Corruzione, il sindaco Manna indagato: «Sciacallaggio mediatico»

Nelle vesti di avvocato, avrebbe corrotto l'allora presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Petrini per ottenere l’assoluzione del suo cliente dall’accusa di omicidio. Il primo cittadino di Rende: «Non è una sentenza di condanna»

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di Redazione
7 settembre 2020
15:53
Il sindaco di Rende, Marcello Manna
Il sindaco di Rende, Marcello Manna

In occasione della riunione di giunta a Rende, gli assessori hanno voluto esprimere solidarietà e piena fiducia al sindaco Manna per «la gogna mediatica che lo ha visto coinvolto in questi giorni».

In particolare, il primo cittadino è rimasto coinvolto in un nuovo filone d’inchiesta su presunti episodi corruttivi alla Corte d'appello di Catanzaro. Manna, nelle vesti di avvocato dell'imputato Francesco Patitucci, avrebbe corrotto l'allora presidente Marco Petrini per ottenere l’assoluzione del suo cliente dall’accusa di omicidio.


 

Per il sindaco di Rende «Una vicenda che ha due piani di lettura: se, da un lato, si impone una riflessione sul fatto processuale, dall’altro va fatto in merito alla macchina del fango preconfezionata e diffusa da certa informazione». Il primo cittadino evidenzia: «Si tratta di una informazione di garanzia e non di una sentenza di condanna. Con la richiesta dell’incidente probatorio si è soltanto evidenziato un atto di debolezza da parte dell’accusa, un maldestro tentativo di correre ai ripari».

 

Tuttavia «Ciò che però ritengo più grave in questa storia - ha aggiunto Manna - è il doversi difendere da una informazione fuorviante, quella giudiziaria, poi, necessita, più di altri settori, di professionalità e non certo di asservimento ai poteri forti. Che la notifica arrivi prima ai giornalisti che a me dà tutta la misura di una vicenda dai contorni torbidi. È chiaro – sottolinea - che ci sia altro dietro questa operazione di sciacallaggio mediatico. Quella foto sbattuta in prima pagina, senza alcuna contestualizzazione e, soprattutto, avendo omesso l’audio di quell’incontro è opera di gravità estrema che connota tutta la mancanza di professionalità nel non aver approfondito la vicenda. Difendersi in un processo è atto dovuto, ma farlo dalla cattiva informazione – conclude - è inaccettabile».

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