Ore di angoscia nel paese ligure per la scomparsa del piccolo, svanito nel nulla ieri pomeriggio dal campeggio dove si trovava con i genitori. Un uomo in questura per essere interrogato, ma il bambino non si trova
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Da ieri pomeriggio Ventimiglia si è fermata. Non per una festa, non per una celebrazione, ma per un bambino di cinque anni che è scomparso nel nulla. Alain Barnard Ganao si trovava da poche ore nel campeggio “Por la mar”, nella frazione di Latte, assieme ai genitori e alla sorella. Nessuno immaginava che quella che doveva essere una vacanza potesse trasformarsi in un incubo. Perché di lui si sono perse le tracce.
Subito dopo l’allarme dei genitori le ricerche sono partite immediatamente. Ore frenetiche, con agenti e volontari che da ieri battono la zona palmo a palmo, senza fermarsi neppure mentre la notte calava sulla vallata con un senso di urgenza che toglieva il respiro. Perché ogni minuto che passa, in questi casi, può cambiare tutto. Alain ha un corpicino esile, occhi scuri e profondi incastonati in un volto dai delicati tratti asiatici. Non parla, ma dalle foto rese pubbliche dai famigliari osserva il mondo con uno sguardo pieno di curiosità.
Da quando è scomparso una macchina della Protezione civile si muove lentamente lungo le strade del paese. Avanti e indietro. Dall’altoparlante si diffonde una voce che spezza il cuore: è quella della madre di Alain, registrata poche ore prima, che chiama il figlio con il tono dolce e disperato di chi spera di vederlo uscire da un cespuglio o comparire da dietro un muro.
Da stamattina, dopo che la prima notte è passata invano, e sono oltre 80 le persone impegnate nelle ricerche. Droni con visori termici sorvolano l’area, i sommozzatori controllano ogni pozza, ogni vasca, ogni piscina.
Alla polizia si è presentato spontaneamente un uomo, racconta una storia che lascia un po’ perplessi. Ha detto di aver notato il piccolo nel suo terreno e di averlo accompagnato verso la strada. Ma non spiega perché ha lasciato da solo un bambino così piccolo al suo destino.
Una posizione tutta da spiegare, la sua, visto che due cani molecolari impegnati nelle ricerche, Hilda e Gemma, hanno fiutato una traccia precisa che portava proprio verso la sua abitazione sulle alture di via Torretta. E le immagini delle telecamere interne di un BnB, mostrano il bambino nel cortile di casa sua. Ma è lì che la pista si interrompe.
Il bimbo cammina, poi esce dall’inquadratura. Nessuno sa dove si sia diretto, se sia stato portato via, se si sia nascosto. L’uomo è stato interrogato più volte, ma non è in stato di fermo, né accusato di nulla. Ma su quel cortile si concentra il lavoro della Scientifica.
Nel giardino della casa, che si affaccia sulla valle, c’è una piscina torbida. Si temeva che il piccolo potesse esserci caduto dentro. I vigili del fuoco ci sono entrati piano, senza fare rumore, temendo che ogni increspatura dell’acqua potesse svelare qualcosa di tremendo. Intorno, i genitori di Alain, il prefetto, il questore, i magistrati. Il volto della madre è distrutto. Il padre cammina avanti e indietro con lo sguardo perso. Restano lì, non vogliono andare via. Nessuno vuole. Ventimiglia si prepara ala seconda notte di ricerche disperate.
Intanto la casa dell’uomo che ha raccontato di aver visto il bimbo è sempre al centro dell’attenzione. I cani molecolari si fermano ancora lì, insistono su quella pista. Gli investigatori rientrano, escono, scattano foto, prendono misure. La piscina è stata svuotata, le acque ispezionate. Nulla, ancora. Ma nessuno si azzarda a lasciare nulla d’intentato.
«Stiamo impiegando tutte le risorse possibili», ha dichiarato il procuratore Alberto Lari. E non è un’esagerazione: carabinieri, polizia, volontari, squadre cinofile, droni, mappe satellitari. L’intera macchina dei soccorsi è mobilitata da due giorni senza sosta. Ma quello che si respira, più di tutto, con il passare delle ore. È la paura.
Perché Alain non parla. Perché per quello potrebbe non rispondere neppure al richiamo disperato della madre. Perché la zona è piena di vegetazione, di anfratti, di luoghi dove un bimbo piccolo può nascondersi, perdersi o cadere senza che nessuno riesca a scorgerlo.
Eppure, nessuno si arrende. Il prefetto Romeo ha dichiarato: «Le ricerche continueranno fino al ritrovamento. E ci auguriamo, con tutto il cuore, che sia un ritrovamento felice».
Latte è una frazione piccola, ma in queste ore è diventata enorme: si è allargata nei cuori di tutti quelli che stanno seguendo la vicenda, giorno e notte. I residenti lasciano bottiglie d’acqua, panini, coperte per chi partecipa alle ricerche. Alcuni offrono ospitalità, altri si aggregano ai volontari, altri ancora si limitano a pregare, a sperare, a osservare in silenzio ogni nuovo movimento, ogni macchina che si ferma, ogni cane che abbaia.
Tutti vogliono credere che Alain sia vivo. Che stia aspettando da qualche parte. Che sia spaventato, ma al sicuro. Nessuno vuole pensare all’ipotesi peggiore, ma ognuno la porta dentro come una lama sottile. Si va verso la seconda notte di ricerche. Nessuno vuole dormire. Nessuno vuole mollare. Anche chi ha le gambe stanche e gli occhi gonfi, resta. Perché finché non lo si trova, tutto è ancora possibile.
Intanto la macchina con la voce della madre gira ancora. Lo farà tutta la notte se necessario, quasi come una ninna nanna spezzata. Alain è là fuori. Da qualche parte. E tutta Ventimiglia – anzi tutta l’Italia – lo sta aspettando.