Sissy Trovato, la famiglia contro la richiesta di archiviazione. Chiesta nuova perizia

I congiunti dell'ex agente della polizia penitenziaria, morta lo scorso gennaio dopo due anni di agonia, contesta l'esito delle analisi del perito della procura di Venezia che confermava l'ipotesi di suicidio. Per i periti della difesa troppi elementi non sono stati tenuti in considerazione

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di Francesco Altomonte
9 novembre 2019
18:06

«Abbiamo fatto richiesta di opposizione all’archiviazione». Così l’avvocato Girolamo Albanese, legale della famiglia di Sissy Trovato, ha annunciato che la battaglia non si è conclusa con la richiesta di archiviazione delle indagini da parte della procura di Venezia e che i genitori sono ancora convinti che loro figlia non avrebbe avuto nessun motivo per uccidersi.

 


La giovane agente della polizia penitenziaria originaria di Taurianova è morta il 12 gennaio scorso dopo più di due anni di agonia a seguito del ferimento all’interno di un ascensore nell’ospedale della Giudecca di Venezia avvenuto nel novembre 2016. I tecnici incaricati dal tribunale, il 15 ottobre scorso, avevano consegnato tutte le perizie e il pubblico ministero, davanti ai nuovi dati, aveva deciso di chiudere le indagini. Le indagini sulla traiettoria del colpo, sull’arma e sui cellulari della ragazza non avevano evidenziato nulla di anomalo, così come i filmati delle telecamere del sistema di videosorveglianza dell’ospedale veneziano.

 

«Abbiamo presentato opposizione contro l’archiviazione chiesta dal pm – ha dichiarato l’avvocato Girolamo Albanese – Tra le richieste fatte al gip, la più importante è quella di una nuova perizia tecnica sulla dinamica complessiva dell’evento. Attraverso le nostre perizie contestiamo i risultati a cui è giunto il perito incaricato dal pubblico ministero e sosteniamo che ci sono alcuni elementi sulle tracce di sangue molto significativi, che secondo noi non sono state valutate nella ricostruzione dalla polizia scientifica di Padova». Secondo la famiglia Trovato in quelle analisi sarebbero stati tralasciati elementi molto importanti. «In quelle perizie – ha aggiunto l’avvocato Albanese – abbiamo visto che delle tracce di sangue retroproiettate (schizzi di sangue ndr) sono state rilevate sulla parete destra dell’ascensore, ma non sulla pistola di ordinanza di Sissy con la quale si sarebbe sparata; sulle mani di Sissy, sul polsino della divisa e sulla manica del maglione. Noi abbiamo fatto degli accertamenti e non ci sono tracce di sangue retroproiettate sulla manica, né su polsino e maglione». Schizzi di sangue che non sono stati rinvenuti sul vivo di volata della pistola, né all’interno e all’esterno della canna. Per il perito incaricato dalla procura di Venezia, quest’ultimo è un caso raro, ma che potrebbe capitare.

 

«È alquanto inverosimile – ha concluso l’avvocato Albanese - che una pistola che spara da una distanza ravvicinata alla testa non presenti tracce di sangue da retroproiezione nel vivo di volata, all’interno e all’esterno della canna e anche sulla manica della giacca e sul polsino del maglione».

 

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