 ad oggi ha continuato «ad agire a favore dell'organizzazione mafiosa 'ndrangheta, di cui ha continuato a far parte», nella cui «compagine ha sempre avuto ruoli decisionali e di potere».

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