Corsa a tre

Non c’è solo Gratteri, in lizza per la Direzione nazionale antimafia anche Melillo e Russo: ecco i loro profili

Le relazioni relative agli altri due magistrati che si contendono con il procuratore di Catanzaro la guida della Dna. Ora toccherà al Plenum decidere nell'assemblea convocata per il 4 maggio

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di Antonio Alizzi
29 aprile 2022
16:22
Da sinistra: Giovanni Melillo e Giovanni Russo
Da sinistra: Giovanni Melillo e Giovanni Russo

Non c’è solo Nicola Gratteri a concorrere per la procura nazionale antimafia. La quinta commissione, infatti, ha espresso due voti (Antonio D’Amato di Magistratura Indipendente e Alessio Lanzi, laico di Forza Italia) per il magistrato nazionale antimafia Giovanni Russo e un voto (quello del consigliere togato Alessandra Dal Moro di AreaDg) per il procuratore capo di Napoli, Giovanni Melillo.

La carriera in magistratura di Giovanni Russo, come spesso accade per le toghe originarie della Campania, inizia in Calabria, precisamente a Castrovillari, quando assume le funzioni di Pretore. È il 1987. Poi il 19 settembre del 1988 diventa sostituto procuratore alla Procura di Napoli; nel 2002 passa come “fuori ruolo” presso la Commissione parlamentare antimafia; nel 2009 arriva, in qualità di sostituto procuratore, alla Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo; nel 2016 il Plenum del Csm lo promuove quale procuratore nazionale aggiunto, ovvero braccio destro di Federico Cafiero de Raho.


Il giudizio del Consiglio giudiziario di Roma su Giovanni Russo

Il 26 gennaio 2022 il Consiglio giudiziario di Roma ha espresso parere favorevole nei confronti del magistrato Giovanni Russo, scrivendo che “vanta una vasta e consolidata preparazione giuridica ed elevate capacità professionali, tra le quali equilibrio, imparzialità e ottime doti organizzative nell’esercizio delle sue funzioni, che svolge con equilibrio e costante serenità di giudizio, ha dimostrato senso del dovere, puntualità e dedizione nello svolgimento delle funzioni, distinguendosi per un produttività sempre elevata e per la tempestiva redazione dei provvedimenti, che si caratterizzano per completezza in fatto ed in diritto, chiarezza espositiva e elevata logica; ha sempre dimostrato grande interesse per l'aggiornamento dottrinario e giurisprudenziale e ottime capacità di utilizzo e studio approfondito di tutti gli strumenti informatici a disposizione ed è stato designato dal Csm magistrato referente per l’informatica per la DNA; ha svolto con grande impegno senso del dovere le funzioni di collegamento investigativo e coordinamento con i Distretti a lui delegati nonché le funzioni di responsabile nazionale del sistema SIDDA/SIDNA”.

Nella relazione a firma del consigliere togato Antonio D’Amato viene evidenziata anche la nota di merito dell’ormai ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, il quale ritiene che “non possono tacersi le doti - dimostrate nella massima misura - di assoluta integrità morale, piena maturità, operosità e diligenza indiscutibili, alta preparazione giuridica e professionale; inoltre, gli vanno riconosciute sperimentate, specifiche e concrete attitudini organizzative, nonché acume investigativo, equilibrio, indipendenza, imparzialità di giudizio, riservatezza, puntualità, alto senso del dovere e profondo rispetto istituzionale”.

Inoltre, si legge nel documento, “Il prezioso bagaglio culturale del magistrato risulta infine documentato dall’attività di approfondimento scientifico svolta nel corso dell’intera carriera, quale docente e autore di pubblicazioni scientifiche, oltre che relatore ad incontri di studio. Come puntualmente risulta documentato nell’auto-relazione, numerosissime nel corso dell’intera carriera sono state le docenze espletate dal dott. Russo in diverse e prestigiose università italiane, in tema di criminalità organizzata e contrasto ai fenomeni mafiosi, informatica giuridica (dal 2001), diritto processuale penale, diritto penale ed europeo”. Lungo l’elenco degli incarichi organizzativi avuti nel corso della sua carriera soprattutto in tema di innovazione tecnologica.

Le inchieste condotte dal magistrato Giovanni Russo

Secondo Antonio D’Amato, il magistrato Giovanni Russo ha dato “ulteriore conferma di piena padronanza di tutti gli strumenti investigativi, compresi quelli più moderni e raffinati (attività rogatoriali in Svizzera, Tunisia, Liechtenstein ed in Eire) e di capacità di coordinare efficacemente i plurimi corpi specializzati incaricati delle indagini nonché organismi investigativi comunitari (UCLAF). Si evidenzia poi come le capacità investigative e l’impegno profuso hanno consentito al dott. Russo di porre “compiutamente in luce i meccanismi illeciti che per diversi anni hanno inquinato l’azione di buona parte degli organismi nazionali e comunitari preposti all’erogazione di benefici nel settore agricolo”.

Sul fronte delle organizzazioni camorristiche “Russo ha sviluppato la sua sapiente opera di contrasto nei confronti di clan operanti in aree diverse del distretto: hinterland napoletano, Avellino Benevento e, da ultimo, area casertana. La capacità e la preparazione raggiunta hanno consentito al dott. Russo di sviluppare egregiamente i rapporti con autorità giudiziarie e di polizia straniere, rapporti estrinsecatisi in formali commissioni rogatorie e in scambi di informazioni tra autorità investigative (il riferimento è alle Autorità giudiziarie e di Polizia di Germania, Francia, Spagna, Gran Bretagna)”. Senza dimenticare le inchieste contro i clan Nuzzo - Carusielli, Mariniello – Cammurristielli e De Sena.

Infine, nella relazione si evince che il magistrato Giovanni Russo “ha rafforzato la già solida partnership della DNA con l’INTERPOL, funzionale a rendere più efficace l’attività di contrasto al narcotraffico e l’attività di coordinamento delle investigazioni.  L’INTERPOL è chiamato a segnalare alla DNA allarme precoci e ogni altro evento significativo registrato dalle agenzie di Law Enforcement e, più in generale, dalle autorità di altri Paesi, ovvero aventi carattere internazionale, circa investimenti esteri che coinvolgano soggetti italiani caratterizzati da profili di rischiosità oggettiva o soggettiva”. Per D’Amato e Lanzi, dunque, il curriculum di Giovanni Russo è prevalente rispetto a quello di Nicola Gratteri e Giovanni Melillo.

La relazione del consigliere Alessandra Dal Moro sul procuratore di Napoli Giovanni Melillo

Il percorso giudiziario di Melillo comincia nel 1987 (fino al 1991) alla Pretura di Barra prima e Napoli, poi, nel 1989 applicato anche alla Pretura Circondariale di Napoli - Sezione di Torre Annunziata. “Ha svolto funzioni requirenti e giudicanti nel settore penale, occupandosi, in particolare, di tutela penale del lavoro, dell’ambiente e del territorio, con specifico riferimento a gravi casi di lesioni personali derivanti da violazione delle norme in tema di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, di inquinamento idrico, lottizzazione abusiva, protezione del patrimonio storico- architettonico, illecita gestione di discariche di rifiuti speciali; reati contro il patrimonio, la persona e la famiglia” si legge nella relazione a firma del giudice Alessandra Dal Moro.

Dal 1991 al 1999, quale pm di Napoli, è stato, inizialmente, assegnato alla sezione “Criminalità comune", per poi passare ai reati contro la pubblica amministrazione e infine ai quelli di competenza della Dda. Una lunga esperienza che nel 2014 lo ha portato a diventare capo di Gabinetto del ministro della Giustizia Andrea Orlando, con l’intermezzo della procura generale di Roma, e infine la nomina a procuratore capo di Napoli giunta nel 2017.

Il magistrato Giovanni Melillo nel corso della sua carriera si è occupato anche di inchieste in stretto coordinamento con altre procure, tra le quali, Roma, Milano, Palermo, Salerno, Perugia, Genova, Reggio Calabria, Potenza e Torino. Così come per Gratteri, la relazione menziona una serie di operazioni: Vanacore+43, Alfieri-103, Alviani-87, Buglione e altri, Barone+20; Ferrara+13; Alfieri+15; Giugliano+35. Inoltre, scrive il consigliere togato Alessandra Dal Moro, “ha avviato e condotto le prime indagini riguardanti alcune cellule riconducibili al Fronte Islamico di Salvezza e ai Gruppi Islamici Armati, questi ultimi responsabili della sanguinosa campagna di attentati scatenatasi in Algeria e in Francia negli anni 1995-1996, nonché investigazioni inerenti alle successive aggregazioni terroristiche note come TahflrwalHidijria e Gruppo Salafita per la predicazione e il combattimento poi confluite nel circuito di Al Qaida per il Maghreb. Si è trattato di complesse indagini in relazione alle quali si è reso opportuno lo sviluppo di articolate richieste di cooperazione e di specifica assistenza giudiziaria internazionale (per le più significative delle quali è stata autorizzata dall’autorità rogata e dal Ministro di Grazia e Giustizia la partecipazione diretta del dott. Melillo) dirette all’acquisizione di elementi di prova mediante attività da compiersi all’estero (in Germania, Francia, Gran Bretagna, Belgio, Uruguay, Stati Uniti, Olanda, Svizzera, Austria, Venezuela, Algeria, Grecia, Argentina, Romania, Repubblica ceca)”.

Le indagini sulle stragi che hanno segnato la storia italiana

Si legge anche che Giovanni Melillo, Quale sostituto della DNA, è stato poi applicato “presso la Dda di Firenze, dal 2004 al 2006, per condurre le indagini preliminari relative alle stragi consumate in Roma, Firenze e Milano dal marzo 1992 al luglio 1993 (n. 398/2004/R.G.N.R.). Nell’ambito di tali indagini - avviate a seguito di specifico atto d’impulso predisposto dal dott. Melillo a conclusione di mirata attività di raccolta ed analisi informativa e indirizzate nei confronti, fra gli altri, del noto Bellini Paolo (di recente condannato dalla Corte d’Assise di Bologna per la strage del 2 agosto 1980) - venivano ricostruiti i delitti da lui commessi negli anni ’70, nell’ambito delle attività di destabilizzazione perseguite a fini eversivi dall’organizzazione neofascista Avanguardia Nazionale (fra esse, l’omicidio di Campanile Alceste, commesso nel reggiano il 12 agosto 1975), nonché i rapporti tenuti dal medesimo Bellini con i vertici di Cosa Nostra nei mesi precedenti le stragi del 1992, cui si collega la genesi della pianificazione della strategia terroristica realizzata nel 1993”. Non meno importati, secondo Alessandra Dal Moro, le sue capacità organizzative. Infine, “Quale procuratore della Repubblica di Napoli (dal 2.8.2017), oltre al coordinamento degli specifici settori DDA e Terrorismo, di cui si è detto, ha redatto il programma organizzativo della Procura della Repubblica di Napoli adottato con decreto n. 9 del 3 maggio 2021 (attualmente vigente), ufficio con 9 Procuratori Aggiunti, 102 Sostituti Procuratori, 107 Vice Procuratori Onorari”. 

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