Presidio di legalità

Ucciso dalla ’ndrangheta, a Paola nasce un Centro studi intitolato a Pompeo Panaro

VIDEO | Commerciante ed esponente politico della cittadina tirrenica, fu assassinato nel 1982. Ora con l’iniziativa a lui dedicata, presieduta dall’ex magistrato antimafia Antonio Ingroia, si mira a indirizzare le nuove generazioni al rispetto della legalità 

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di Francesco Frangella
14 marzo 2023
10:50

Dinnanzi ad una folta rappresentanza di associazioni, movimenti, consiglieri comunali e cittadini, è nato a Paola il Centro studi Pompeo Panaro (CSPP) che, ospitato nei locali della sede Auser accanto al Santuario regionale di San Francesco, si propone di essere un presidio di legalità, dove la memoria e la formazione faranno da bussola alle nuove generazioni, per evitare le secche dell’indifferenza e della devianza rispetto ai valori della legalità e del rispetto.

Su impulso di Paolo Panaro, figlio di colui alla cui memoria il Centro è dedicato, l’iniziativa ha preso corpo definitivamente lo scorso venerdì, con una cerimonia sobria e pregnante di indicazioni per il prosieguo delle attività.


Pompeo Panaro è una delle vittime che a Paola figurano nel triste elenco degli innocenti ammazzati dalla mafia, fu un commerciante brillante, un padre di famiglia premuroso e un consigliere comunale integerrimo che, proprio per alcune sue prese di posizione, finì nel mirino della consorteria di ‘ndrangheta che, dalla seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso, imperversò nella città del Santo, lasciandosi alle spalle una lunga scia di sangue.

Presieduto dall’ex magistrato antimafia Antonio Ingroia, il centro sarà guidato localmente dall’avvocato Gianluca Maio, che insieme a Paolo Panaro ha illustrato mission e obiettivi da perseguire, avvalendosi anche della collaborazione delle associazioni Auser e Goel e del movimento politico-culturale Rete dei Beni Comuni.

«A distanza di tanti anni, l’apertura del Centro Studi rappresenta il coronamento di un impegno che non ha mai subito flessioni – ha detto Paolo Panaro – perché ancora oggi sulla vicenda che riguarda mio padre sussistono troppe zone d’ombra su cui sarebbe opportuno fare luce. Questa iniziativa – ha concluso – s’incastona nel solco della partecipazione attiva al contrasto alla mafiosità, che spesso è un atteggiamento col quale in troppi riescono a convivere».

«Aiutare le nuove generazioni ad operare discernimento tra ciò che è e ciò che è stato – ha aggiunto l’avvocato Gianluca Maio – è il modo migliore per prepararsi ad un vero cambiamento. Sono onorato di essere parte attiva in questo processo, al quale con entusiasmo ha aderito anche l’avvocato Antonio Ingroia, che nella sua veste di magistrato tanti colpi ha inferto alle consorterie criminali che agiscono nel nostro Paese».

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