Rinascita Scott, la Calabria soffocata da 'ndrangheta e collusioni raccontata a PresaDiretta

L’inchiesta di Riccardo Iacona andata in onda su Rai 3 ha acceso i riflettori sui clan di serie A che da anni tengono sotto scacco un intero territorio infiltrandosi in ogni settore della vita sociale. Anni di indagini al centro di un processo dai grandi numeri (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Redazione
16 marzo 2021
08:33
Riccardo Iacona
Riccardo Iacona

Uno spaccato della provincia di Vibo Valentia e di una parte della Calabria in cui ad essere soffocata è in primis la libertà economica. Una “cappa” asfissiante che ha permesso a clan potenti e da serie A di infiltrarsi in ogni settore della vita sociale arrivando sin nei “palazzi” che contano sedendo accanto alla pubblica amministrazione dove si decidono le sorti di un territorio. Questo ciò che viene fuori dalla punta di PresaDiretta, il programma di Riccardo Iacona andato in onda ieri sera su Raitre dedicato alla maxi-inchiesta Rinascita-Scott, una delle più grandi operazioni di sempre contro la ‘ndrangheta.

Dal ruolo di Luigi Mancuso, detto “il Supremo”, capace di intessere rapporti con i clan di mezza Calabria e che ha lasciato il carcere nel 2012 dopo 19 anni di ininterrotta detenzione e con 11 anni di anticipo sull’iniziale fine-pena, ad altri personaggi sottovalutati per lungo tempo come il boss di Zungri Giuseppe Accorinti, capace di macinare con il trattore le proprie vittime quanto a trafficare droga ad altissimi livelli, sino a Saverio Razionale che partito da San Gregorio d’Ippona è sbarcato con i propri affari pure nella capitale, contando sul sostegno di numerosi prestanome ed imprenditori.


Un ruolo fondamentale per ricostruire anni di delitti ed affari l’hanno avuto i collaboratori di giustizia, Andrea Mantella in primis, l’ex sodale del clan Lo Bianco di Vibo Valentia per la cui escussione – come ricordato da PresaDiretta – sono state programmate 15 udienze nell’aula bunker allestita appositamente nell’area industriale di Lamezia Terme.

Ben 224 le parti offese di Rinascita-Scott, ma meno di 30 si sono poi costituite parti civili. Tanta la paura, ma anche la sfiducia verso istituzioni che non hanno dimostrato quel grado di affidabilità capace di tranquillizzare i cittadini. Due esempi su tutti vengono fuori dalla puntata di PresaDiretta e dall’inchiesta Rinascita-Scott: il coinvolgimento di esponenti delle forze dell’ordine nell’inchiesta, pronte a fornire notizie riservate ad avvocati e indagati, e il mercimonio di sentenze comprate ed annullate nel palazzo di giustizia di Catanzaro. PresaDiretta è riuscita ad intervistare il medico Mario Santoro, anello importante per raggiungere l’ex giudice Marco Petrini, il magistrato che ha confessato l’aggiustamento di diverse sentenze in cambio di denaro e che deporrà pure in Rinascita-Scott. Grande spazio, com’è ovvio, è stato dedicato dalla puntata alla posizione dell’ex parlamentare di Forza Italia, Giancarlo Pittelli, difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Guido Contestabile, anche loro intervistati da Iacona.

Dal rapporto di Pittelli con Luigi Mancuso e Saverio Razionale, al centro del processo, sino ai contatti del legale con diversi ambienti, la puntata di Iacona si è concentrata anche su uno degli aspetti più importanti dell’inchiesta: gli appunti di Pittelli ritrovati nel corso delle perquisizioni. L’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia sapeva dell’esistenza di un’inchiesta nei suoi confronti ed il nome del gip (il giudice Saccà) che ha firmato l’ordinanza, così come aveva appuntato gli argomenti poi al centro delle contestazioni ed anche i nomi di quanti gli avrebbero rivelato notizie riservate: dagli esponenti delle forze dell’ordine sino a giornalisti.

Pur con qualche imprecisione (a Nicotera nessun emissario siciliano è mai giunto per discutere insieme ai calabresi l’adesione della ‘ndrangheta alla strategia stragista di Cosa Nostra), la puntata di PresaDiretta ha avuto il merito di far parlare le vittime di una criminalità brutale e spietata: da Carmine Zappia di Nicotera a Sara Scarpulla e Ciccio Vinci che hanno perso il figlio Matteo a Limbadi con un’autobomba e solo per l’accaparramento di un pezzo di terra da parte di alcuni esponenti della famiglia Mancuso, sino a Martino Ceravolo che ha perso il suo adorato Filippo nelle Preserre vibonesi a soli 19 anni. Sino a Sergio Baroni, il commerciante di Vibo Valentia che ha deciso di dire basta ai soprusi ed al vortice di usura nel quale era caduto per denunciare tutto e costituirsi parte civile.

Sarà naturalmente solo il processo a dovere accertare le singole responsabilità penali. Per il resto – come ricordato anche dal procuratore Nicola Gratteri – le indagini vanno avanti e puntano ancor di più a portare alla luce le collusioni fra criminalità, massoneria deviata e pezzi delle istituzioni che si sono impadronite di un intero territorio soffocandone ogni forma di sviluppo.

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