Anche l’inchiesta sulla bancarotta di Mario Occhiuto partita dalle registrazioni di Morra?

La delega a indagare sul fallimento della Ofin attribuita dalla Procura di Cosenza al nucleo di polizia economico-tributaria nella stessa data in cui sono state acquisite le trascrizioni della conversazione carpita dal senatore pentastellato a Giuseppe Cirò, ex capo segreteria del sindaco di Cosenza, che ha poi dato il via all’indagine sulla “rimborsopoli” a Palazzo dei bruzi

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di Salvatore Bruno
15 maggio 2019
09:59
Mario Occhiuto, Giuseppe Cirò e Nicola Morra
Mario Occhiuto, Giuseppe Cirò e Nicola Morra

Non c’era solo il maresciallo Domenico Portella al comando della Guardia di Finanza di Cosenza, la sera del 20 febbraio 2018, quando il senatore Nicola Morra, nel pieno della campagna elettorale per le politiche, si è presentato in caserma per consegnare un dvd contenente la registrazione di un suo colloquio con Giuseppe Cirò, l’ex capo segreteria del sindaco Mario Occhiuto. Sul verbale di acquisizione del supporto magnetico compare anche la firma del tenente colonnello Michele Merulli, comandante del Nucleo di Polizia Economico-Tributaria, poi incaricato dal Procuratore Aggiunto Marisa Manzini, il giorno successivo, di trascrivere le conversazioni intercettate e di consegnarle entro il 26 febbraio. Attenzione alla data, perché proprio il 26 febbraio, lo stesso Merulli, sarà delegato dal sostituto Marialuigia D’Andrea, entrata in servizio a novembre dopo una fase di tirocinio, ad indagare sul fallimento della Ofin.

Quelle rivelazioni ancora coperte dal segreto istruttorio

Tra le confidenze carpite a Giuseppe Cirò nel salotto di casa Morra, c’erano dunque anche dei riferimenti alle presunte attività illecite delle società amministrate da Mario Occhiuto? E' quello che lasciano supporre le tempistiche, ma la conferma si potrà avere solo quando sulle trascrizioni verrà meno il segreto istruttorio. Com’è noto poi, Nicola Morra ha chiesto il distacco di Domenico Portella presso la propria segreteria di Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, e quello del Procuratore aggiunto Manzini in qualità di consulente a tempo pieno della Commissione stessa.


L'improvviso silenzio sui social

Certamente, Giuseppe Cirò, senza sapere di essere registrato, ha riferito al senatore di circostanze ritenute penalmente rilevanti: se avessero parlato del tempo o del sesso degli angeli, il senatore non ne avrebbe condiviso il contenuto con la Guardia di Finanza e con la Procura. Nel frattempo l’imboscata deve aver colpito e parecchio Giuseppe Cirò, improvvisamente scomparso dai social, almeno sotto la sua vera identità, e dove, da strenuo difensore di Mario Occhiuto, ne era diventato il critico più pungente. Come si ricorderà per anni è stato il braccio destro di Mario Occhiuto, finché questi non lo ha denunciato per le presunte creste sui rimborsi delle missioni, erogate dall'economato di Palazzo dei Bruzi. Vicenda nella quale poi Cirò ha tirato dentro anche lo stesso sindaco, iscritto in qualità di indagato nel medesimo procedimento.

Lo sdegno dei parlamentari forzisti

Roberto Occhiuto e Jole Santelli, intanto, hanno depositato una interrogazione al Ministro per l’Economia Giovanni Tria ed al Ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, nella quale, ripercorrendo le circostanze sopraesposte, chiedono se quanto emerso costituisca motivo ostativo per il trasferimento alle dipendenze della Commissione Antimafia di Portella e della Manzini, invocando anche l’apertura di procedimenti disciplinari per entrambi. Si registra poi la condanna di altri parlamentari forzisti, da Renato Brunetta, a Francesco Paolo Sisto, a Maurizio D’Ettore, per i quali Morra deve lasciare la Presidenza della Commissione Parlamentare Antimafia, avendo abdicato al rispetto delle regole del processo ed alla imparzialità che dovrebbe contraddistinguere questa delicata funzione.

Intreccio tra politica e giustizia

L’iniziativa di Nicola Morra, per quanto spregiudicata, assunta con l’ausilio, sia pure inconsapevole, di un indagato con l'intenzione di reperire elementi utili a colpire sul piano giudiziario un avversario politico, non incide però sulla sostanza di quanto successivamente accertato dalle fiamme gialle in merito alle attività della Ofin e alle operazioni economico-finanziarie che l’hanno condotta al fallimento. In sostanza, i presunti abusi di Morra e la presunta bancarotta fraudolenta di Mario Occhiuto altro non sono che due facce della stessa medaglia, due vicende con diversi lati oscuri, che sarà bene chiarire il prima possibile.

Giornalista
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