Scuole, scontro genitori-Regione nella diretta Facebook. Savaglio: «Non so che dire»

Live fiume dalla Cittadella dalla pagina social di Spirlì. Presente anche l'assessore all'Istruzione: «Mi sento in colpa perché non ho soluzioni, non so quale sia la migliore».

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di Alessia Principe
4 febbraio 2021
17:30

Il talk show della Cittadella si apre ai collegamenti in diretta. La guerra di Spirlì divampa ancora su un tema caldo, caldissimo (popolare al punto giusto), il tormentone preferito dal presidente: la scuola, a cui Spirlì ha dedicato oggi una trasmissione speciale. Alle 15 e zero e zero, sulla sua pagina ufficiale, il presidente facente funzioni, è uscito dalla funzione camera-self e, microfono in mano, si è fatto presentatore del grande dibattito che ha visto discutere (litigare) genitori e insegnanti sul filo dello streaming per venire a capo del dilemma: Dad sì/Dad no.

Savaglio: «Mi sento in colpa, non so che dire»

Durante il talk, a sorpresa, è arrivata come special guest anche Sandra Savaglio, assessore all’Istruzione che esordisce con: «Non so che dire» e prosegue dicendosi fortunata a non dover prendere lei le decisioni e conclude: «Mi sento in colpa perché sono assessore all’Istruzione ma non ho soluzioni, non so quale sia la migliore. La cosa ideale sarebbe fare tutto in sicurezza ma non si può, spostare le lezioni in estate all’aria aperta ma la gente deve andare al mare e non si può, cosa posso dire? State vicini ai vostri figli».


Tutti contro tutti

Naturalmente non sono mancate scintille tra i sostenitori della didattica in presenza e quelli della didattica a distanza. «Anche se il virus entra nelle scuole, non esce se si rispettano i protocolli» ha cercato di spiegare la rappresentante di un comitato catanzarese contestando l’ultima ordinanza (raccomandazione) Spirlì. «La scuola non può essere fast food col delivery dove ognuno sceglie quello che vuole, bisogna essere chiari, non si può scaricare tutta la responsabilità sui dirigenti. La scuola è un diritto in capo al minore, noi non abbiamo il dovere di tutelare la paura del genitore».

Dall’altro capo del ring, altri genitori e insegnanti che invece hanno snocciolato dati e timori, appoggiando al cento per cento la scelta della scuola a discrezione. Insomma nessuna parte si è lasciata convincere dall’altra.

Gli esempi pulp

Ad attizzare un fuoco, che è già da tempo un incendio mangia-tutto, ci ha messo del suo Spirlì che con i suoi esempi brutali ha cercato di impressionare la platea parlando ancora (come fece già in passato) della paura di vedere «bimbi morti»: «Basta parlare di socialità e mancanza di socialità - ha detto -. Ci sono figli di contadini e figli di meccanici che negli anni sono riusciti a diventare eccellenze: gli uni hanno contribuito a costruire questi macchinari con cui ora stiamo comunicando, i secondi hanno portato alto il nome della Ferrari nel mondo. Basta considerare deficienti questi ragazzi se non socializzano, la cosa importante è che siedano a tavola col nonno vivo non con il morto, magari portato via in un sacco di plastica. L’importante è che non si sentano responsabili di un disastro familiare».

Un'ordinanza? No, una riflessione

E sulla famosa ordinanza del sabato sera, precisa che si tratta di un’ordinanza di riflessione. Un unicum nel suo genere, quasi una preghiera più che un orientamento, un capolavoro di faccio-senza fare. «Se avessi fatto un’imposizione il giorno dopo sareste stati tutti qui, nel piazzale della Regione con i forconi, a dire che avevo firmato un’ordinanza dittatoriale, invece ho voluto fare un’ordinanza di “riflessione comune”». Come spiega meglio subito dopo, in soldoni, la responsabilità non se l’è sentita affatto di prendersela tutta lui su un punto così dolente (popolare, vedi sopra), meglio spartire i cahiers de doléances con i dirigenti scolastici. Fifty-fifty insomma, e se si fa un passo falso mal comune mezzo gaudio.

Il trauma tamponi

Ma Spirlì, deciso a demolire anche le richieste di un rientro controllato con screening costante, dice chiaro e tondo che il tampone per bambini e ragazzi non è «una passeggiata di salute». Una mamma fa notare come nel Lazio siano arrivati i test salivari, allora lui modifica il tiro: «In Calabria non sono arrivati. E comunque il problema è l’attesa terribile che intercorre tra il test e l’arrivo del risultato, anche se sono quindici minuti».

Il Tar e il complotto degli anti-Dad

Ma un cruccio Spirlì ce l’ha e lo manifesta mentre sotto la diretta scorrono all'impazzata i commenti dei genitori che continuano a pregare, chiedere, scongiurare. «Le scuole elementari e medie dovevano essere parte integrante, anzi dovevano essere la parte principale dell’ordinanza. Ma come sapete sui bambini e gli adolescenti i nemici della Dad si sono attrezzati tanto da costringere i giudici a decidere che in quelle scuole non si sarebbe più potuto intervenire. Noi non siamo malfattori, rispettiamo le leggi anche se sono inique».

Prima di tutto le scuse

Spirlì ha messo l’accento anche su un punto fondamentale uscito fuori dall’incontro dei giorni scorsi a Catanzaro in Prefettura: le scuse al presidente (lui). «Due giorni fa c’è stata una riunione in Prefettura a Catanzaro – ha detto - alla quale erano presenti tutti i rappresentanti sindacali delle scuole, dell’Ufficio scolastico, i prefetti e tutti gli uffici regionali interessati al tema, nonché i rappresentanti del trasporto pubblico locale. Insomma c’erano tutti. Tutti. E tutti sono convenuti su tre punti: esprimere solidarietà all’istituzione della presidenza - (numero uno) -, scusarsi con la Regione per tutto quello gli è stato scritto contro - (numero due) -, e terzo concludere che quello che è stato fatto è giusto». Sipario.

 

 

 

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