L'avvocato Zanforlini contesta i calcoli del Pm: «Stima erronea della pioggia caduta a monte delle Gole. Inoltre, sono stati ignorati i radar»
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A distanza di anni dalla tragedia che il 20 agosto 2018 scosse le Gole del Raganello, causando la morte di dieci escursionisti travolti da una devastante piena improvvisa (Flash Flood), il processo è entrato nel vivo con un dibattito drammatico incentrato sui numeri. La difesa del Comune di Civita, rappresentata dall'avvocato David Zanforlini, ha sollevato un'obiezione fondamentale che potrebbe riscrivere le responsabilità legali dell'evento evidenziando un presunto errore di calcolo da parte dei consulenti tecnici del Pubblico Ministero.
Il fulcro della contestazione riguarda la valutazione dell’intensità delle precipitazioni che alimentarono la piena. Secondo Zanforlini, il dato pluviometrico su cui si basa l'accusa, e che ha portato alle richieste di condanna per il sindaco di Civita, Alessandro Tocci, e altri imputati, sarebbe viziato da un grossolano errore metodologico: i consulenti avrebbero utilizzato un’equazione americana basata su pollici anziché millimetri, per come nei metodi meteo italiane, per la conversione dei dati.
Questo difetto matematico avrebbe prodotto una stima erronea della pioggia caduta a monte delle Gole facendo apparire la piena più normale e prevedibile di quanto non fosse in realtà di “natura eccezionale”. Con la modifica dei dati di calcolo, secondo la difesa, le prospettive cambiano rimarcando che “il tempo di ritorno per un evento del genere è nell’ordine delle migliaia di anni”. Zanforlini ha rimarcato come i dati radar, strumenti considerati affidabili persino per la navigazione aerea, sarebbero stati ignorati, compromettendo una ricostruzione scientifica corretta dell’evento.
Le indagini successive al 2018 stabilirono che la piena fu causata da una cella temporalesca estremamente localizzata e intensa, riversatasi tra le 12:30 e le 14:00 nella posizione sommitale del bacino. La particolare conformazione orografica delle Gole, lunghe circa 12 km con pareti a picco e un brusco restringimento dell’alveo fino a 2-3 metri, amplificò la violenza dell'onda d’acqua, fango e detriti.
La sciagura portò all'apertura di un'inchiesta per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e omissione di atti d’ufficio. L'accusa, nell’udienza del 10 ottobre, ha ipotizzato che il sindaco Tocci avesse omesso di adottare misure di prevenzione e sicurezza, nonostante il noto rischio idraulico dell'area, classificata come "Pericolosità Elevata" (P3). In questo scenario, la tesi del Comune di Civita è netta asserendo che l'amministrazione non era nelle condizioni di prevedere o prevenire la tragedia, soprattutto se le perizie che avrebbero dovuto orientare le misure di sicurezza erano basate su dati errati. La responsabilità andrebbe ricercata in un contesto più ampio di competenze istituzionali e misure di allerta.
L'argomento della "trasparenza metodologica" sollevato dalla difesa del Comune di Civita apre una riflessione profonda sul ruolo della scienza nei procedimenti penali. Se il fulcro dell'accusa poggia su un dato tecnico viziato, l'intera attribuzione di colpe in ambito di Protezione Civile rischia di essere ridefinita. Si ritornerà in aula il prossimo 30 marzo, saranno sentite le tesi degli avvocati Roberto Laghi e Riccardo Rose a difesa di Alessandro Tocci, Sindaco di Civita, e Emilio Franzese e Enzo Belvedere per la difesa di Giovanni Vangieri.
La Gole del Raganello, luogo di immensa bellezza naturalistica e di tragica memoria, rimangono tuttora sotto sequestro, in attesa di una verità giudiziaria definitiva.


