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Palamara-gate, il caso Forciniti divide la prima commissione: «No al suo trasferimento da Crotone»

Chiesta l’archiviazione della pratica aperta contro il presidente della sezione penale del tribunale di Crotone. Il presidente della Corte d'Appello di Catanzaro lo difende: «Il suo ufficio è un'eccellenza»

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di Antonio Alizzi
2 aprile 2022
11:20
Massimo Forciniti
Massimo Forciniti

Si discuterà il prossimo 6 aprile in Plenum, la richiesta di archiviazione del trasferimento per incompatibilità ambientale e funzionale del presidente della sezione penale del tribunale di Crotone, Massimo Forciniti. La prima commissione il 4 ottobre 2021, aveva aperto la pratica nei confronti dell’ex consigliere togato del Consiglio Superiore della Magistratura, in quota Unicost (Unità per la Costituzione), in seguito agli atti trasmessi dalla procura di Perugia, nell’ambito dell’indagine contro l’ex presidente dell’Anm (Associazione nazionale Magistrati), Luca Palamara, oggi sotto processo dinanzi al tribunale perugino.

Rispetto alla decisione finale, ovvero che non sussiste l’applicazione dell’ex art. 2 (legge guarantigie), la prima commissione del “Parlamento delle toghe” si è divisa sul voto: favorevoli i consiglieri Elisabetta Chinaglia, Paola Maria Braggion, Michele Cerabona e Carmelo Celentano (che si è astenuto sul testo della proposta), mentre i consiglieri Alberto Maria Benedetti (eletto in Parlamento con il M5S), e Nino Di Matteo si sono astenuti. È probabile quindi che nell’assemblea plenaria il dibattito sia acceso.


Le ragioni di Massimo Forciniti

Dopo aver aperto la procedura, i membri della prima commissione del Csm, avevano iniziato l’attività istruttoria, ascoltando il presidente del tribunale di Crotone, Maria Vittoria Marchianò, il presidente del Coa (Consiglio dell’Ordine degli avvocati) di Crotone, Tommaso Vallone, e il presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Domenico Introcaso. Al termine delle escussioni testimoniali, il Csm aveva predisposto l’audizione del dottor Massimo Forciniti, il quale il 14 gennaio 2022 ha rinunciato ad essere sentito, depositando al tempo stesso una memoria difensiva.

Nel documento, il magistrato calabrese ha sostenuto “l’avvenuta perenzione della procedura per decorso del termine semestrale previsto dalla Circolare” termine che ad avviso di Forciniti doveva decorrere dall’8 giugno 2020, data nella quale la Prima Commissione deliberò, in via generale, di esaminare il materiale pervenuto dalla Procura di Perugia; “l’illegittimità dell’utilizzo delle chat per violazione del Decreto legislativo 18 maggio 2018, n. 51”; “l’inammissibilità di qualsivoglia sindacato sulle conversazioni” intercorse nel periodo in cui Forciniti e Palamara erano consiglieri del CSM; l’insussistenza dei presupposti di cui all’art. 2 Legge Guarentigie, anche alla luce degli esiti dell’istruttoria compiuta, che “attesta la perdurante credibilità di Massimo Forciniti nella sede di appartenenza”.

D’altronde, la linea difensiva di Massimo Forciniti si è basata sul fatto che i messaggi successivi alla cessazione della consiliatura, in realtà, erano “ragionamenti tra due ex consiglieri militanti nello stesso gruppo associativo”, “ispirati a finalità di massima funzionalità degli uffici e nell’interesse della giurisdizione nel suo complesso”.

Le chat con Palamara

Il “Palamara-gate”, com’è noto, ha scosso l’intera magistratura italiana. L’opinione pubblica è venuta a conoscenza del cosiddetto “sistema delle correnti”, che aveva monopolizzato le nomine direttive e semi-direttive nell’ordinamento giudiziario. Alcune delle trattative tra le varie anime dell’associazionismo togato riguardavano proprio la Calabria, vedi le delibere votate in quel periodo, per quanto concerne l’area di Cosenza e Castrovillari, che sono state poi ribaltate dalla giustizia amministrativa, la quale aveva rilevato come i candidati scelti dalla quinta commissione e votati in seguito in Plenum, non avessero i requisiti per occupare tali incarichi. Il tenore delle conversazioni su Whatsapp era quello di fare “accordi”. Roba ormai conosciuta alle cronache. Forciniti, d’altronde, alla procura di Perugia, aveva indicato i componenti del cosiddetto “cerchio magico” di Palamara, come si evince da un articolo pubblicato dal nostro network.

Le valutazioni della prima commissione sul caso Forciniti

In merito alla memoria presentata da Forciniti, la prima commissione ha ritenuto infondati i rilievi mossi dal magistrato calabrese, affermando l’utilizzabilità “nella presente sede amministrativa delle comunicazioni mediante messaggistica Wathsapp intercorse tra Forciniti e Palamara, nonché tra questi ed altri soggetti, e acquisite dalla Procura di Perugia con il sequestro dell’apparato telefonico di Palamara e la estrazione digitale del suo contenuto”.

Entrando nel merito della delibera proposta al Plenum, la prima commissione rileva che “le interlocuzioni avvenute da fine settembre 2018 a fine maggio 2019 (data del sequestro del telefono del dottor Palamara), evidenziano uno strettissimo legame con l’attività consiliare precedentemente svolta, atteso che, come sopra evidenziato e come già indicato nella comunicazione di apertura della procedura, nonostante la cessazione della carica di consiglieri, sia il dottor Palamara che il dottor Forciniti hanno proseguito non solo ad interessarsi nelle dinamiche consiliari, ma ad ingerirsi direttamente nelle stesse, assumendo decisioni circa le vicende consiliari e mantenendo un continuativo contatto con i consiglieri in carica”.

I rapporti tra Palamara e Ferri

“Sono avvenute - scrive la prima commissione del Csm - tra il dottor Forciniti ed il dottor Palamara, oltre che con il dottor Ferri, ampie interlocuzioni in ordine a delicate decisioni che erano di spettanza unicamente dei consiglieri in carica o addirittura del vice Presidente (relative alla nomina del vice presidente, alla composizione delle commissioni consiliari, alla nomina del consulente giuridico del vice presidente), che paiono essersi tradotte, poi, in esplicite direttive fornite, nell’arco di diversi incontri, ad alcuni dei consiglieri; analoghe ingerenze emergono con riferimento alle scelte circa il conferimento di incarichi direttivi o semi-direttivi, le strategie da adottare, addirittura i comportamenti da tenere in Commissione, o ancora l’interferenza nelle procedure amministrative tramite l’invito ad alcuni candidati a revocare le domande già presentate per incarichi”.

Gli incontri prima della notte dell’Hotel Champagne

“Tali interlocuzioni hanno accompagnato tutto il periodo che parte dall’inizio della consiliatura e termina con l’emersione dei fatti relativi all’incontro dell’8-9 maggio 2019 all’Hotel Champagne e la successiva perquisizione nei confronti del dottor Palamara” si legge nel testo della delibera, “e nell’arco di tutto tale periodo sono avvenuti, come visto, plurimi incontri tra il dottor Palamara ed i consiglieri (in alcuni casi anche con il dottor Ferri), ai quali ha partecipato in alcune occasioni anche il dottor Forciniti, il quale appariva comunque, anche quando non presente a Roma, prontamente informato degli esiti delle discussioni (per tutte, si veda la conversazione via chat in cui viene commentata la, così definita, “ottima riunione” avvenuta appunto all’Hotel Champagne la notte tra l’8 ed il 9 maggio 2019)”.

I comportamenti di Forciniti non incidono sulla funzione occupata a Crotone

La prima commissione evidenzia che “tali complessive circostanze e comportamenti volontari del magistrato, incidono, ed anche in maniera significativa, sui requisiti di imparzialità ed indipendenza, oggetto di tutela dell’articolo 2 Legge guarentigie nonché pre-requisiti indispensabili della funzione giudiziaria, sotto il profilo della insussistenza di impropri condizionamenti”. Tuttavia, “tali fatti non si ritiene assumano incidenza in ordine alle competenze della Prima Commissione referente, incaricata esclusivamente di valutare la impossibilità di esercizio delle funzioni con imparzialità ed indipendenza nella sede occupata”.

“Nel caso di specie, i comportamenti e le vicende analizzati non hanno, obiettivamente, connessione con la sede (ufficio o distretto) attualmente occupata, non apparendo sufficientemente significativi, sotto tale profilo, i messaggi intervenuti durante la consiliatura, indicativi di un’attenzione a determinate scelte sul territorio finalizzata all’acquisizione di consenso elettorale, in quanto privi di una effettiva ricaduta in relazione alle funzioni svolte nella sede attualmente occupata dal magistrato”.

“Quanto all’interesse per alcuni posti direttivi, il dottor Forciniti risulta avere revocato la domanda per presidente di Tribunale di Catanzaro, e non è stato proposto per il posto di presidente del Tribunale di Salerno; le interlocuzioni dalle quali traspariva l’interesse e l’attivazione per la propria nomina, quindi, non hanno diretta incidenza sulla sede oggi occupata”.

Caso Forciniti, il Distretto di Catanzaro “difende” il magistrato

Il presidente del tribunale di Crotone, Maria Vittoria Marchianò, ha apprezzato il lavoro svolto da Forciniti, nelle funzioni di presidente della sezione penale, incarico che scadrà come anticipato dal nostro network nel prossimo mese di giugno. “Per quanto riguarda queste conversazioni – aveva dichiarato il magistrato Marchianò in sede di assunzione testimoniale - chiaramente ho letto degli articoli di stampa, ma non il testo delle intercettazioni. So che sono state pubblicate, ma non le ho lette. Non mi risulta che abbiano avuto grossa risonanza o rilievo nel circondario; non hanno comunque inciso sul prestigio, sulla considerazione di cui gode il Presidente Forciniti da parte dei colleghi, del Foro, del personale”, aggiungendo che “nessuno si è mai posto il problema di queste chat. Sinceramente non ne abbiamo discusso. Chiaramente ognuno di noi probabilmente ha letto gli articoli di stampa, quelle conversazioni riportate, ma non hanno avuto nessun rilievo o comunque non hanno influito sul modo di considerare questo magistrato, che è molto disponibile, è molto presente”.

Il presidente dell’ordine degli avvocati di Crotone, inoltre, ha rivelato di aver collaborato con il dottor Forciniti e che “naturalmente non vi nascondo che all’interno del Consiglio, quando sono emersi i fatti, ne abbiamo parlato, però non ci sono rumors all’interno del Foro tali da incidere sulla vita del Foro. Per quella che è la mia conoscenza - aveva detto l’avvocato Tommaso Vallone - c’è solo un rapporto di collaborazione estrema con i capi degli uffici giudiziari. Ci sono state delle discussioni, proprio loro sono riusciti a fare sintesi”. Infine, le parole del presidente Introcaso. “Sia come Consiglio giudiziario, sia nell’ambiente, non ci sono stati riflessi sulle notizie a cui lei faceva cenno. Per quanto riguarda la funzionalità della sezione penale del Tribunale di Crotone devo dire che è una delle sezioni d’eccellenza”.

Le conclusioni della prima commissione

I consiglieri del Csm, in merito al profilo di incompatibilità esclusivamente funzionale, ritengono che “appare inidoneo a fondare un provvedimento di trasferimento di ufficio, soprattutto considerando che il riferimento alla “funzione”, in questo caso assume rilievo esclusivamente con riferimento a “funzioni semi-direttive”, in quanto tali necessariamente temporanee e, nel caso di specie, di fatto prossime alla cessazione, considerando che tra pochi mesi l’incarico semi-direttivo del dottor Forciniti avrà termine per raggiungimento dell’ottennio”.

“In conclusione, ferma la rilevanza deontologica della condotta e impregiudicata ogni altra valutazione possibile in altre sedi consiliari, anche sotto il profilo del mutamento di funzioni o del conferimento di altre funzioni, per quanto, invece, di competenza della Prima Commissione non vi sono provvedimenti da adottare”. La palla ora passa al Plenum.

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