Riapertura scuole, medici e insegnanti non obbligati al test anti-covid: caos in Calabria

Un documento della Regione ribadisce la volontarietà sia con riguardo ai camici bianchi che devono effettuarli sia per i docenti che devono subirli. Ecco il piano B, ma lo scoglio resta la non obbligatorietà

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di Enrico De Girolamo
28 agosto 2020
11:56

«Pur ribadendo la non obbligatorietà dell’effettuazione del test, sia da parte dei medici che del personale scolastico, si è auspicata una massiccia adesione». La ragione del caos è tutta qua: volontarietà. Le stesse “piastrelle” – le buone intenzioni, appunto – che lastricano in maniera proverbiale la strada per l’Inferno.
A pochi giorni dall’apertura delle scuole, i test sul personale scolastico sono rimessi alla buona volontà. È quanto emerge dal resoconto dell’incontro operativo tenutosi recentemente in Regione e presieduto dal dirigente regionale Antonio Belcastro, decaduto dalla guida del dipartimento regionale Tutela della Salute, ma delegato dalla presidente Santelli in qualità di soggetto attuatore degli interventi per l’emergenza Covid.


È lui a firmare la sintesi della riunione con le rappresentanze sindacali dei medici, inviando la relativa nota informativa ai dipartimenti di prevenzione delle cinque Asp calabresi.
Dopo la premessa, che ribadisce la volontarietà di camici bianchi e personale scolastico, il documento di Belcastro riferisce che «i Medici di medicina generale (Mmg, ndr) hanno garantito l’effettuazione del test, prioritariamente presso i propri studi medici che, nell’eventualità di un caso con test positivo, saranno immediatamente sanificati a cura della Regione e dell’Asp competente». Un vero e proprio scoglio, questo dell’uso degli studi medici, perché in caso di pazienti trovati positivi al coronavirus, i dottori temono lo stop alla propria attività che ne conseguirebbe, in attesa delle procedure di sanificazione.


 

Nella riunione presieduta da Belcastro, alla quale ha partecipato anche il capo della Protezione civile regionale, Fortunato Varone, si sono dunque cercate soluzioni alternative: «Nel caso di impedimento da parte del Medico di medicina generale – è stato deciso - il test sarà eseguito presso le sedi scolastiche individuate dall’Ufficio Scolastico Regionale, ovvero presso i poliambulatori distrettuali, coordinandosi anche per l’individuazione dei giorni e degli orari - a cura del Mmg, ovvero, in caso di mancata adesione del Mmg, a cura del personale sanitario dell’Asp. In quest’ultimo caso il Medico di medicina generale si impegna, comunque, ad inviare al relativo Distretto l’elenco dei propri iscritti da sottoporre al test ed inserire, successivamente, tutti i dati richiesti sul Sistema Tessera Sanitaria».

 

Infine, la raccomandazione alle aziende sanitarie, «che dovranno garantire ai Medici di medicina generale, l’approvvigionamento di adeguati dispositivi di protezione Individuale (guanti, camici monouso e mascherine), in aggiunta a quelli ordinariamente forniti, presso le sedi territorialmente più prossime». Quello delle forniture dei presidi medici necessari è un altro forte deterrente per i medici di base, che soprattutto nelle prime fasi della pandemia hanno spesso denunciato la totale mancanza di questi supporti di prevenzione.
Un quadro complessivo confuso, che di certo non riguarda solo la Calabria, ma che comunque ipoteca pesantemente la riapertura delle scuole. I dati nazionali, d’altra parte, non sono confortanti, visto che oltre un terzo degli insegnanti italiani per ora ha rifiutato di sottoporsi al test. E tutto questo a una manciata di giorni dalla prima campanella.

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