Riflessione e solidarietà, la Pasquetta dei calabresi ai tempi del coronavirus

VIDEO | Un lunedì dell'Angelo inedito, tra paure, solitudine e voglia di vincere una battaglia contro un nemico invisibile. Ecco come i calabresi trascorreranno il giorno dopo la Pasqua 

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di Rossella  Galati
13 aprile 2020
09:45

Eravamo abituati ai pic-nic, alle gite fuori porta in montagna o al mare. Eravamo abituati alle grigliate all’aria aperta, alle partite di pallone sui prati. Eravamo. Perché oggi tutto improvvisamente è cambiato, anche la Pasquetta.

E quelle abitudini al sapore di libertà che da sempre hanno caratterizzato il lunedì dell’Angelo hanno dovuto lasciare spazio a restrizioni che nessuno mai avrebbe immaginato perché il coronavirus ha cambiato tutto, è entrato prepotentemente nelle nostre vite, stravolgendole.

Ed ecco che lentamente, nel nostro quotidiano, stanno entrando abitudini nuove che molto probabilmente ci resteranno per sempre. Un nuovo stile di vita che vuol dire anche dare una forma nuova ai sapori, alla compagnia, alle emozioni di questi giorni di festa.

Una nuova realtà

«È dura ma questa è la realtà. Non possiamo fare altro che stare a casa e sperare che gli scienziati riescano a trovare il prima possibile il vaccino» è il commento di un catanzarese che si prepara a vivere una Pasquetta diversa dal solito.

Una festa inedita che diventa per molti anche occasione di riflessione
: «Questa situazione per certi versi ci fa bene, per altri ci fa male. Il lato positivo è che ci fa riscoprire valori che forse prima si stavano un po’ perdendo, ci fa riscoprire la famiglia, gli amici, gli affetti che prima eravamo portati a trascurare per via della routine quotidiana» - ha proseguito.


Feste in solitudine

Una routine che per alcuni era già difficile ma che ora è diventata ancora più complicata. Ed ecco che la Pasquetta dei disabili, delle persone sole, degli anziani è un giorno come tanti da più di un mese a questa parte, caratterizzato da disagi che il coronavirus non ha fatto altro che accentuare. «Io trascorrerò la Pasquetta con la mia mamma disabile – ci racconta un altro cittadino -,  con tutti i problemi che dobbiamo affrontare ogni giorno. Ho una sorella a Roma ma quest’anno siamo costretti a stare lontani». 

 

Lontani e soli. Condizioni che oggi pesano come non mai ma ecco che ancora una volta i calabresi hanno saputo dare un grande esempio di generosità e nelle ultime settimane in molti stanno venendo in soccorso a chi sta peggio grazie ad iniziative benefiche come  la “spesa sospesa”, acquistando qualcosa in più nei supermercati per chi vive situazioni di difficoltà. Un gesto che resta anonimo ma che si riempie di significato e che permetterà a molte persone di poter avere, anche per il lunedì dell’Angelo, il cibo sulle loro tavole.

Spesa sospesa

«Non pensavo così tanto ma devo dire che la “spesa sospesa” sta funzionando – testimonia Nicola Zerrillo, titolare del supermercato del centro acquisti Valle del Corace di Settingiano -. Il clima non è dei migliori ma parecchia gente, anche se non sta passando dei bei momenti, acquista anche solo un pacco di pasta o alimenti a lunga conservazione per chi ha più bisogno. Grazie a tutti i nostri collaboratori, che non si sono fermati un attimo, stiamo continuando a lavorare e a garantire anche il servizio di spesa a domicilio per andare incontro alle esigenze di tutti i nostri clienti».

 

Ma nonostante tutto, i calabresi cercano di non rinunciare alla tradizione, almeno a tavola. Ce lo conferma il macellaio del supermercato Gianfranco Scicchitano: «È ancora molto richiesto l’agnello pasquale. Il clima è teso ma quando si tratta di cibo si cerca almeno di trovare un pizzico di normalità, facendo vivere per quanto possibile le tradizioni culinarie».

 

«Sarà una Pasquetta triste  - per la signora Nuccia – ma in questo momento bisogna essere responsabili, restare a casa e pensare solo alla salute. Per il divertimento ci sarà tempo. Questa esperienza mi lascerà un grande vuoto e un grande dolore nell’anima per tutti i morti che ci sono stati».

Pasquetta in corsia

E poi c’è anche chi il giorno di Pasquetta continuerà a fare il proprio dovere in corsia, nei reparti, tra le pareti di quei laboratori dove si lavora per mettere con le spalle al muro il Covid-19. Ricercatori, medici, infermieri, oss continueranno a lavorare negli ospedali, a stretto contatto con gli ammalati.

 

«Io il giorno di Pasquetta sarò a lavoro – racconta un’infermiera di una Rsa della provincia di Catanzaro –  faremo la nostra parte come abbiamo sempre fatto. Io mi divido tra casa e lavoro, al massimo esco solo per la spesa. Noi abbiamo chiuso l’accesso ai parenti da subito, anche prima che ci fossero i decreti.

Ci rendiamo conto che quelle visite erano  l’unico legame che i nostri ospiti avevano con l’esterno e con le loro famiglie. Ora iniziano a sentire la mancanza e ad alcuni di loro, nonostante vedano la televisione, non riusciamo nemmeno a spiegare che è giusto così perché non si rendono conto di quello che stiamo vivendo. Quindi oltre ad assisterli dobbiamo tranquillizzarli con una parola di conforto, di sostegno, come farebbero i loro cari in questo momento. Noi cerchiamo sempre di farlo ma ora più di prima».

«Senza paura»

La testimonianza di questa infermiera si fa ancora più intensa  quando con voce emozionata confessa di aver risposto al bando della Protezione Civile per la ricerca di infermieri da inviare nelle zone più colpite dall’emergenza: «Se mi chiameranno io ci andrò. Non rispondere a quella chiamata sarebbe stato come disertare: i soldati in questa guerra siamo noi e io ho dato la mia disponibilità senza paura».

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