Rinascita Scott, nel racconto di Mantella la scia di sangue fra i clan vibonesi

Il collaboratore di giustizia ha parlato dell'eliminazione di Antonio Lo Giudice e le torture a Roberto Soriano. E poi, i tentati omicidi di Saverio Razionale e del boss di Zungri Accorinti, il ferimento a Piscopio di una bimba di un anno e lo zampino dei Mancuso

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di Giuseppe Baglivo
14 maggio 2021
16:00
Nei riquadri, Mantella e Accorinti
Nei riquadri, Mantella e Accorinti

Strategie criminali pensate dal boss della ‘ndrangheta Giuseppe Mancuso, alias ‘Mbrogghja, per destabilizzare i clan vibonesi e reazioni brutali contro chi quelle missioni di morte si era prodigato ad eseguire. Le dichiarazioni di Andrea Mantella ripercorrono alcuni fatti di sangue sui quali l’operazione Rinascita Scott mira a fare luce e sui quali ancora non esiste una verità giudiziaria.
Il collaboratore di giustizia si è in particolare soffermato, nel corso dell’esame condotto dal pm della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci, sul tentato omicidio di Saverio Razionale e Pino Fiorillo, sul tentato omicidio di Giuseppe Cirianni e sugli omicidi di Roberto Soriano e Giuseppe Lo Giudice.

L’agguato a Razionale e Fiorillo a Briatico

È il 25 settembre 1995 quando il boss di San Gregorio d’Ippona Saverio Razionale viene ferito a colpi d’arma da fuoco in un suo cantiere di Briatico in compagnia di Giuseppe Fiorillo di Piscopio, padre di Michele Fiorillo, alias Zarrillo. Nella sparatoria anche Giuseppe (Pino) Fiorillo, è rimasto ferito. Il tentato omicidio di Saverio Razionale e Pino Fiorillo, secondo le risultanze investigative dell’operazione “Dinasty”, sarebbe stata opera del boss Giuseppe Mancuso di Limbadi (cl.’49), alias “Peppe ‘Mbroghija”, all’epoca latitante, il quale avrebbe incaricato del fatto di sangue Roberto Soriano di Filandari, poi a sua volta scomparso per lupara bianca. «Sono stati Giuseppe Cirianni di Piscopio e Roberto Soriano di Filandari – ha raccontato Mantella – a sparare contro Razionale e Fiorillo, tanto che Razionale voleva uccidere Giuseppe Cirianni il quale si era trasferito nel frattempo da Piscopio a Livorno. Ricordo che Razionale mi chiese se io – ha affermato il collaboratore – ero disponibile ad uccidere Cirianni a Livorno. Ho dato la mia disponibilità per l’omicidio, ma poi non è stato fatto nulla. So che Giuseppe Cirianni è stato anche sparato a Piscopio – ha aggiunto Mantella – ed è stata ferita la figlia ed a sparare sono stati i fratelli Patania di Piscopio per fare un favore a Gregorio Gasparro».


L’agguato a Cirianni due anni prima della sparatoria a Razionale

Nel racconto di Andrea Mantella trova così spazio l’agguato avvenuto la sera del 20 febbraio 1993 quando ignoti killer entrarono in azione a Piscopio ferendo gravemente a colpi di lupara in testa una bimba di appena un anno. Il collaboratore non ha indicato, nel corso della sua deposizione, l’anno del tentato omicidio, cosa che ha invece fatto nel verbale con le dichiarazioni rilasciate agli investigatori ed ai pm della Dda di Catanzaro.

Obiettivo primario dell’agguato ricordato da Mantella, proprio Giuseppe Cirianni, all’epoca gommista e lavaggista, noto a carabinieri e polizia per un duplice omicidio. Per eliminarlo, i killer non si sono fatti scrupoli, sparando almeno dieci colpi di fucile contro la vittima designata ed i familiari innocenti. Rimasero feriti la moglie di Giuseppe Cirianni, la figlia di sette anni e l’altra figlia di appena un anno che si era addormentata in braccio alla madre. Ad operarla furono i medici del reparto di Neurochirurgia dell’ospedale “Pugliese” di Catanzaro (dove era giunta dopo un primo ricovero all’ospedale di Vibo), con un delicatissimo e disperato intervento durato diverse ore. Un pallettone aveva infatti forato la testa della piccola, con effetti devastanti. Giuseppe Cirianni aveva lasciato l’abitazione di alcuni parenti intorno alle ore 22 del 20 febbraio 1993 per dirigersi a bordo di un’Audi 80 verso la propria abitazione, quando dinanzi al cancello di casa ad attenderlo vi erano almeno due sicari. Rimase ferito ad un braccio ed alla mandibola.

«Sempre all’interno degli ambienti criminali di cui facevo parte, nonché dagli stessi Piscopisani – ha fatto mettere a verbale il collaboratore di giustizia Mantella –, ho appreso anche chi aveva sparato a Peppe Cirianni tra la fine del 1992 e l’inizio del 1993. In quella circostanza – riferisce Mantella – durante l’azione di fuoco rimase gravemente ferita la figlia di Cirianni. Questa cosa mi fu riferita anche da Francesco Scrugli», cioè il braccio-destro (nonché cognato) di Andrea Mantella, ucciso nel marzo del 2012 a Vibo Marina dal clan Patania di Stefanaconi. Uno dei sicari, infatti, avrebbe confidato proprio a Scrugli di aver sparato all’epoca contro Cirianni indicando pure il nome del secondo killer. Andrea Mantella nel corso della sua deposizione ha quindi indicato i sicari nei “fratelli Patania di Piscopio”, che allo stato non sono però indagati per tale fatto di sangue.
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Giornalista
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