6 novembre 2023, sopralluogo nel carcere di Reggio Calabria: L’ispettore appunta gravi carenze igienico-sanitarie «con presenza di escrementi di roditori e insetti nei locali cucina, nonostante una precedente sollecitazione della Direzione del 3 novembre 2023 affinché fossero eseguiti interventi di sanificazione».
La società appaltatrice, da parte sua, «aveva dichiarato di aver effettuato interventi di derattizzazione in data 27 luglio, 27 agosto e 26 ottobre 2023, ma senza riscontro documentale di un effettivo accesso del personale della ditta incaricata nella giornata del 27 agosto, che peraltro era una domenica». La conseguenza è un elenco di penali per un totale di 7.500 euro.
Non è l’unico caso riscontrato in Calabria. Il report dell’Autorità nazionale anticorruzione evidenzia «irregolarità, gravi criticità, sistemi di controlli assenti nel servizio di ristorazione nelle mense per il personale e nei servizi di vendita di generi extravitto ai detenuti delle Case Circondariali di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia».
Le ispezioni sono un piccolo campionario di orrori: cucine da incubo come un’emergenza nell’emergenza carceri.

L’ispezione nelle carceri in Calabria

Non soltanto topi e insetti nelle cucine. Gli ispettori – segnala Anac – hanno esaminato i verbali redatti dopo gli accessi effettuati (tra il 20 luglio 2021 e il 19 dicembre 2023) in 24 Istituti penitenziari della Calabria, «rilevando lacune nei controlli effettuati riguardanti rilevanti aspetti». L’elenco è sterminato: la mancata verifica dell’etichettatura dei prodotti alimentari (origine e categoria merceologica non sempre verificate); le scadenze degli alimenti non sempre monitorate; la mancata verifica dello stato e funzionalità delle attrezzature di refrigerazione, comprese le verifiche sulla temperatura e il corretto posizionamento degli alimenti nei frigoriferi; le caratteristiche delle stoviglie, ovvero se fossero riutilizzabili o monouso, in conformità alle dotazioni delle sedi; lo stoccaggio e il confezionamento delle derrate alimentari».
Altre presunte «irregolarità» sono «la mancata verifica della presenza di schede tossicologiche dei prodotti per la pulizia e sanificazione, della sussistenza o meno di un Registro per la formazione del personale e l’aggiornamento del Registro di manutenzione delle attrezzature». Peraltro «non risulta se fossero presenti presso le mense i manuali di Autocontrollo Haccp redatti dalla società appaltatrice».

Zero controlli sugli appalti

È una panoramica di disfunzioni e anomalie che l’Anac ha fotografato a partire dal 2023, quando il suo presidente Giuseppe Busia aveva delegato alla Ragioneria Generale dello Stato «l’esecuzione di specifici accertamenti ispettivi nei confronti del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria per la Calabria».
L’esito di quegli approfondimenti ipotizza irregolarità nella gestione di tre appalti e dei controlli che i funzionari che avrebbero dovuto eseguire nei confronti delle società private a cui è stato affidato il servizio delle mense e della vendita di generi extravitto.
Proprio il sistema dei controlli, secondo l’Anac, avrebbe mostrato le anomalie più evidenti. Nonostante i passaggi formali previsti dalla procedura, a parte qualche segnalazione che ha portato a multe di poche migliaia di euro, l’amministrazione penitenziaria ha sempre rilasciato certificazioni di regolare esecuzione dell’appalto anche in presenza di rilievi gravi. Troppa, insomma, la «tolleranza verso le irregolarità rilevate». E poi «carenza di verifiche sostanziali e l’assenza di un monitoraggio attivo sui profili qualitativi del servizio e sull’attuazione dell’offerta tecnica»: non sarebbe stata «garantita», dunque, «un’efficace tutela dell’interesse pubblico sotteso all’appalto». E questo nonostante quegli stessi appalti monitorati fossero milionari.

«Pezzi di metallo nel riso» ma non c’è alcuna sanzione

Gli ispettori, in particolare, evidenziano «un approccio poco incisivo dell’Amministrazione nel rilevare e contestare le carenze del servizio». Un esempio: gli ispettori «riferiscono di una segnalazione contenuta nel Registro mensa agenti della Casa circondariale di Catanzaro del 22 ottobre 2023, con cui un utente dichiarava di aver rinvenuto pezzi di metallo all’interno di un primo piatto (riso), relativamente alla quale non risultavano effettuati né approfondimenti volti a verificarne la fondatezza, né l’adozione di provvedimenti conseguenti».
Ancora a Catanzaro venivano segnalati «condensa e muffa sulle pareti, con danni strutturali nei locali cucina e nelle aree di consumo, perdite d’acqua, variazioni non autorizzate del menù, obsolescenza delle scaffalature e dei frigoriferi, carenze nella pulizia e sanificazione dei locali, lavastoviglie non funzionante, carente manutenzione delle attrezzature della mensa».

L’ok della Commissione di verifica nonostante le criticità

L’Anac considera «profonde» le «criticità nel sistema di controllo» formalmente ben strutturato ma in fin dei conti inefficace: «Particolarmente significativa è risultata l’attività della Commissione di verifica e collaudo, che ha rilasciato certificazioni semestrali di regolare esecuzione anche in presenza di gravi rilievi già formalizzati concernenti, tra l’altro, l’assenza della documentazione relativa alla convenzione per la gestione delle eccedenze alimentari, la mancata presentazione della relazione sul miglioramento continuo del servizio e la scarsa conformità delle forniture ai Criteri Ambientali Minimi, nonché la presenza di carenze igienico-strutturali nei locali per preparazione e distribuzione dei pasti». Un disastro nascosto in bella vista per gli appalti analizzati.

Criticità anche nel biennio 2024-2025

Che si sarebbe riproposto anche per il secondo lotto del servizio affidato per il biennio 2024-2025, con decorrenza dal 1° gennaio 2024, dopo una nuova procedura di gara. Esso riguarda gli Istituti penitenziari di Locri, Palmi, Reggio Calabria e Catanzaro, per un importo complessivo a base d’asta pari a 1.347.288 euro. L’istruttoria ha fatto emergere, già nelle prime fasi di esecuzione, il riproporsi di criticità analoghe a quelle riscontrate nella precedente gestione, in particolare con riferimento alla carenza di documentazione a supporto delle verifiche effettuate ed a un approccio prevalentemente formale all’attività di controllo, che si sono concretizzate in adempimenti meramente dichiarativi, privi di riscontri documentali idonei a comprovare l’effettiva conformità delle prestazioni rese agli obblighi contrattuali.