Lo scorso mese di aprile la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio a un nuovo giudizio del Tribunale del Riesame di Catanzaro, l’ordinanza del gip che ordinava l’arresto di Francesco Seminara, sindaco di Casabona, nel Crotonese, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso. Con queste accuse Seminario era finito in carcere nell'ambito dell'operazione Nemesis contro la 'ndrina di Casabona il 4 ottobre 2024, che portò all'arresto di dieci persone tra le quali anche un assessore.

Già il Riesame, il 24 ottobre, aveva annullato la misura cautelare nei confronti di Seminario, difeso dall’avvocato Giuseppe Napoli, relativamente all'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa ma aveva confermato la sussistenza degli indizi per quanto riguarda l’accusa di voto di scambio concedendo al sindaco, che nel frattempo si è dimesso dalla carica, gli arresti domiciliari. La Suprema Corte rileva che siano fondate anche «doglianze con le quali il ricorrente ha contestato la configurabilità del delitto di scambio elettorale politico-mafioso».

Secondo la Cassazione Seminario «nello svolgimento del mandato, non ebbe affatto un atteggiamento di favore verso Tallarico (Carlo Mario Tallarico, presunto reggente dell’omonimo clan, ndr), non solo perché durante il suo mandato nessun incarico fu mai affidato alle ditte riconducibili alla famiglia Tallarico, ma anche perché, come documentato, il Comune di Casabona resistette in giudizio alle pretese creditorie del Tallarico relative a lavori eseguiti per conto dell’ente». Non solo. La condotta di Seminario, dice la prima sezione penale della Cassazione, «non è stata accondiscendente, ma pienamente rispettosa della legge».

Secondo l’accusa sono tre i principali elementi alla base dell’accusa di voto di scambio: i colloqui intercettati tra Luigi Gagliardi, esponente del sodalizio mafioso, e sua moglie, la telefonata intercettata il 18 settembre 2021 tra l’indagato ed il barbiere, e i colloqui intercettati tra Luigi Gagliardi (uno dei presunti affiliati, ndr) e la moglie subito dopo la vittoria di Seminario.

Sulla base di questi elementi, l’accusa era che «Tallarico, per il tramite di Francesco De Paola, prometteva sostegno elettorale a Seminario, e costui accettava tale promessa; contestualmente, grazie all’opera di Luigi Gagliardi, il sostegno elettorale veniva speso anche nei confronti di Anselmo De Giacomo. I politici, del tutto consapevoli della natura dell’accordo, in virtù della evidente caratura mafiosa degli interlocutori, accettavano la promessa elettorale».

Ma secondo la Corte di Cassazione per quanto riguarda i colloqui in carcere tra Gagliardi e la moglie «occorre innanzitutto rilevare che l’enfatizzazione di alcuni passaggi di quei colloqui trascura di considerare che, come dedotto dal difensore e come nitidamente si evince da alcune frasi degli interlocutori, Seminario ha assistito la signora in alcune pratiche legali, sicché ai più significativi brani estrapolati dagli inquirenti può legittimamente darsi una diversa chiave di lettura, rispetto alla quale esisteva un puntuale dovere motivazionale…».

Quanto alla telefonata intercettata il 18 settembre 2021 tra Seminario ed De Paola, la difesa ha prodotto una trascrizione nella quale «si evince che inizialmente i due parlavano dei rapporti tra Seminario e Salvatore Palmieri (senza che, peraltro, possa dirsi che in quel colloquio il De Paola “rassicura” Seminario “del fatto che Salvatore Palmieri (non indagato, ndr), parente di Tallarico, non si sarebbe candidato in qualità di consigliere comunale a supporto della lista del candidato sindaco avversario Domenico Capria (non indagato, ndr)”, come è erroneamente indicato nell’imputazione provvisoria: in proposito, colgono nel segno le censure difensive, dovendosi rilevare che quel colloquio è intervenuto due settimane prima delle elezioni, e dunque a liste elettorali chiuse da tempo, quando era già assodato e noto a tutti che Palmieri non si era candidato, in conseguenza, peraltro, di una decisione che egli aveva pubblicamente spiegato essere stata motivata da ragioni personali e politiche), e solo dopo che il Seminario pronunciava la frase “comunque poi, sì ma dopo le elezioni, poi dopo facciamo quello che dobbiamo fare” (frase che, dunque, pare essere riferita esclusivamente al percorso di riavvicinamento politico che avrebbe potuto condurre il Palmieri a svolgere un ruolo nella coalizione guidata dal Seminario) il De Paola, rispondendo alla domanda del Seminario se il Tallarico fosse “tranquillo”, gli riferiva che il Tallarico era “tranquillissimo” e lo avrebbe senz’altro sostenuto (“Luigi sostiene te e basta .. tutta la famiglia, tutti, ha già dato disposizioni a tutti”), informazione alla quale il Seminario replicava affermando due volte “va bene, faccia quello che vuole” (frase non riportata nelle trascrizioni della polizia giudiziaria) e troncando immediatamente la conversazione (“poi ci sentiamo, ho gente”)».

Infine, per quanto riguarda i colloqui intercettati tra Gagliardi e la moglie «subito dopo la vittoria del Seminario e l’elezione del candidato consigliere comunale Anselmo De Giacomo, come si è già visto, è lo stesso tribunale del riesame a escludere che Seminario “conoscesse la appartenenza mafiosa di Gagliardi”, sicché anche questo elemento va rivalutato al fine di superare la contraddittorietà della motivazione, tenendo, peraltro, presente che, come correttamente dedotto dalla difesa, Seminario non risulta essere mai stato coinvolto né chiamato in causa nei colloqui intercettati dai quali si ricava l’impegno di Gagliardi e della moglie per portare voti al candidato De Giacomo». Secondo gli ermellini, dunque, è necessario che la valutazione dei giudici distrettuali venga rinnovata tenendo conto di queste considerazioni.