Migrante ucciso dalle fiamme, l'amarezza di Lucano: «Una morte annunciata»

VIDEO-INTERVISTA | Il sindaco 'sospeso' di Riace sulla morte del giovane Suruwa: «Le istituzioni indifferenti. Baraccopoli in condizioni disumane»

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di Ilario  Balì
3 dicembre 2018
12:40
Mimmo Lucano
Mimmo Lucano

«Mai più Becky Moses». Lo ripeteva come un mantra l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano a chi gli chiedeva del suo modello di accoglienza. E all’indomani dell’ennesimo inferno alla tendopoli di San Ferdinando costato la vita al povero Suruwa, Lucano non si dà pace. «Un’altra morte annunciata – ha dichiarato a LaC News24 – Rimane una grande tristezza, nell’indifferenza delle autorità istituzionali. Mi viene la voglia di bruciare quella fascia tricolore che oggi sa di fascismo e discriminazione, che rappresenta un paese che obbliga migliaia di persone ad abitare nelle baraccopoli in condizioni disumane».

 


Da Lucano, sospeso della Prefettura e indagato dalla Procura di Locri, un appello alle istituzioni: «Adesso viene Natale e diventeremo tutti più buoni. Proviamoci tutti, ministri, autorità e sindaci, almeno per una settimana a diventare abitanti delle baraccopoli per provare sulla nostra pelle le sofferenze di Becky, Sacko e Suruwa, e chissà di quanti altri ancora».

 

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