'Ndrangheta, fatta luce su due omicidi: cinque arresti tra Calabria e Lombardia

L'indagine segue l'operazione Stige e ha permesso di risalire ai responsabili dei delitti Pirillo e Aloisio avvenuti a Cirò e Legnano

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di Redazione
28 maggio 2019
09:48

Cinque persone sono state colpite da provvedimenti cautelari, emessi dai gip dei Tribunali di Milano e Catanzaro, accusate di omicidio aggravato dalle finalità mafiose. L'indagine, svolta in stretta sinergia e costante coordinamento dalla procure distrettuali di Milano e Catanzaro – segue  l’operazione Stige condotta dai carabinieri del Ros nel gennaio del 2018 (che ha disarticolato la “locale” di ‘ndrangheta di Cirò), che ha consentito di dare nuovo impulso alle indagini in ordine agli omicidi di Vincenzo Pirillo e Cataldo Aloisio, verificatisi rispettivamente il agosto 2007 a Cirò Marina (Kr) e il 27 settembre 2008 a Legnano (Mi). Gli investigatori hanno accertato come i due delitti, maturati in seno al sodalizio cirotano e decisi dai vertici della locale di Cirò Marina, fossero tra loro strettamente collegati e finalizzati al mantenimento degli equilibri interni all’organizzazione. La misura cautelare è stata notificata a Silvio Farao, Cataldo Marincola, Vincenzo Rispoli, Vincenzo Farao e Giuseppe Spagnolo.


L’omicidio in territorio lombardo, affidata al capo della locale di Legnano, ha confermato che le due locali di ‘ndrangheta (operanti, rispettivamente, sul territorio di Cirò Marina e Legnano) erano strettamente collegate ed operino in stretta sinergia, come già accertato da sentenze definitive.  Dalle ordinanze dei gip di Milano e Catanzaro emerge, in particolare, che l’eliminazione di Pirillo – per un periodo reggente della cosca – veniva stabilita (da Cataldo Marincola e Giuseppe Spagnolo) ed eseguita da Spagnolo per punirne l’impropria gestione delle casse del clan, avendo lo stesso Pirillo anteposto i propri interessi al mantenimento delle famiglie dei detenuti. L’omicidio di Aloisio – nipote di Pirillo – venne conseguentemente deliberato (da Farao e Marincola) ed eseguito (da Rispoli  e Farao) per il timore di una sua vendetta, che avrebbe inevitabilmente destabilizzato gli equilibri dell’associazione mafiosa


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