I tre cavalieri spagnoli che fondarono ‘ndrangheta, mafia e camorra

VIDEO | Nell’ultima puntata di LaC Dossier si ripercorrono anche le origini storiche delle organizzazioni criminali. Ancora oggi i riti di affiliazione richiamano questo passato secolare avvolto dalla leggenda

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di Tiziana Bagnato
7 marzo 2020
12:25

Riti, rituali, nenie e leggende. Anche di questo sono fatte le mafie. Retaggi antichi, rispolverati non troppo di rado, ad affiancare un crimine organizzato sempre meno rustico e sempre più evoluto. È l’agosto del 2017 quando una delle sei vittime di quella che diverrà nota alle cronache come la strage di Duisburg fa bruciare un santino di San Michele Arcangelo con tre gocce del proprio sangue e fa giuramento di fedeltà alla ‘ndrangheta in nome dei tre cavalieri spagnoli Osso, Mastrosso e Carcagnosso.

I riti d'affiliazione 

Il ragazzo affonda le sue promesse di affiliazione nel ricordo e nelle figure dei tre cavalieri del Quattrocento che la leggenda vuole siano stati i fondatori della ‘ndrangheta, della camorra e della mafia. Erano fratelli i tre e la leggenda racconta fossero affiliati alla società cavalleresca La Garduna. Nelle rappresentazioni iconiche hanno tra loro una forte somiglianza, pizzetto e naso aquilino, spada in vista e cavallo bianco.


 

Il mito vuole che per vendicare l’onore perduto della sorella avessero lavato con il sangue l’onta e fossero poi stati condannati per omicidio a 29 anni,11 mesi e 29 giorni di carcere sull'Isola di Favignana, territorio appartenente alla corona di Spagna. Trent’anni di oblio agli occhi del mondo che cambiarono i tre cavalieri. Durante gli interminabili giorni avrebbero lavorato per stabilire le regole di una nuova società improntata all’onore e all’omertà votandosi a Gesù Cristo, San Michele Arcangelo e San Pietro.

I cavalieri spagnoli

Partiti dall’isola di Favigliana i tre si separano. Osso si fermerà in Sicilia dove fonderà la mafia, Mastrosso in Calabria dove fonderà la ‘ndrangheta, Carcagnosso in Campania dove creerà la camorra. Leggende, “fiabe”, di secoli e secoli fa che riecheggiano e rivivono tutt’oggi. «Giuro su quest'arma e di fronte a questi nuovi fratelli di Santa di rinnegare la società di sgarro e qualsiasi altra organizzazione, associazione e gruppo e di fare parte della Santa Corona e di dividere con questi nuovi fratelli di Santa la vita e la morte nel nome dei cavalieri Osso, Mastrosso e Carcagnosso. E se io dovessi tradire, dovrei trovare nello stesso momento dell'infamia, la morte», dice il giuramento di fedeltà dello ‘ndranghetista.

 

Mentre l’affiliato di ‘ndrangheta giura: «"Vi impongo, a nome degli anziani antenati nobili conti di Russia e cavalieri di Spagna che hanno patito ventinove anni di ferri e di catene, Osso, Mastrosso e Carcagnosso, di consegnare, se ne avete, tutte le armature bianche e al pari tutte le armature nere. Se le avete e non le consegnerete subito, quando verranno trovate, con queste stesse armature sarete praticati». Anche nel battesimo i tre cavalieri ritornano: «Battezzo questo locale santo, sacro e inviolabile nella stessa maniera nella quale lo hanno battezzato i nostri avi dai quali discendiamo: i cavalieri spagnoli Osso, Mastrosso e Carcagnosso. E se un tempo questo luogo era un posto comune, da questo momento diventerà un luogo santo, sacro e inviolabile. Se qualcuno non lo riconoscerà come tale ne pagherà le conseguenze con cinque zaccagnate (coltellate n.d.a.) nella spina dorsale, come è scritto sulla regola sociale».

 

 

Giornalista
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