Sistema Cosenza, reprimenda del Gip: «Cotticelli inerte, Scura arrogante»

Ecco la dura valutazione espressa dal giudice nei confronti dei due ex commissari ad acta, che ha portato alla decisione di sospenderli dai pubblici uffici

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di Salvatore Bruno
23 febbraio 2021
19:02
Il palazzo di giustizia di Cosenza
Il palazzo di giustizia di Cosenza

Tutti sapevano del buco nei bilanci 2015-2017 dell'Asp, ma nessuno degli indagati coinvolti nell'inchiesta Sistema Cosenza si è adoperato per impedirne o contestarne l'approvazione. Hanno quindi consapevolmente e volutamente aderito ad un progetto corale per il contenimento delle perdite d'esercizio, anche a costo di certificare dati del tutto inattendibili o consapevolmente sottostimati. È questa la sintesi delle valutazioni effettuate dal Gip del Tribunale, Manuela Gallo, nell’assumere la decisione di applicare l'interdizione dai pubblici uffici nei confronti degli ex commissari ad acta Scura e Cotticelli, dei dirigenti regionali Belcastro, Zito e Ferrari, e dei responsabili dei settori finanziario e contabilità della stessa Azienda Sanitaria, Aurora De Ciancio e Nicola Mastrota. Si tratta in buona sostanza, delle figure a cui, nell'adempimento delle rispettive funzioni, erano demandate la redazione, l'approvazione ed il controllo del rendiconto finanziario.

Caos e doppio lavoro

Gli indagati hanno evocato, a loro discolpa, la grave situazione di disorganizzazione in cui versavano sia il Dipartimento Tutela della salute, sia la Struttura commissariale, con diverse posizioni dirigenziali vacanti e conferite ad interim. È il caso di Bruno Zito, all'epoca dei fatti dirigente ad interim del Dipartimento Tutela della Salute e contemporaneamente dirigente del Dipartimento del Personale. Ma anche di Vincenzo Ferrari, dirigente titolare del Settore V del Dipartimento Tutela della Salute e contestualmente ad interim anche del Settore IV.


Nessuno ha visto, nessuno ha controllato

Zito, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, ha sostenuto di non aver ricevuto alcuna istruttoria riferita ai bilanci di esercizio dell'Asp di Cosenza per il 2015 ed il 2016, affermando di aver svolto solo le attività essenziali a causa del gravoso carico di lavoro derivante dal doppio ruolo ricoperto. Ferrari ha affermato di non essersi occupato personalmente degli adempimenti istruttori relativi ai bilanci di esercizio dell'Asp di Cosenza, riconoscendo di non aver controllato la scadenza dei termini entro cui esercitare il controllo, così da consentire l’approvazione implicita del documento contabile, dopo la decorrenza dei sessanta giorni previsti dalle norme. Analoga la difesa di Antonio Belcastro: sostenendo la propria buona fede rispetto alla omissione dei provvedimenti di competenza, il responsabile dell'emergenza Covid, ora sospeso, ha attrbuito la propria condotta inerte all'eccessivo carico di lavoro ed ai contestuali impegni relativi soprattutto alle verifiche del rispetto dei Lea e dei conti economici trimestrali di tutte le Aziende Sanitarie della regione.

Pericolo di reiterazione

Secondo il giudice però, tali elementi indicano da parte dei tre dirigenti regionali, il venire meno della posizione di garanzia rivestita nel periodo di riferimento. Ed anche, alla luce delle tesi sostenute in sede di interrogatorio, l'assenza di un riconoscimento degli errori commessi e quindi, di un ravvedimento. Per questo il Gip, in virtù pure degli incarichi di responsabilità ancora rivestiti, ha ritenuto attuale e concreto il rischio di reiterazione dei reati e di inquinamento probatorio. Motivo per cui ha inflitto loro la misura cautelare della interdizione.

Difensori e vittime del sistema

De Ciancio e Mastrota hanno messo in evidenza come quello di ottemperare alla rilevazione dei dati del contenzioso e alla regolarizzazione dei sospesi di cassa, procedure queste propedeutiche alla redazione dei bilanci, abbia per loro costituito un compito improbo a causa delle note ed annose problematiche di ricostruzione della effettiva situazione economico-finanziaria e patrimoniale dell'Asp di Cosenza. Secondo il Gip tuttavia, le notevoli difficoltà dell'attività amministrativa che i due dirigenti erano chiamati a svolgere, non vale ad esonerarli da responsabilità nella commissione del reato di falso loro contestato. Al contrario, l’ostinazione nel difendere un sistema del quale poi contraddittoriamente si sono detti vittime, perseverando in tal modo in un atteggiamento ambiguo ed allarmante, hanno indotto il giudice a ritenere necessaria l’interdizione per interrompere ogni contatto con la pubblica amministrazione e scongiurare il pericolo di recidiva.

Nulla sapevo, nulla ho fatto

Le parole più dure però, il Gip le ha riservate ai due ex commissari ad acta, Saverio Cotticelli e Massimo Scura. Il generale dei carabinieri, che non si è sottoposto all’interrogatorio di garanzia ma ha reso dichiarazioni spontanee, ha detto di essere completamente all’oscuro delle questioni relative al bilancio di esercizio dell’Asp di Cosenza 2017, invocando anche lui a propria discolpa, la disorganizzazione del Dipartimento e della Struttura commissariale, la mancanza di risorse umane e di mezzi, la presenza del solo subcommissario Schael quale collaboratore. Al riguardo il giudice ha però bacchettato vigorosamente Cotticelli, sottolineandone l’assoluta inerzia e la totale mancanza di consapevolezza dell’importanza delle funzioni pubbliche rivestite. «L’indagato – si legge nell’ordinanza – ha sostenuto in modo allarmante la tesi secondo la quale non era stato informato di nulla, non ha fatto nulla, non poteva fare nulla».

L’arroganza di Scura

Ancora peggiore la valutazione del Gip sull’operato di Massimo Scura. L’ingegnere ha contestato il capo d’imputazione sostenendo che i bilanci 2015 e 2016 non potevano ritenersi approvati per decorrenza dei termini, in virtù della precedente mancata approvazione del bilancio 2014. Una tesi valutata dal giudice indice di una personalità arrogante, chiusa a qualsiasi forma di revisione critica della propria condotta, fino ad arrivare al disconoscimento del significato e degli effetti delle norme di legge.

Le altre interdittive

Le altre due interdittive, emesse a carico di Antonio Scalzo e Fabiola Rizzuto per la durata di sei mesi, sono invece riconducibili ai capi d’accusa relativi non ai falsi in bilancio ma alla contestata illegittimità delle procedure di assunzione di Giovanna Borromeo con la qualifica di dirigente amministrativo e di attribuzione delle funzioni di responsabile della Unità Operativa Semplice Dipartimentale Risk management a Cesira Ariani, legata all’ex direttore generale Raffaele Mauro da una relazione sentimentale.

Giornalista
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