Tangenti a Milano, arrestati anche esponenti vicino alla ‘ndrangheta

La corruzione avveniva attraverso “dazioni di denaro, beni e utilità varie” a favore di “dirigenti e responsabili di cantiere di importanti società appaltatrici” per ottenere da questi ultimi “agevolazioni nell'aggiudicazione dei lavori”. In manette 14 persone
3 ottobre 2016
16:30

Ci sono anche alcuni imprenditori bergamaschi e calabrese vicini "ad un contesto criminale di 'ndrangheta" tra le 14 persone arrestate questa mattina (11 in carcere e 3 ai domiciliari) per tangenti a Malpensa e in altri subappalti di opere pubbliche in Lombardia.


In manette, tra gli altri, è finito anche Davide Lonardoni, dirigente di Nord Ing, società del gruppo Fnm: secondo gli inquirenti della Dda di Milano, il manager avrebbe ricevuto tangenti da imprenditori in cambio di commesse per subappalti nella realizzazione del collegamento ferroviario tra il Terminal 1 e il Terminal 2 dell'aeroporto di Malpensa. Gara lanciata da Fnm, vinta da Itinera, societa' del gruppo Gavio, ma subappaltata anche ad altre aziende. Tutte societa' che sarebbero state favorite da Lonardoni e che come sottolinea il gip Alessandra Simion nell'ordinanza di custodia cautelare, facevano parte di "un vero e proprio sistema utilizzato per alternarsi nell'esecuzione dei subappalti con una cadenza tendenzialmente biennale".


Stando all'inchiesta condotta dal pm Bruna Albertini e coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini, il "dominus" di questo sistema era l'imprenditore bergamasco Pierino Zanga. La corruzione avveniva attraverso "dazioni di denaro, beni e utilità varie" a favore di "dirigenti e responsabili di cantiere di importanti società appaltatrici" per ottenere da questi ultimi "agevolazioni nell'aggiudicazione dei lavori". Un sistema reso possibile grazie al faccendiere bresciano Alessandro Raineri, "uomo - sottolinea il giudice nell'ordine di arresto - a libro paga degli imprenditori ed in contatto con numerosi esponenti di diverse amministrazioni ed enti pubblici". Spesso le sue erano soltanto millanterie, che comunque gli avrebbero permesso di ricevere "somme di denaro a fronte del suo asserito interessamento a livello istituzionale per la risoluzione di loro problemi di varia natura".




La custodia cautelare in carcere è stata disposta anche per Salvatore Piccoli, imprenditore nato a Catanzaro, per le due presunte "teste di legno", Pierluigi Antonioli e Giuseppe Colelli, per l'imprenditore bergamasco Venturino Austoni, e poi ancora per Antonio Stefano e Graziano Macrì, ritenuti dagli investigatori vicini a clan della 'ndrangheta.

 

E poi ancora per l'imprenditore Giuseppe Gentile, originario di Reggio Calabria, per il commercialista Giuseppe Tarantini e Alessandro Raineri, presunto "faccendiere bresciano" accusato anche di diversi episodi di millantato credito. Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti il dipendente della NordIng, Massimo Martinelli, Gianluca Binato, dipendente di della società 'Itinera', e l'imprenditore Livio Peloso. Secondo le indagini, le "condotte corruttive" sarebbero consistite nella "concessione, a favore di dirigenti e responsabili di cantiere di importanti società appaltatrici di dazioni in denaro, beni e utilità varie" per ottenere "agevolazioni" nell'aggiudicazione dei lavori.

 

La Gdf ha anche accertato "violazioni penal-tributarie", tra fatture false e "indebite compensazioni per crediti inesistenti", per "oltre 20 milioni di euro" dal 2010 in poi. Il Tribunale ha dichiarato il fallimento di tre delle società coinvolte nell'inchiesta.

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