L’estorsione da 500mila euro sull’asse Calabria-Lombardia e gli scontri tra i clan nel racconto del pentito Cappello
Il collaboratore di giustizia di Lamezia Terme ha ricostruito in aula i conflitti tra i Cristello e gli Stagno sino all’omicidio del boss di Mileto ordinato dal cognato
La suddivisione di un’estorsione da 500mila euro alla base dello scontro, culminato con un omicidio, tra il boss Rocco Cristello, originario di Mileto, e il cognato Antonio Stagno di Lamezia Terme. Teatro dello scontro la zona di Giussano, in Lombardia, dove i due si erano trasferiti e dove avevano preso di mira una concessionaria di auto i cui proprietari erano originari di Francica, nel Vibonese. A riferire sui tentativi di mediazione ed il fatto di sangue è stato il collaboratore di giustizia, Saverio Cappello, di Lamezia Terme, deponendo dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia nel maxiprocesso Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium. “Ho fatto parte dal 2003 al 2011 della cosca Giampà di Lamezia Terme e ci sono entrato attraverso Giuseppe Giampà, il figlio del boss Francesco Giampà detto Il Professore.
Facevamo omicidi, estorsioni, droga, un po' di tutto a livello di ‘ndrangheta. Nel 2011 mi hanno dato nel carcere di Siano la dote della Santa. Spacciavo stupefacenti – ha ricordato il collaboratore – unitamente a Giuseppe Giampà e suo cugino Antonio Stagno che stava in Lombardia, a Giussano, e si occupava anche di trafficare in armi. Nel corso degli anni, Antonio Stagno ha avuto degli scontri con i parenti, tanto da far uccidere Rocco Cristello, suo cognato”. Si tratta dell’omicidio di Rocco Cristello, cognato di Stagno ed originario di Mileto, ed a sua volta anche cognato del boss Carmine Galati di Mileto. Rocco Cristello è stato ucciso a Verano Brianza il 27 marzo 2008 dopo essere divenuto in Lombardia un boss di prima grandezza nella ‘ndrangheta.
La mazzetta da 500mila euro
Lo scontro tra i cognati Antonio Stagno, originario di Lamezia e imparentato con i Giampà, e Rocco Cristello si verifica – stando anche al racconto del collaboratore Cappello così come a quanto emerso nell’operazione Ulisse della Dda di Mileto – a seguito di un’estorsione ammontante a 500mila euro ai danni di alcuni imprenditori originari di Francica e titolari di una concessionaria di auto a Giussano. “Siamo stati io e Antonio Stagno – ha ricordato il collaboratore Cappello – a posizionare in Lombardia una bottiglia di benzina e dei proiettili vicino la casa dei titolari della concessionaria di auto al fine di indurli a pagare. Nell’estorsione si sono poi introdotti Michele Silvano Mazzeo e uno dei Galati di Mileto e per la loro mediazione tra Cristello e Stagno hanno avuto inizialmente una quota di denaro. I due successivamente si sono però fatti da parte – ha ricordato il collaboratore Cappello – per timore di Rocco Cristello che già stava litigando con il cognato. Stagno ha poi eliminato Cristello e si è tenuto tutti i soldi dell’estorsione ed una parte del denaro è quindi andata ai Giampà di Lamezia Terme”.
Il collaboratore Saverio Cappello ha infine chiamato in causa “Salvatore Ascone di Limbadi, che apparteneva al clan Mancuso, e dal quale si rifornivano di cocaina Giuseppe Giampà e Antonio Stagno. In un’occasione mi sono recato io a casa di Salvatore Ascone per rifornirmi di droga, mentre solitamente da lui a prendere cocaina, per conto della cosca Giampà, si recava Giuseppe Chirumbolo”.