La decisione

Terremoto nella diocesi di Catanzaro, dimesso dallo stato clericale l’ex segretario del vescovo Bertolone

La comunicazione della circoscrizione vescovile di Cassano allo Ionio dove il sacerdote Francesco Candia era incardinato: «Il procedimento ha riguardato imputazioni penali previste dal codice di diritto canonico». Ma nessuna scomunica (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Luana  Costa
16 maggio 2022
20:53
L’ex arcivescovo di Catanzaro, Vincenzo Bertolone, e il suo segretario Francesco Candia
L’ex arcivescovo di Catanzaro, Vincenzo Bertolone, e il suo segretario Francesco Candia

Dopo lo scioglimento del Movimento Apostolico e le improvvise dimissioni dell'ormai arcivescovo Vincenzo Bertolone, è di oggi una notizia destinata a scuotere la diocesi di Catanzaro: le dimissioni dallo stato clericale dell'ex segretario Francesco Candia. La decisione è stata assunta da Papa Francesco lo scorso 2 maggio a seguito di un approfondito procedimento canonico avviato dalla diocesi nel settembre 2021. 

Come si ricorderà, già nel giugno del 2021 il Vaticano aveva inviato nella città capoluogo i suoi emissari a cui aveva fatto seguito la soppressione del Movimento Apostolico. Adesso «la Congregazione per il Clero ha comunicato a monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio, la decisione, presa da Papa Francesco il 2 maggio 2022, di dimettere il presbitero Francesco Candia dallo stato clericale, con relativa dispensa dagli obblighi sacerdotali, compreso il sacro celibato. Tale decisione è inappellabile e non è soggetta ad alcun tipo di ricorso». 


Lo si legge in una nota pubblicata sul sito della diocesi di Cassano allo Ionio, in cui si aggiunge che «la decisione del Santo Padre costituisce l’esito di un approfondito procedimento canonico avviato dalla diocesi nel settembre 2021, a seguito di una investigazione previa, proseguito nella fase diocesana e portato avanti sulla base di indicazioni da parte della Congregazione per il Clero, presso la quale il processo si è concluso al termine della fase apostolica».

«Il procedimento ha riguardato imputazioni penali previste dal Codice di Diritto Canonico - si legge nella comunicazione - non inerenti persone minori, e concernenti aspetti fondamentali della vita sacerdotale. Nel corso del suddetto processo è stato garantito il pieno esercizio del diritto di difesa, nei modi previsti dal diritto canonico, anche attraverso l’assistenza di un avvocato e un’effettiva condizione di parità processuale nei confronti dell’accusa».

«Il signor Francesco Candia non è scomunicato; rimane in comunione con la Chiesa in quanto fratello battezzato in Cristo ed è invitato ad attingere, come ogni fedele, alla grazia del Vangelo e dei Sacramenti. Una pena nella Chiesa viene inflitta sempre in vista di un bene maggiore, sia per colui che ne viene raggiunto, sia per l’intera comunità cristiana. Accogliamo con docilità questa decisione, custodendola nella preghiera».

Giornalista
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