Scuola, nella pandemia l’anno più difficile per docenti e ragazzi: «Ci siamo reinventati»

VIDEO | Gli insegnanti hanno sperimentato nuovi modelli didattici: «Dietro c’è stata tanta ricerca». Mesi duri anche per i ragazzi ai quali è mancata la socializzazione

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di Francesca Caiazzo
27 maggio 2021
15:24

Quello che sta per terminare è stato un anno scolastico difficile per tutti: insegnanti, studenti e famiglie. La didattica a distanza ha quasi soppiantato le lezioni in presenza, costringendo a rivedere e modificare metodi di studio e apprendimento. Abbandonate per gran parte del tempo le aule scolastiche, insegnanti e ragazzi si sono ritrovati davanti allo schermo di un computer o di un tablet, condividendo un percorso formativo completamente stravolto.

La scuola si reinventa

«Siamo passati da gesso e lavagna al pc» commenta il professor Alberto Vega, docente all’istituto Nautico Ciliberto-Lucifero di Crotone, tra i destinatari del Premio Nuova Consapevolezza della Scuola, riproposto anche in quest’anno di pandemia dall’amministrazione comunale pitagorica. «Il mondo della scuola, con la scusa della pandemia, ha dato dimostrazione di sapersi reinventare e adattarsi alle esigenze del mondo che cambia. Il mondo è cambiato sul serio: da un anno e mezzo a questa parte, la scuola è uscita dall’ingessatura del metodo frontale per sperimentare nuove modalità, nuovi tempi e nuove forme di coinvolgimento dei ragazzi. Non è stato semplice e forse è anche vero che la gente non lo ha capito, ma dietro c’è stato e c’è un lavoro enorme di ricerca, di ristrutturazione del modo di esprimersi, del modo di porgersi ai ragazzi».


Abituati ai cambiamenti

Ogni docente ha dovuto rivedere metodi e approcci, adattandosi anche ai nuovi strumenti informatici: «Forse è stato più difficile per noi che per i ragazzi, dal punto di vista tecnologico – ammette l’insegnate Raffaella Ermanno dell’istituto comprensivo Vittorio Alfieri, anche lei premiata – Però siamo abituati ad adattarci a qualsiasi situazione, fa parte della scuola».

Tutti hanno fatto sacrifici, anche le famiglie degli studenti, soprattutto di quelli più piccoli, «però sono state molto collaborative, partecipi, disponibili e ci siamo aiutati a vicenda. Noi, come docenti, abbiamo fatto di tutto per aiutare i ragazzi ad affrontare la nuova situazione e loro ce l’hanno fatta» aggiunge la terza beneficiaria del riconoscimento, Rosa Donadio, che insegna all’istituto comprensivo Alcmeone.

Persa la socializzazione

Un anno scolastico caratterizzato dalle nuove tecnologie, che hanno garantito la prosecuzione del percorso didattico e formativo, ma hanno purtroppo limitato la socializzazione dei ragazzi. «Le nuove generazioni – osserva ancora il professor Vega - per la prima volta si sono sentiti dire “no” dalla vita: non puoi uscire, non puoi fare. Per la prima volta hanno dovuto reinventare anche il loro tempo, con contraccolpi anche seri. Gli studenti hanno imparato nuove nozioni, si sono adattati alla nuova proposta didattica però non hanno il vissuto della complicità e della collegialità della scuola e queste cose non le potranno recuperare. La mancata socializzazione all’interno della scuola è un qualcosa che si trascineranno per molti anni».

Il Premio Nuova Consapevolezza della Scuola è andato anche all’insegnate Rita Devona dell’isitituto comprensivo Maria Grazia Cutuli di Crotone. Per tutti la motivazione è stata la stessa: «Per essersi distinti per professionalità, serietà, disponibilità soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria e per aver coinvolto emotivamente e didatticamente i propri alunni distinguendosi per la passione e senso di appartenenza al mondo della scuola».

Giornalista
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