Operazione Katarion, le reazioni di politica e sindacati: «Un nuovo raggio di sole»

Soddisfatto il senatore di Italia Viva e sindaco di Diamante, Ernesto Magorno, apprezzamenti alla Dda di Catanzaro anche da parte dell'amministrazione comunale di Cetraro e dalla Cgil 

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di Francesca  Lagatta
10 marzo 2021
14:47

La nuova inchiesta della Dda di Catanzaro sulla costa tirrenica non ha lasciato indifferente il senatore di Italia Viva e sindaco di Diamante, Ernesto Magorno, che poco dopo aver appreso la notizia ha pubblicato un eloquente post sulla sua pagina Facebook: «Colpo alla ‘Ndrangheta con un’importante operazione contro il traffico di droga nell’Alto Tirreno cosentino. Grazie al Procuratore Nicola Gratteri e a tutte le forze impegnate per questo nuovo atto che rappresenta un nuovo raggio di sole».

L'inchiesta, denominata Katarion, ha sgominato un presunto giro di spaccio gestito dalla storica cosca dei Muto di Cetraro, la quale avrebbe usato i guadagni per il sostentamento dei carcerati.


Il plauso dell'amministrazione comunale di Cetraro

Anche l’amministrazione comunale di Cetraro del sindaco Ermanno Cennamo ha espresso apprezzamento «per l’efficace lavoro d’indagine che sta portando avanti con successo la Dda di Catanzaro, guidata Nicola Gratteri». Nella nota si legge ancora: «L’operazione Katarion svela uno scenario preoccupante sulla penetrazione della malavita organizzata nel tessuto sociale del Tirreno Cosentino. Il fenomeno del traffico degli stupefacenti costituisce motivo di preoccupazione per la nostra comunità e per i nostri giovani. Occorre mantenere alta la guardia e sostenere l’azione della Magistratura, che sta producendo uno sforzo notevole nella lotta contro la criminalità organizzata in Calabria». Ed in ultimo: «L’Amministrazione Comunale, da sempre impegnata a mantenere alto il vessillo della legalità, sostiene con forza la necessità per le Istituzioni di fare sinergia al fine di agevolare la bonifica sociale, indispensabile per la ripresa economica e produttiva della nostra città»

L'intervento della Cgil

La Cgil, in una nota a firma di Giuseppe Guido, Segretario Generale Comprensorio Pollino Sibaritide Tirreno, e Mimma Iannello, Responsabile Cgil Area Tirreno, scrive che «la ‘ndrangheta infetta il Tirreno ma non tutti ne colgono la gravità». Poi continua: «D’inchiesta in inchiesta si svela la portata di fenomeni corruttivi e della presenza della ‘ndrangheta nella comunità dell’Alto Tirreno cosentino». Ed ancora: «Quest’ultima operazione evidenzia, a riprova di chi fatica a guardare in fondo alla realtà locale, quanto la ‘ndrangheta della cosca Muto, era e continua ad essere ben presente nel territorio, ben operativa e ben protesa al controllo delle proprie attività criminali».

Il dramma della tossicodipendenza

«I risvolti dell’inchiesta - scrivono ancora gli esponenti della Cgil - evidenziano non solo i legami del clan Muto con altre articolazioni criminali operanti nella Locride quanto, la pervasività di traffici criminali che impattano sull’economia e sulla vita di tante famiglie che vivono il dramma delle tossicodipendenze e dell’estorsione. Un mercato di morte che arricchisce i potentati criminali ma che uccide e condiziona la vita economica e quella dei tanti giovani e delle famiglie devastate dalle conseguenze dell’uso di stupefacenti».

Famiglie esasperate

«E’ sconcertante però - scrivono ancora Iannello e Guido - che pezzi del territorio siano muti, sordi e ciechi di fronte ad una realtà che non va esorcizzata e nascosta ma denunciata quotidianamente. Ancor più in questa lunga fase di emergenza sanitaria da Covid in cui le famiglie, i giovani, il mondo del lavoro, le imprese, i commercianti, vivono condizioni straordinarie di solitudine, di paure, di precarietà e di incertezza. Emblematico che l’inchiesta sia partita dalla denuncia di una nonna disperata per la dipendenza del proprio nipote. Occorre impedire e vigilare a che il bisogno e le fragilità delle persone non diventino occasione di lucro per la ‘ndrangheta e per gli sciacalli delle crisi. Addirittura, trasformando giovani minorenni in pusher dello spaccio o consegnando pezzi di economia sana al giogo o al controllo mafioso».

La stoccata della Cgil all'antimafia calabrese

«E’ altrettanto sorprendente però - si legge ancora nel documento - che la Commissione antimafia calabrese non abbia fin qui avvertito l’opportunità di spendersi per denunciare il peso della ‘ndrangheta in questo pezzo di Calabria e indicare quali iniziative le istituzioni regionali abbiano fin qui attivato per drenare terreno alle cosche. Siamo sempre più convinti che l’attività politica di antimafia non si risolve con astratte nomine ma con la pratica ed il coraggio della buona amministrazione, della denuncia e con la promozione di una cultura capace di seminare il germe della legalità. In ogni campo».

L'impegno della Cgil

«La Cgil, troppo spesso voce solitaria di legalità, non ha mai smesso di accogliere come sanificatorie le inchieste della magistratura verso pezzi di pubblica amministrazione pervasi da collusioni e corruzione, a partire dal settore sanitario pubblico e privato e verso ogni attività di origine ‘ndranghetista o riconducibile a massonerie deviate come nelle ultime inchieste riguardanti una rete di professionisti dediti a procurarsi indebiti vantaggi a danno delle casse pubbliche tramite gare ed incarichi professionali truccati». Ed in ultimo: «Alla luce di quanto continua ad emergere sul territorio, la Cgil, convinta che il riscatto del Territorio parta dal lavoro contrattualizzato, dalla sana imprenditoria e dalla buona amministrazione, ribadisce la piena fiducia ed il proprio sostegno alle forze dell’ordine e alla magistratura impegnate nell’azione pervicace di bonifica del territorio».

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